Ragusa – Oggi, 18 ottobre, il calendario liturgico ricorda San Luca, evangelista, medico di origine pagana e forse anche pittore. L’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa dedica, come sempre, ampio spazio alla ricorrenza.
“Stavolta – sottolinea il direttore dell’ufficio, il sacerdote Giorgio Occhipinti – ho chiesto ai vari componenti della consulta una riflessione sul santo e sul sostegno agli ultimi”.
Rosario Giurato, medico dell’Uos Rsa di Comiso, delegato per la Pastorale degli anziani e questioni di bioetica, ha scritto, tra l’altro: “Bisogna tendere verso una dimensione autentica dell’aver cura dell’altro nella quale si evidenzi una condizione riflessiva e al contempo risolutiva di sollecitudine verso l’altro ovvero l’esigenza di una risposta attiva alla
sofferenza, un anelito naturale di predisposizione e di impegno dei propri mezzi e delle proprie risorse in vista del bene dell’altro “di per sé”, la cui condizione mi riguarda, mi condiziona e allo stesso tempo mi supera”.
Antonella Battaglia, responsabile dell’hospice al Maria Paternò Arezzo di Ragusa, vicedirettore della Pastorale della salute, ha aggiunto: “Tutti abbiamo il dovere di umanizzare la nostra relazione con chi ci sta accanto e soprattutto con chi soffre, al fine di dare lo stesso rispetto che è a noi stessi dovuto. La dignità costituisce il fondamento dei diritti umani, ed è inviolabile, deriva dalla natura dell’uomo, dalle sue qualità e dal rispetto che egli ha per sé stesso e per gli altri”.
Luigi Maiorana, altro componente della Pastorale, ha posto l’accento sull’assistenza domiciliare dicendo:
“Quando entri in una casa entri in una storia. Nonostante l’assenza dei volti, dei sorrisi e del contatto fisico, ci prendiamo cura degli assistiti, delle assistite e dei loro familiari: oggi più che mai l’assistenza domiciliare è stata prossimità, relazione e vicinanza, limitando il senso di solitudine che il virus impone”.
Gianluca Mancuso, delegato per i rapporti con le famiglie che hanno subito gravi lutti, ha aggiunto: “Una delle difficoltà più spinose che gli ospedali hanno incontrato, nell’affrontare l’emergenza Covid-19, è stata quella della gestione dei rapporti tra i pazienti ricoverati ed i loro familiari. La figura dello psicologo nella terapia intensiva
Covid si è premessa di operare come un facilitatore del sistema per supportare e favorire le relazioni di fiducia e di vicinanza tra il sistema formato dalla Sanità e il sistema formato dai pazienti e dai loro familiari, al fine di esaminare le esperienze, le difficoltà e il distress emotivo per innescare le buone pratiche di umanizzazione per
fronteggiarli”.
Maria Antonietta Di Rosolini, primario di Malattie infettive al Giovanni Paolo II, delegata per le problematiche legate al Covid e alle malattie infettive, sottolinea: “Tutti abbiamo ricevuto l’incarico di prenderci cura dell’altro. Noi operatori della sanità siamo gli uomini cui Dio ha affidato gli altri uomini la cui anima soffre. Sì, gli ammalati soffrono prima nell’anima e, solo dopo, nel corpo. Oreste Speciani molti anni fa disse: di cancro si vive. In questa epoca segnata dalla pandemia l’umanità è orfana di Speranza. Si è ammalata nel profondo: la paura del contagio ha fatto
emergere diffidenza. Ogni abbraccio, ogni ‘tocco’ che ha un effetto terapeutico sono
stati negati per necessità”.
Anche la dottoressa Rosa Giaquinta, delegata per i rapporti con l’Ordine dei medici e i medici di famiglia, spiega: “San Luca rinnova l’arte della compassione e della misericordia. Un sostegno per tutti noi a rinnovare, con umiltà e senso del dovere, l’assistenza a coloro che cercano il nostro aiuto e sostegno”. “L’Ufficio di pastorale della Salute – conclude don Occhipinti – ringrazia tutti i medici per il loro delicato e impegnativo servizio ai malati e in particolare i medici e gli operatori sanitari al servizio dei malati Covid. Un servizio che personalmente ho vissuto e condiviso con
loro. Preghiamo San Luca affinché ispiri i nostri medici nella loro professionalità e nella divina compassione verso i pazienti. E li renda capaci di curare i mali del corpo e dello spirito che affliggono tanti ai giorni nostri, soprattutto chi è colpito dalla pandemia di Covid-19”.