Legge Zone Franche Montane, Dipasquale sollecita il governo regionale
Nell’iter infinito della legge sulle Zone Franche Montane in Sicilia, si registra in queste ore un nuovo intervento, questa volta del deputato regionale ragusano del PD, Nello Dipasquale.
Il vice presidente della “Commissione speciale di indagine e di studio per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi” all’ARS, ha presentato una interrogazione parlamentare all’assessore regionale alle Attività produttive Girolamo Turano e all’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, in merito all’istituzione delle Zone Franche Montane in Sicilia «per chiedere se il governo regionale sta procedendo nella stesura di una relazione in merito alla copertura finanziaria relativa, così da consentire a tutte le comunità montane di poter rilanciare i propri territori in questo momento di forte crisi economica».
In Sicilia sono numerose le zone che potrebbero beneficiarne ed in provincia di Ragusa sicuramente ci sarebbero Monterosso Almo, Giarratana e Chiaramonte Gulfi.
Il ddl n.641/A recante “Disposizioni concernenti l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia”, era stato approvato dall’Assemblea regionale siciliana nel dicembre 2019 . Trattandosi di Legge voto, è stata sottoposta al Parlamento della Repubblica e la Commissione Bilancio del Senato, nella seduta del 16 marzo 2021, ha richiesto alla Ragioneria Generale dello Stato una relazione tecnica in merito alla copertura finanziaria indicata dall’ARS nell’articolo 6 e sugli emendamenti presentati che intervengono sulla stessa.
Adesso Nello Dipasquale chiede se il governo sta procedendo nella definizione dell’iter di “individuazione dei territori”, interpretando in tal modo le inderogabili necessità delle 133 comunità interessate, nelle quali ancora resistono migliaia di operatori economici oramai allo stremo.
La legge concederebbe contributi alle imprese artigiane, operanti nei settori delle attività manifatturiere, del turismo e dei servizi, che effettuano nuovi investimenti sul territorio, ma anche per le piccole e medie imprese operanti nel settore della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Le misure sarebbero utili a scongiurare l’abbandono dei piccoli centri montani da parte dei giovani.