Da lunedì 5 a sabato 10 luglio, un gruppo di quasi 30 persone provenienti da diverse parti della Sicilia e d’Italia hanno vissuto insieme alla Casa della Spiritualità di S. Luca, nei pressi di Modica.
In un alternarsi di lavoro pratico, studio, attività creative e quotidiane, hanno condiviso un percorso di formazione sull’approccio pedagogico di Paulo Freire.
Questo approccio parte dall’analisi delle diverse forme di oppressione per generare forme di cambiamento personale e sociale tramite la presa di coscienza di un gruppo o di una comunità, la responsabilizzazione e l’azione collettiva. Ma come sono arrivate queste persone nel Modicano? E che ha a vedere questo tipo di approccio con il territorio?
Il vero motore propulsivo che ha permesso la presenza di questo gruppo sul territorio non sono persone che vengono da fuori, ma le stesse donne di Modica (e non solo), unite in un “movimento”, come dicono loro stesse, da un sogno, un progetto, diventato realtà.
Il progetto della “coperta di Modica”, una coperta fatta da tante coperte, realizzate all’uncinetto da tante donne mobilitatesi per realizzare qualcosa che servisse a chi ne ha bisogno (persone in disagio economico, senzatetto), e che verrà esposta l’1 agosto sulla scalinata di S. Giovanni Evangelista di Modica Alta, prima di essere divisa nuovamente in coperte da regalare a singoli e associazioni.
Alcune “mamme di Modica” hanno preso parte alle attività di formazione della settimana freiriana contribuendo da protagoniste ad animare i gruppi di cucina e di uncinetto (anche detto gruppo “coperta di Modica”).
In particolare, il gruppo cucina si è prodigato nella preparazione delle “scacce” e di altri piatti tipici della zona, mentre il gruppo fi uncinetto ha proseguito con il lavoro di produzione della coperta e insegnato a nuove persone a lavorare all’uncinetto, cosa che ha appassionato molti/e partecipanti.
Durante il quarto giorno e penultimo giorno il dialogo all’interno di questi gruppi, stimolato dalle interviste del gruppo addetto alla comunicazione, ha chiesto a queste donne che impressione avessero avuto dall’esterno di ciò che stava accadendo a pochi chilometri dalla loro città, se e come l’evento in corso fosse percepito dagli abitanti del territorio e come avessero vissuto loro in prima persona l’incontro con il gruppo di partecipanti.
Una di loro ha raccontato disinteresse, un’altra diffidenza, spiegando che molto probabilmente “da fuori non si capisce cosa state facendo qui”.
Ma il loro sguardo diretto, come ci dice M., vede “grande entusiasmo e coinvolgimento; ho percepito un’energia positiva, il prossimo anno vorrei provare, stare con gli altri, costruire relazioni senza paura, mettersi in gioco per stare con persone che non si conoscono, condividere intere giornate”.
Rispetto alle peculiarità del metodo freiriano non conoscono ancora molto, ma da ciò che i partecipanti hanno raccontato loro percepiscono che anche per Modica esperienze come questa possano essere il germoglio di “un messaggio positivo, che basta poco, certo, che bisogna mirare sempre, mirare alto, ma partendo dal contesto in cui si vive”.
Le ultime due intensissime giornate di formazione hanno permesso al gruppo di apprendenti di conoscere e sperimentare alcuni strumenti fondamentali della ricerca freiriana: la codificazione, una fase del metodo che permette ai/alle ricercatori/ricercatrici di riorganizzare il materiale raccolto durante la ricerca ed individuare le principali contraddizioni dell’area di ricerca stessa; e la restituzione, il momento in cui i ricercatori/le ricercatrici freiriani/e condividono con la comunità oggetto della ricerca quanto emerso dalla lunga pratica di ascolto attivo e dialogo maieutico, raccontando attraverso linguaggi altri (iconici, simbolici, teatrali, etc…) le situazioni-limite vissute dai membri della comunità stessa, le oppressioni che ostacolano la piena espressione individuale e collettiva, nonché i pregiudizi che impediscono di sperare in un cambiamento.
Questi ulteriori passaggi hanno permesso l’affinamento progressivo degli strumenti che la metodologia freiriana offre per l’analisi e – in prospettiva – l’azione rispetto al problema più rilevante per il gruppo. I partecipanti hanno sperimentato quanto sia impegnativo vedere con chiarezza nella complessità di ciò che una comunità vive e percepisce, discutere e concordare l’ambito tematico più saliente, ed individuare l’anelito , ovvero l’aspirazione più piena, il desiderio da realizzare e al quale non viene concesso di realizzarsi da condizionamenti esterni.
Le contraddizioni, le situazioni-limite, i miti e i pregiudizi che impediscono il fiorire di ogni potenziale sono presenti in ogni gruppo umano, ed è questo che il gruppo di partecipanti alla XXIII Settimana Nazionale freiriana ha sperimentato sulla propria pelle.
I frutti di quanto seminato nasceranno nelle comunità in cui i singoli partecipanti, molti dei quali insegnamenti ed educatori, torneranno ad agire, professionalmente e umanamente. Una fitta rete di relazioni e scambi permetterà l’avvio di interessanti progetti di studio e condivisione anche nella città di Modica, per e con le cittadine e i cittadini che vorranno prenderne parte.
Cettina Di Vita