Politica

Elezioni a Vittoria, l’ultima sfida tra due candidati tra piccole e grandi faide personali

Sarebbe stato un interessante esperimento scientifico: ibernare un cittadino vittoriese nei primi anni del nuovo secolo per poi risvegliarlo alla vigilia del ballottaggio di domenica e lunedì.


Avrebbe lasciato una città nella quale chi era di sinistra appoggiava i candidati di sinistra e chi era di destra sosteneva la propria parte politica; ritroverebbe oggi una città nella quale autorevoli esponenti del centrosinistra votano e sostengono il candidato di centrodestra, mentre ex assessori regionali di quella che fu l’eredità nel Movimento Sociale sostengono a spada tratta il candidato della sinistra estrema e radicale.


Ritroverebbero un presidente dell’ARS, segretario regionale di un partito di centrodestra, che sostiene il candidato di centrosinistra, mentre quest’ultimo non ha alcuna esitazione ad allearsi con un ex Presidente della Regione che incarna tutto ciò contro cui ha combattuto per una vita intera.


Nè ritroverebbe certezze guardando all’altro schieramento, laddove l’ex sindaco di centrosinistra manca poco che faccia i comizi per il candidato di centrodestra, incarnando il ruolo del più acerrimo dei nemici di colui il quale dovrebbe, secondo l’ordine naturale delle cose, sostenere.


Per queste ragioni a Vittoria nei prossimi giorni non assisteremo ad un confronto elettorale dal sapore politico; si tratterà infatti solo di una serie di piccole e grandi faide personali al termine delle quali la città, più divisa che mai, si ritroverà dopo un lasso di tempo ingiustificabile democraticamente, guidata da un nuovo sindaco, una nuova maggioranza, una nuova coalizione.


Se tutto ciò non bastasse, c’è anche una lettura generazionale ad animare questa sfida: non la consueta tra vecchio e nuovo, che obbiettivamente ha stancato e ha mostrato tutti i limiti di una lettura incompatibile molto spesso con quel merito che dovrebbe costituire l’unico elemento di valutazione, ma la legittima proiezione di una comunità che dovrà decidere se farsi governare da un sindaco che già alla fine del primo mandato sfiorerà gli 80 anni, con una complicatissima prospettiva di proseguire in una ipotetica seconda legislatura il proprio mandato.


Per queste ragioni la sfida di Vittoria sarà avvincente ma irrilevante da un punto di vista politico; non si deciderà a quale progetto politico affidare al città, ma solo quale sarà la coalizione che più delle altre saprà convogliare e razionalizzare l’unico elemento comune: l’odio personale e la sete di vendetta.

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Gianni Contino