Ivana Castello(Pd) scrive al sindaco per Servizi per Modica

Ecco il testo della lunga lettera inviata al primo cittadino.

La delibera n. 150/2017 della Corte dei conti, quella per intenderci che ha accertato il venir meno dei presupposti per il riequilibrio finanziario comunale, tratta, tra gli altri, di un argomento che a seguito di una Sua recente decisione potrebbe rivelarsi imbarazzante e delicato. Il fatto è questo. Nel 2015 la S.p.M. (Servizi per Modica srl) registrò una perdita di 687.000,00 euro che andava ripianata, per logica e per legge, dal Comune con un accantonamento di bilancio. Lei rassicurò il Magistrato contabile che avrebbe provveduto all’accantonamento e così ha fatto. L’adempimento è avvenuto con la delibera di Giunta n. 162 del 13 luglio 2017, ratificata dal Consiglio comunale il 5 settembre successivo. La Corte gliene dà atto:

« Per quanto riguarda la S.P.M. la società allo stato attuale (la Corte scrive tra luglio e settembre del 2017, ndr) non ha ancora approvato il bilancio 2015, ma da informazioni acquisite con l’Ufficio di contabilità dell’Ente, risulta una perdita d’esercizio di euro 687.000,00; somma che è stata prevista ai fini della copertura sul bilancio di previsione 2016-2018 (annualità 2017) al cap. 850/11215/99, già approvato dal Consiglio Comunale. Il dato è stato confermato dall’ente in adunanza » (Corte dei conti, Sezione di controllo per la Sicilia, Delibera n. 150 del 24 luglio 2017, pag. 61, primo capoverso).

Per amor di patria ometto di cimentarmi in ricostruzioni cronologiche. Schematicamente il discorso complessivo della Magistratura contabile è limpido:

Da informazioni che lo stesso Comune ha trasmesso, risulta che:

– la S.p.M. ha registrato, nel 2015, una perdita di 687.000,00 euro;
– la perdita deve coprirla il Comune in quanto socio unico della S.p.M.;
– la somma è stata appostata nel bilancio 2017 al capitolo 850/11215/99;
– il Comune procederà al ripianamento delle perdite.

L’ultima frase non è esplicitata ma può desumersi dal concetto di accantonamento. Viene, tuttavia, specificata a pagina 62:

« Dai dati comunicati dalle società partecipate sul risultato dell’esercizio 2015, risultano, per la SPM s.r.l., una perdita di € 687.000,00 che l’Ente prevede di ripianare nel 2017() come da accantonamento in bilancio di previsione, ai sensi del comma 552 dell’art. 1 della legge 147 del 2013… ».

Si parla, dunque, di perdite da ripianare nello stesso 2017. Ripianare in questo contesto equivale (a procurarsi un capitale e) a risolvere le obbligazioni inadempiute. Appostare una somma in bilancio non ha dunque alcun significato in sé, ma ne acquista uno se si tien conto che la somma è destinata a ripianare debiti. La Corte quasi si meraviglia quando scopre che, in bilancio, manca anche l’idea di cosa sia un accantonamento per le perdite delle partecipate. E’ scritto con chiarezza:

«Confrontando le previsioni del piano (di riequilibrio, ndr) e la situazione contabile aggiornata dell’ente, si deve rilevare che dal prospetto della composizione di amministrazione al 31.12.2016 della bozza di conto di bilancio prodotta dall’ente non sono previsti accantonamenti per fondo perdite società partecipate, nonostante le reiterate perdite registrate dalle stesse().» (Corte dei conti, Delibera n. 150, pag. 63, quarto capoverso).

D’altronde la legge che fissava l’obbligo di tali accantonamenti era del 2014 ed era stata ripresa nel 2016 all’articolo 21 del decreto legislativo 175.

Riepiloghiamo per riuscire più chiari e per concludere il quadro.
La SpM nel 2015 registra una perdita di 687.000,00 euro. Essendo società con socio unico, è il Comune che deve coprirne i debiti. Perché ciò avvenga, la legge 27 dicembre 2013, n. 147, all’articolo 1, commi 550, 551 e 552 (legge di stabilità 2014), dispone che delle somme siano accantonate in bilancio sin dal primo giorno di esercizio. La Corte dei conti si avvede della perdita e cerca la copertura nel bilancio comunale. Non trova né i soldi né il capitolo. Rappresenta il problema e ottiene l’iscrizione in bilancio della somma. E’ il 5 settembre 2017: il giorno in cui viene approvato il bilancio di previsione con deliberazione consiliare. A questo punto si potrebbe risolvere il debito: basterebbero i tradizionali adempimenti: l’impegno, la liquidazione, l’ordinazione e il pagamento. Il sindaco, invece, convoca la giunta e ordina delle variazioni di bilancio. Come si fa quando si ordina un caffé al bar. E tra le variazioni ne dispone una che riguarda i 687.000,00 euro destinati dal Consiglio (dalla Corte e dalla legge) al ripianamento delle perdite S.p.M. Ha deciso, insomma, che non ripiana più e che la somma va destinata ad altro. A che cosa? Ha fatto un mix di variazioni per un importo di circa 1.754.816,67 euro: non può dirsi, per ciò, a cosa siano stati destinati i 680.000,00 euro. In teoria potrebbero essere stati spesi anche per regalare stuzzicadenti ai poveri.

Ci si potrebbe chiedere se un comportamento siffatto sia opportuno per l’economia cittadina; ma opportuno o no, mi limiterei ad osservare che la Corte dei conti appena ha aperto bocca è stata accontentata: da Abbate ovviamente; e un mese e mezzo dopo, esattamente il 24 novembre (Delibera n. 304), lo stesso Abbate, l’ha gabbata. Il Consiglio comunale il 27 dicembre ha approvato le variazioni. La S.p.M., dunque, questi soldi non li vedrà. Non a breve.

Qual è il senso di questa storia? Qual è il quid che induce chi governa ad impegnarsi in tutti questi giochi di prestigio? La risposta è semplice: la campagna elettorale che verrà. Un tragico proiettarsi nel futuro trascurando il presente. Un presente fatto di interessi collettivi e di dissesto economico e un futuro che tende a realizzare un interesse esclusivamente individuale. In mezzo, una gran parte del popolo che non sa, non capisce o non vuole capire. E qui concludo con il rituale quesito. Perché, Signor Sindaco, ha posto in bilancio la somma di 687.000,00 euro su richiesta della Corte dei conti e della legge e, dopo un mese e mezzo, l’ha ripresa e se l’è spesa per altre finalità? Non ha capito che con essa, come chiesto e richiesto dalla Corte dei conti, avrebbe dovuto ripianare dei debiti? Ha comunicato la variazione alla Corte dei conti o preferisce lasciarla convinta che le perdite della Spm sono state ripianate? Non è più gentile (oltre che legale) che sia posta al corrente del suo cambio di rotta? Lo stesso quesito lo volgo al Collegio dei revisori.

17.02.2018

​ Ivana Castello
Consigliere comunale del Pd

comune, corte dei conti

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