Pozzallo, successo dell’Oikos Festival: Quando la “Casa” è il Mare
Sabato scorso nella corte di Villa Tedeschi : “Pozzallo tra Terra e Mare”
Pozzallo – ( di Anna Caschetto) – Dalle rotte dell’inclusione tracciate nella precedente edizione all’approfondimento delle tematiche che investono ” naturaliter” le città portuali : POZZALLO FRA TERRA E MARE il titolo di questa edizione infatti. Ad accendere i riflettori sugli argomenti da trattare sono sempre loro due, la studiosa e scrittrice Lucia Trombadore e il grafico e pittore Piero Roccasalvo Rub.
Sono loro due il corpo e l’anima di un discorso che non può non risultare ammaliante, nè tantomeno lasciare indifferenti. Sappiamo fin dai tempi gloriosi delle Repubbliche Marinare che la posizione di waterfront rende le città-porto più dinamiche e più aperte all’innovazione ed alle sperimentazioni.
Se da un lato, come nel nostro caso, il Mediterraneo si è configurato da sempre come un crocevia di scambi di popoli e di merci, oltreché di influssi culturali, dall’altro, in seguito all’ingente mole del fenomeno migratorio appalesatosi negli ultimi anni, ha contribuito ad alterare il classico rapporto tra ospitante e ospite imponendone quasi una revisione introducendo il concetto di “accoglienza” in senso lato che genera in automatico le domande su come predisporla e come offrirla, sul come gestirla insomma.
Lo status di città- porto è stato nel corso della serata illustrato a più voci, demandandonre l’evidenziazione a vari linguaggi interpretativi: dai classici talk coinvolgenti esperti nel settore storico e architettonico alla lettura di opere narrative in tema, dalla danza performativa alla musica e infine ed infine, last but not least, all’arte visiva. D’obbligo citare la partecipazione dell’unico esperto non operante in loco, bensì a Venezia, l’architetto Antonio Trampas, che ha individuato un parallelismo formale tra la Torre Cabrera ed una costruzione similare di Genova non nascondendo l’interesse acchè la città di Pozzallo possa essere inserita nella rete delle altre città-porto, considerato che ne possiede tutte le caratteristiche
Un programma interessantissimo ma molto corposo che, a nostro modesto avviso, sarebbe dovuto essere spalmato almeno nell’arco di un’intera giornata.
Alla fine è stata offerta agli intervenuti l’opportunità di inaugurare la visione dell’installazione site specific realizzata dal RUB con tecnica mista su carta e posizionata sul pavimento della sala d’ingresso del piano nobile della villa.
Last but not least abbiamo scritto, perché il RUB, nel suo oscillare tra grafica e pittura, cifra stilistica del suo modus operandi, ha proseguito magistralmente il suo antecedente ” mi trasformo se naufrago” offrendoci la percezione di frammenti di corpi e particolari anatomici quasi schegge impazzite della fabrica humani corporis, riportando alla nostra memoria il cinquecentesco
Trattato de humani corporis fabrica, opera di Andrea Vasario, ma trasposto su un piano decisamente artistico.
Nessun parallelo ci sentiamo di effettuare inoltre con gli ex voto esposti nei vari musei del settore, il più vicino si trova Trecastagni, troppo prosaici per permetterne una benché minima assimilazione al registro tutto poetico di detta installazione.
Di post pittura ha scritto Il curatore della mostra Giuseppe Carrubba. Ecco : in un periodo in cui l’utilizzo di questo prefisso dilaga (vedi i termini postideologico, postmoderno, ecc…) forse anche l’arte per diventare incisiva deve farsene precedere.
Anna Caschetto