Il dito nell'occhio

Caro Sindaco di Modica, senza programmazione si perde l’autobus per andare a Palermo

Solo la storia ci dirà se il piano redatto dal governo, ed approvato dal parlamento in queste ore, sull’utilizzo dei fondi del Recovery Found sarà il cambiamento epocale che tutti ci attendiamo.

Di certo ci sono le misure ed i progetti in esso contenuti che tracciano una netta linea di demarcazione tra le Regionie le comunità locali che si sono fatte trovare pronte all’appuntamento e quelle che, invece, hanno fallito un’occasione clamorosa per cambiare il volto del proprio territorio.

In provincia di Ragusa stride la scelta di Modica, incapace, al di là del completamento, raffazzonato negli ultimi giorni, di una strada di collegamento intercomunale, di approfittare dei fondi europei per realizzare opere impossibili da finanziare per la città con fondi propri, ma assolutamente indispensabili per immaginare lo sviluppoe la vivibilità del territorio.

Stride ancora di più la scelta, o l’incapacità, di cogliere il momento, da parte dell’amministrazione Abbate se rapportato a quanto fatto nella vicina Ragusa, con ben 7 progetti in elenco, o dalle altre città siciliane di primaria importanza: per tutte almeno un progetto simbolo, ovvero più progetti, che ridisegnano il volto delle città; stride ancora di più se rapportato ai toni trionfalistici dei comunicati stampa diffusi dal Sindaco in occasione dell’approvazione dei vari piani triennali delle opere pubbliche che, in questo modo, si sono rivelati per quello che sono: meri elenchi, senza vita e senza anima.

E lo stridore diventa assordante se aggiunto alla perdita di fondi per progetti presentati e mai avviati, all’assenza di finanziamenti terzi per affrontare e risolvere le grandi problematiche viarie che affliggono la città.

 Insomma, Abbate in questa occasione ha rivelato (da solo e senza alcun merito per una impalpabile, e spesso connivente opposizione) quella che è stata una delle grandi debolezze delle sue amministrazioni: molte piccole manutenzioni, un’attenzione spasmodica ad alcune attività manutentive, a partire dalle scerbature (peraltro in condizioni di assoluto pericolo e spregio delle condizioni minime di sicurezza da aziende improvvisate), illuminazioni regalate a chiunque ne facesse richiesta (anche negli angoli più sperduti ove si faceva fatica a trovare un qualsiasi elemento di pubblica utilità), ma nessuna programmazione, nessuno sguardo d’orizzonte, nessuna progettualità; come se questi anni fossero solo stati un autobus sul quale salire per incrementare il proprio consenso personale, e dal quale scendere non appena si fosse aperto uno spiraglio per raggiungere l’agognata Palermo.

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Gianni Contino