Una leggenda siciliana narra che da una lite fra confinanti nasca il fico d’India scozzolato. Volendo danneggiare il vicino, un contadino tagliò i fiori sulle piante pensando così di non far sviluppare i frutti. Invece la fruttificazione fu solo ritardata e con le prime piogge vennero fuori frutti più grossi e succosi.
IN COSA CONSISTONO GLI SCUZZULATI?
TRE SONO LE CULTIVAR
La varietà cromatica dei fichi d’india è dovuta a tre cultivar: quella dalle sfumature dal verde al giallo-arancio è la Surfarina, quella dalle sfumature dal verde al bianco paglierino è la Muscaredda e quella dalle sfumature dal verde al rosso rubino è la Sanguigna.
FICO D’INDIA “di San Cono ” A DENOMINAZIONE D’ORIGINE PROTETTA
Un tempo era soltanto un frutto spontaneo, oggi grazie alla sua capacità produttiva e alla buona adattabilità il fico d’india è oggetto di coltivazione intensiva, tanto da ottenere una DOP. La denominazione di origine protetta ” Ficodindia di San Cono” è riservata ai frutti provenienti dalla specie coltivate nel territorio posto ad altitudine compresa tra 200 e 600 metri s.l.m., dei seguenti Comuni: San Cono (CT), San Michele di Ganzaria (CT), Piazza Armerina (EN) e Mazzarino (CL). La più importante zona di produzione in coltura esistente al mondo. Il”Fico d’India di San Cono” ha grandi dimensioni; la buccia è caratterizzata da colori particolarmente intensi e vivi e presenta particolare dolcezza e un profumo delicato. Queste caratteristiche scaturiscono dall’habitat di coltivazione, quello collinare, lontano dalle coste e con inverni non eccezionalmente rigidi, in presenza di suoli sabbiosi, profondi e freschi e non soggetti a ristagni di acqua. Non meno buoni sono quelli provenienti da Santa Margherita Belice.
FICO D’INDIA: EVIDENZE SCIENTIFICHE
Il fico d’india contiene sostanze Fitochimiche che possono agire a diversi livelli nell’organismo ed influenzare il bilancio ossidativo corporeo, regolare la proliferazione cellulare, modulare la risposta immunitaria e la reazione infiammatoria. Le sostanze preziose sono la indicaxantina e la betanina che mostrano notevoli capacità antiradicaliche e antiossidanti. Gli studi finora condotti sul frutto di fico d’India dimostrano che il consumo giornaliero della polpa di 8 fichi d’India per due settimane è in grado di:
– Migliorare il metabolismo epatico del colesterolo
– Migliorare il funzionamento delle piastrine (Prostagl Leucotr Essent FA 2003)
– Abbassare la glicemia e la colesterolemia (Wien Klin Wochenschr, 2002)
– Aumentare l’attività diuretica (J Ethnopharm 2002)
– Indurre sazietà grazie alle pectine e mucillagini
– Proteggere i vasi sanguigni
Nelle giuste quantità hanno un effetto e lassativo