RAGUSA. In due classi della scuola primaria, a Comiso e Ragusa, i bambini studiano, accanto alle materie curriculari, la lingua dei segni usata dai loro coetanei sordi. Un modo per arricchire le loro possibilità di espressione con una nuova lingua e per portare avanti pratiche di inclusione rispetto a qualsiasi forma di disabilità.
È un progetto pilota, partito nei giorni scorsi, portato avanti dall’Ambito territoriale di Ragusa (ex Provveditorato agli studi) guidato da Viviana Assenza, in collaborazione con il Polo provinciale per l’inclusione della scuola Paolo Vetri e l’Ente nazionale Sordi (Ets). L’iniziativa, fortemente sostenuta dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Stefano Suraniti, consiste in un corso di alfabetizzazione per la “Pratica della Lingua dei segni e degli elementi base della comunicazione visiva”; da segnalare i contributi delle due Dirigenti tecniche referenti per la Disabilità presso l’U.S.R. Sicilia, P. Fasulo e T. Catenazzo, e del Prof. G. Savia, docente a contratto presso l’Università degli studi di Catania con interventi relativi al piano metodologico (UDL, Universal Design for Learning).
L’intervento in classe, che si sviluppa per quaranta ore, è rivolto ai docenti e agli alunni delle due classi campione: una terza dell’Istituto comprensivo “M. Schininà” di Ragusa e un seconda dell’Istituto comprensivo “De Amicis” di Comiso, dove sono presenti due alunni sordi . Nella scuola di Comiso il progetto rappresenta una doppia sfida, perché tra gli alunni c’è una bambina sorda di nazionalità straniera e di prima immigrazione, che comincia solo adesso a conoscere la lingua italiana. Si tratta quindi di una duplice alfabetizzazione, che permette alla bambina di comprendere meglio, di esprimersi con più sicurezza e di sentirsi sempre più integrata nella classe.
A condurre le lezioni sono un educatore sordo e un interprete, messi a disposizione dalla sede di Ragusa dell’Ente nazionale sordi. Durante la lezione, oltre al silenzio della lingua, si condivide il silenzio dell’arte sorda per eccellenza: quella del mimo; tecnica utilizzata non soltanto nei momenti di svago per ridere insieme in classe, ma proficua per contestualizzare l’argomento da trattare in classe durante la lezione.
“In provincia di Ragusa – dice la Dirigente dell’Ambito territoriale di Ragusa, Viviana Assenza – vi sono più di cento alunni sordi: alcuni si avvalgono dell’ausilio dell’impianto cocleare, altri di protesi acustiche di supporto al suono e solo una minoranza comunica attraverso la lingua dei segni”.
Il progetto supera il pregiudizio sulla cosiddetta lingua dei segni, considerata spesso come un ostacolo all’apprendimento della lingua vocale da parte dei sordi. I sordi vengono inseriti di solito in un percorso che privilegia un canale acustico-vocale, con il rischio che il risultato a lungo termine sia un semilinguismo, cioè l’assenza di una competenza linguistica reale.
Con questo approccio, invece, tutti i piccoli alunni diventano bambini bilingue, capaci di esprimersi sia con il canale vocale-acustico che con quello dei segni.
Dalle riunioni svolte alla presenza delle dirigenti delle due scuole – Lucia Palummeri Dirigente dell’I.C. “Schininà” di Ragusa e Carmela Paolino, Dirigente dell’I.C. “De Amicis” di Comiso – è emerso che i bambini hanno già appreso lo spelling per segnare e i primi elementi di comunicazione: come presentarsi, il segno-nome, i giorni della settimana, come descrivere un’azione semplice, i nomi degli animali. L’obiettivo prefissato da parte degli educatori è il raggiungimento del livello A1 della lingua, dando dunque agli studenti gli strumenti linguistici adeguati per poter parlare di sé, dei propri bisogni, della propria routine, della propria famiglia.
In preparazione un “prodotto finale” di tipo musicale che sarà rappresentato da un canto segnato: in tempi di misure anti Covid, un modo sicuro per tutti che non sminuisce, ma esalta, la gioia di cantare insieme.