Eccezionale scoperta archeologica in Israele dove sono stati trovati frammenti di un rotolo biblico di 2 mila anni fa, il primo rinvenimento di questo genere dagli anni ’50.
Un team dell’Autorità israeliana per le Antichità (Iaa) che dal 2017 scava in alcune grotte nel deserto di Giuda ha trovato frammenti di un rotolo in greco del periodo di Bar Kokhba, l’uomo che nel Secondo secolo dopo Cristo guidò la terza rivolta giudaica contro l’impero romano. I frammenti, nascosti e protetti dai sedimenti di secoli, contengono testi dei profeti Zaccaria e Naum.
In una diversa area dello scavo sono state fatte altre straordinarie scoperte: monete del II secolo dopo Cristo, il corpo mummificato di una bambina di 6000 anni fa e una cesta integra di 10.000 anni fa, la più antica del suo genere.
L’area del ritrovamento dei frammenti non è lontana da Qumran, il luogo dove fra il 1947 e il 1956 furono ritrovati gran parte dei Rotoli del Mar Morto, circa 900 documenti tra i quali libri della bibbia ebraica e testi della comunità locale, probabilmente essena, considerato il più importante ritrovamento archeologico del ventesimo secolo. I rotoli del Mar Morto rappresentano la più antica testimonianza di un testo biblico, essendo datati tra il 150 avanti Cristo e il 70 dopo Cristo.
I frammenti dei rotoli presentati alla stampa sono stati trovati nella cosiddetta “grotta dell’Orrore”, nella riserva di Naval Herver. La grotta si trova 80 metri sotto la vetta della collina, è fiancheggiata da gole e può essere raggiunta solo scendendo precariamente in corda doppia lungo la scogliera a strapiombo. Secondo gli archeologi, è stata usata quasi 2000 anni fa dagli ebrei in fuga dalle rivolte antiromane, seguenti alla distruzione del tempio di Gerusalemme. Nei frammenti, scritti in greco, gli esperti Israeliani hanno ritrovato e ricostruito 11 righe di testo del libro del profeta Zaccaria e un versetto da quello di Naum.
Nella stessa zona sono state trovate anche numerose monete risalenti alla rivolta di Bar Kochba, il “figlio della stella”, recanti simboli ebraici come un’arpa e palme da dattero, e rinvenuti anche utensili come punte di freccia e di lancia, tessuti, sandali e persino pettini per pidocchi.
Nei presi della parete rocciosa della stessa grotta, gli archeologi hanno ritrovato lo scheletro parzialmente mummificato di quella che sembra una bambina, avvolta in un panno, posta in posizione fetale. Lo scheletro era coperto da un panno intorno alla testa e al petto, simile a una piccola coperta che sembra essere stata rimboccata “come un genitore fa con il figlio la sera”, spiegano dall’Iaa. Sia lo scheletro che la fascia erano ben conservati. Uno studio preliminare di una Tac della bambina di 6000 anni fa, condotto dalla dottoressa Hila May dell’Università di Tel Aviv, suggerisce che aveva 6-12 anni.
Un altro ritrovamento, attualmente senza pari in tutto il mondo, è stato scoperto in una delle grotte di Muraba’at nella Riserva di Nahal Darga: un enorme cesto intatto con un coperchio che era anche eccezionalmente ben conservato a causa delle temperature elevate e dell’estrema aridità della regione. Il cesto risale al periodo neolitico pre-ceramico, circa 10.500 anni fa e secondo gli esperti è il più antico mai ritrovato intatto e la sua importanza è quindi immensa. Il cestello aveva una capacità di 90-100 litri ed era apparentemente utilizzato per la conservazione. Il reperto fornisce nuovi affascinanti dati sulla conservazione dei prodotti circa 1.000 anni prima dell‘invenzione della ceramica. Il cestino è tessuto con materiale vegetale e il suo metodo di tessitura è insolito. Quando è stato trovato era vuoto e solo la ricerca futura di una piccola quantità di terreno rimanente al suo interno aiuterà gli archeologi a scoprire per cosa è stato utilizzato e cosa è stato posto al suo interno. Gli scavi e i ritrovamenti annunciati stamattina, sono cominciati per prevenire l’area dai saccheggi dei tombaroli e sono stati portati avanti anche con l’utilizzo di strumenti elettronici, droni e scanner laser.