Modica

Giornata della memoria: Modica non deve dimenticare l’eccidio degli ebrei del 1474

Ricordo che quando ero tra i banchi di scuola e studiavo la Shoah, oppure parlavamo degli ebrei, dell’Olocausto, pur provando un profondo dolore e una sincera rabbia per quello che era accaduto, sentivo che quegli episodi erano lontani da me, che appartenevano ad un tempo e ad un luogo che poco aveva a che fare con noi.

Quanto mi sbagliavo lo so, perché da modicana avrei dovuto sapere una cosa importante, che proprio la mia città era stata protagonista di una delle pagine più crudeli della storia antisemita.

A Modica, infatti, insisteva un quartiere abitato interamente dagli ebrei, il quartiere Cartellone, che già nel nome aveva insito la sua natura, pare infatti che indicasse una sorta di limite per indicare ai cristiani che dà li in poi cominciava il quartiere ebraico.

Questa interpretazione, la dobbiamo ad un nostro illustre cittadino modicano Giovanni Modica Scala che scrisse alcune pagine molto interessanti dedicate a questo quartiere che, forse, ancora oggi i nostri giovani non conoscono come dovrebbero.

Per questo motivo, abbiamo deciso, in questa giornata, di rinfrescare la memoria proprio ai nostri concittadini e soprattutto, ai giovani che purtroppo sconoscono la storia della loro città e questo, non è un bene, perché a volte quando ci rendiamo conto che ciò che studiamo nei libri è accaduto così vicino a noi cambia la prospettiva con cui ci avviciniamo a quella storia.

Ed è proprio così, Modica purtroppo tra le tante buone tradizioni vanta anche questa, di cui però non siamo fieri, ovvero quella di aver anticipato addirittura di un secolo l’odioso provvedimento di separare il quartiere ebraico dal resto della città.

Questo quartiere era addirittura uno dei più grandi di Modica, si estendeva in lunghezza, infatti, da San Francesco alla Cava, sino all’Olivella e in larghezza dall’altopiano sino all’alveo. In particolare, quest’ultima era conosciuta come “Costa di li judei”.

Praticamente il quartiere ebraico occupava, come si evince dagli scritti di Giovanni Modica Scala, l’intero versante orientale dell’Itria, una delle quattro colline della città. In quel quartiere insistevano, non solo residenze private, edifici pubblici e luoghi di culto ma anche orti, campi e vigne di una certa ampiezza. Fin qui la storia che ci piace raccontare poi però avvenne una vera e propria strage spesso dimenticata.

Era il 1474, ed era un giorno particolare, ovvero il giorno dedicato all’assunzione della Beata Vergine Maria, a cui è fortemente legata la storia della Contea, eppure, quel giorno successe ciò che forse era nell’aria da un po’ di tempo. Infatti, seppur fino a quel momento nessuno aveva fatto del male agli ebrei certo è che l’odio si stava seminando.

La Chiesa predicava, tramite un suo pastore Fra Giovanni da Pistoia, che senza la religione cristiana, la società umana perdeva ogni suo fondamento e questo faceva sì che nel popolo si insinuasse la convinzione che tutto ciò che non era cristiano era sbagliato, infimo. E fu proprio Fra Giovanni da Pistoia, in quel tragico ferragosto, nella Chiesa di Santa Maria di Betlemme di Modica a incitare i fedeli presenti con la sua ennesima predica contro gli ebrei.

E così, si racconta che, gli uomini alla fine della funzione religiosa, quasi in preda ad una esaltazione ipnotica, armati di qualsiasi cosa, si riversarono nel quartiere ebraico e uccisero un numero imprecisato di uomini, donne e bambini.

L’eccidio di Modica precedette di pochi anni l’editto del 31 marzo del 1492 con cui Ferdinando il Cattolico ordinò agli ebrei di lasciare i suoi regni. Quello che successe a Modica fu quindi ancora più grave, perché è come se qui si fossero anticipati tutti i tempi, come se l’odio fosse arrivato prima. Non mi piace pensare alla mia città in questi termini ma è ciò che è accaduto e la storia non si può e non si deve cancellare.

Oggi forse questi racconti sembrano lontani ma in realtà sappiamo tutti che non è così.

Che l’odio, la violenza, il razzismo fanno parte del nostro quotidiano, sono così vicini a noi che nemmeno ce ne accorgiamo. Ieri una mamma di una bimba straniera mi raccontava delle difficoltà avute da sua figlia per inserirsi a scuola. La bambina piangeva ogni giorno e non voleva più studiare.

In classe era vittima di bullismo, era esclusa e derisa dai suoi compagni. Ma la cosa peggiore è che quando ha chiesto alla dirigente di cambiarle di classe la risposta è stata che forse era meglio cambiarle di scuola.

E per fortuna l’ha fatto, perché, rimanere li, quando chi dovrebbe dare l’esempio è il primo ad essere poco accogliente, diciamo così, vuol dire soltanto una cosa: che quella scuola non è il posto adatto ad accogliere quella bambina che adesso, si spera, ha trovato il suo posto in questa città che sa essere accogliente, sensibile e aperta all’altro ma che allo stesso tempo, a volte, nasconde ancora quelle tracce di antisemitismo che caratterizzarono quella brutta parte di storia che vorremmo tutti dimenticare ma che abbiamo invece il dovere di ricordare, oggi e per sempre.

Published by
Mariacarmela Torchi