Ragusa – Nei prossimi anni saranno sempre più numerosi gli esercizi commerciali che abbasseranno le saracinesche, sopraffatti dalla concorrenza dello shopping online. Ma per chi si adeguerà al cambiamento in atto, ci sarà ancora spazio sul mercato. È questo il “succo” dell’incontro dal titolo “Commercio tradizionale: esiste ancora un futuro?”, organizzato da Confcommercio, Commerfidi, Imbastita Business Campus e dall’Ordine provinciale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che si è tenuto lunedì pomeriggio nella sede della cooperativa di garanzia fidi in via Enzo Baldoni 23.
A introdurre i lavori è stato Giorgio Moncada, presidente di Confcommercio Modica, che ha descritto il comparto commerciale della propria città come un «settore silente», che si infiamma sulla regolamentazione o sulla liberalizzazione sugli sconti. Ma che, per il resto, si affida a iniziative frammentarie e individuali poco efficaci, laddove occorrerebbe invece la forza collettiva e la capacità progettuale proprie delle associazioni di categoria: per esempio, per portare all’attenzione dei decisori nazionali proposte per tassare i profitti dei colossi del web.
Antonio Prelati, vicepresidente di Commerfidi, ha dato il benvenuto ai numerosi presenti. «Da sempre Commerfidi – ha dichiarato – aiuta le aziende a superare continue sfide, ieri i grandi centri commerciali, oggi il commercio elettronico».
Mauro Baricca, direttore commerciale di Imbastita Business Campus, ha mostrato cosa si può fare per riposizionarsi sul mercato. Tre le parole chiave del suo intervento: dati, disruption, condivisione. I dati dicono che ogni settore vive un ciclo economico di avvio, maturità e decadimento. Oggi il retail tradizionale si trova nell’ultima fase, perché undici anni fa gli smartphone hanno cambiato il modo di vivere e di usare internet (digital disruption). Eppure ancora pochissimi tra i nostri commercianti utilizzano la rete per il loro business. Certo, aprire un negozio online costa quanto un punto vendita in centro. Anzi, uno store virtuale richiede più tempo, professionalità informatiche e costosi investimenti tecnologici. Che non sempre i piccoli imprenditori sono in grado di sostenere. Ma stare in rete, se si è piccole imprese, non serve tanto a vendere quanto a coltivare le relazioni con i propri clienti, a instaurare con loro rapporti di fiducia, migliorare la customer experience con nuovi servizi. Ecco, allora, l’importanza della condivisione di idee e iniziative, del lavoro di gruppo nelle associazioni di categoria. Esemplare, da questo punto di vista, il caso di Collegno, in provincia di Torino, dove i commercianti si sono riuniti promuoversi sulla rete. Con piattaforme online, cash back, virtual tour e nuove idee.
Daniele Russino, presidente provinciale della sezione della Federazione Moda Italia, ha fornito cifre e spunti di riflessione sul commercio elettronico. Secondo recenti studi, esso vale appena 6% del mercato, mentre il resto è detenuto ancora dal commercio tradizionale. Che nel 2025 scenderà sotto l’80%. Da qui la necessità di rimboccarsi subito le maniche per andare incontro al cambiamento.
Intanto, però, occorre fare i conti con la crisi. «Entro il 2018 in provincia di Ragusa circa 4200 case saranno messe all’asta», ha esordito Maurizio Attinelli, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Ragusa, il quale ha anche ricordato il gesto disperato di un imprenditore agricolo vittoriese che, di recente, si è tolto la vita poiché sommerso dai debiti. Anche per questo, il suo intervento non si è focalizzato sulle normative fiscali e tributarie del commercio digitale, come annunciato, ma su ciò che i commercialisti possono fare nella gestione delle crisi aziendali. «Su 500 commercialisti in provincia – ha detto – ve ne sono 135 già formati come gestori delle crisi, per non lasciare soli gli imprenditori, dare loro sostegno con piani di rateazione del debito e altre misure di intervento».
Infine, a Gianluca Manenti, presidente provinciale di Confcommercio Ragusa, è toccato il compito di tirare le fila del discorso e raccogliere le proposte emerse: tra le altre, anche quella allo studio della Confcommercio di Modica, di individuare nelle banche il sostituto d’imposta per gli acquisti online.