Modica, lavoratori delle Coooperative Sociali ancora al secco da due anni: cosa farà il Comune?

L’incontro tenutosi qualche giorno fa a Palazzo San Domenico alla presenza del sindaco Maria Monisteri e dell’assessore Chiara Facello, richiesto dai sindacati è servito a fare il punto sulla situazione delle Cooperative sociali che svolgono i servizi per il Comune di Modica.

Problema di cui c’eravamo già occupati a maggio scorso in questo articolo (leggi qui)

Una situazione molto delicata soprattutto per le due cooperative che hanno un numero di dipendenti maggiore: la Turi Apara e l’Artemide.

Entrambe infatti devono percepire dal Comune somme importanti senza le quali rischiano di non poter più garantire i servizi essenziali.

Infatti, la Cooperativa Sociale Turi Apara, dalla quale dipendono più di 40 lavoratori, deve ricevere circa 900 mila euro dal Comune mentre la Cooperativa Artemide con 20 dipendenti 500 mila. La differenza sostanziale è che mentre la Turi Apara deve versare circa 20 mensilità alle sue dipendenti, la Cooperativa Artemide ne deve versare solo sei.

Il perché di questa differenza ce lo spiega la Presidente dell’Artemide Rita La Terra: “In questi mesi– dichiara la Presidente La Terra- ho davvero fatto i salti mortali per garantire alle mie operatrici quanto dovuto e anche se sono ancora indietro di qualche mese ho comunque cercato di far fronte alle loro difficoltà anticipando con sforzi considerevoli i soldi che avrei dovuto percepire dal Comune. Nonostante questo, ho ricevuto otto decreti ingiuntivi dalle mie lavoratrici ma purtroppo la situazione è questa e se continuano a non pagarci sarà sempre peggio ogni mese che passa perché si accumulano altre mensilità. Ho più volte sollecitato le altre cooperative a fare squadra e ad unirci per intraprendere un’azione comune ma non è mai stato possibile farlo perché a quanto pare ognuno ha i propri interessi da perseguire. Fra l’altro dall’amministrazione abbiamo saputo che le cooperative più piccole vengono pagate quasi regolarmente mentre paradossalmente noi che garantiamo maggiori servizi siamo stati abbandonati al nostro destino nonostante abbiamo sempre garantito la prestazione dovuta consapevoli di non poter abbandonare chi è in difficoltà e dipende da noi. Attendiamo fiduciosi il nuovo incontro il primo ottobre con la speranza che il sindaco possa trovare una soluzione.”  

Una situazione, come dicevamo, molto delicata che vede numerose famiglie in difficoltà perché lavorare per quasi due anni senza percepire alcuna retribuzione è non solo frustrante ma ovviamente anche anti economico visto che comunque per andare a lavorare si devono affrontare delle spese, ci si deve spostare, si devono lasciare figli piccoli magari in asili privati insomma il cane che si morde la coda. Ma come si potrebbe risolvere la situazione? Facendo delle scelte anche impopolari ma necessarie come quella di ridurre i servizi, di introdurre il ticket come si fa in altri comuni per i servizi a domanda individuale, evitare di assumere altre persone quando non si riesce a garantire lo stipendio a chi è già nelle cooperative da anni.

Il Comune di Modica non può più permettersi di garantire gli stessi servizi di un tempo e prima si renderà conto di tale situazionee prima si risolverà questo problema.

Intanto c’è attesa per questo incontro convocato per il primo di ottobre. L’amministrazione ha chiesto del tempo per avere un quadro completo della situazione e stabilire un piano di rientro per pagare le cooperative. Forse non era ben consapevole di cosa avesse ereditato dalla precedente amministrazione. Vedremo quale sarà la proposta che porterà sul tavolo.

Una cosa è certa. Questa situazione non può continuare e di questo i cittadini devono essere informati perché riguarda da vicino tutti, perché le cooperative garantiscono servizi importanti per i nostri figli, per i nostri genitori, per tutte quelle persone che stanno male o che hanno delle disabilità e senza di loro queste persone resterebbero senza un aiuto importante ed infatti nonostante non vengano pagati ogni giorno vanno a lavoro e svolgono il loro dovere. La domanda che dobbiamo porci è quanti di noi farebbero la stessa cosa?

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