Come molti sanno, in queste settimane, ci siamo occupati dei disservizi legati alla mensa scolastica. Un problema che riguarda tutte le scuole di Modica, essendo unica la ditta che gestisce il servizio. In merito a questo, ieri al Comune di Modica, c’è stato un incontro, a cui hanno partecipato tutte le parti interessate, ovvero l’amministrazione e i rappresentanti delle scuole, dei genitori e anche dell’Asp.
Ed è proprio con il direttore sanitario Piero Bonomo che, ha partecipato insieme alla dott.ssa Veronica Russo nutrizionista incaricata dall’Azienda sanitaria di realizzare il dietetico, che abbiamo voluto parlare per capire come stanno le cose.
Il problema, lo ricordiamo era stato sollevato da alcune mamme, ma anche da alcune maestre, che lamentavano la scarsa qualità del cibo ma soprattutto la tipologia di cibo che viene preparata e presentata ai bambini che, puntualmente, si rifiutano di mangiare.
In merito a questo il dott. Bonomo ha voluto precisare che “L’azienda, si occupa di stilare il “dietetico che è cosa diversa dal menù, e che segue le linee dettate dal Ministero della Salute. Questo vuol dire che, per noi, è importante inserire nell’alimentazione dei bambini tutti quegli alimenti che sono importanti per la loro crescita, come ad esempio gli spinaci, le carote, le verdure in generale. Capiamo che i bambini non sono abituati a questo tipo di alimentazione ma è necessario che proprio la scuola educhi il bambino ad assumere tutte quelle sostanze fondamentali per crescere bene e non avere poi da adulti i problemi che oggi purtroppo riscontriamo in gran parte della popolazione e che sono dovuti proprio ad una cattiva alimentazione. Per cui bisogna fare uno sforzo tutti insieme, partendo dalle famiglie, per educare questi bambini a mangiare di tutto.”
-Fatto sta che il problema rimane e pare che ci siano molti bambini che non mangiano perché non sono soddisfatti del cibo che viene loro presentato come si può venire incontro a queste richieste?
“Non possiamo certo ignorare le richieste delle famiglie, noi abbiamo a cuore la salute dei bambini, ed è per questo che abbiamo deciso di somministrare dei questionari per capire quanti bambini e quali tipi di alimenti non mangiano. Le faccio un esempio, se su 100 bambini 50 non mangiano un determinato alimento, noi lo sostituiremo con un altro, ma se su 100 bambini solo 10 non lo mangiano allora cercheremo di capire perché quei bambini hanno questa difficoltà. Noi siamo disponibili all’ascolto e al confronto ed infatti ci sarà a breve un’altra riunione ma, abbiamo bisogno della collaborazione di tutti. Se ci chiedono di introdurre nel dietetico la pasta asciutta per tre giorni di seguito o le patatine fritte, allora noi non potremo più occuparci del piano alimentare che dovrà essere stabilito da qualcun altro.”
-Qualche giorno fa ha fatto il giro delle chat delle mamme una foto incriminata in cui veniva immortalato un piatto con una poltiglia marrone, che in effetti sembrava immangiabile…
“Ho visto questa foto e quello che è stato definito una poltiglia è un passato di lenticchie che è stato introdotto su richiesta delle mamme perché i bambini non mangiavano le lenticchie non frullate. Capisce bene che poi il cibo viene anche preparato in quantità industriale e questo è purtroppo un problema che non compete a noi. Noi non possiamo vigilare sulle modalità con cui viene realizzato il nostro dietetico, quello è discorso diverso che deve essere preso in considerazione da chi ne ha la responsabilità”.
Quindi secondo lei manca una educazione alimentare anche nelle famiglie?
“Diciamo che il fatto che i bambini si ritrovino a mangiare un determinato tipo di cibo esclusivamente a scuola influisce sulla difficoltà di riuscire a fargliene comprendere l’importanza. E in questo anche le maestre dovrebbero fare la loro parte. Occorre quindi una condivisione di intenti fra le parti, perché tutti abbiamo un obiettivo comune: che è il bene dei bambini. Per cui siamo disposti anche a realizzare incontri con le famiglie sull’importanza degli alimenti. Noi ci siamo, ma le richieste devono essere comprese in un discorso che non può prescindere dal tenere in considerazione una alimentazione sana ed equilibrata.”
Crediamo che le parole del dott. Bonomo siano importanti e che pur essendo sempre dalla parte dei bambini, spesso forse, essendo anche noi genitori, commettiamo l’errore di accontentare i bambini pur di non dover affrontare l’ennesima battaglia della giornata.
E’ sicuramente più facile, preparare loro dei cibi buoni e gustosi, che sappiamo mangiano con piacere, piuttosto che avventurarsi in un percorso difficile, come quello di fargli mangiare le verdure o i legumi.
Non sentiamoci in colpa, lo abbiamo commesso tutti questo errore, e certamente vedendo quel piatto presentato alla mensa, abbiamo tutti storto il naso. Detto questo forse sarebbe opportuno, più che cambiare il tipo di alimenti previsti nel piano alimentare dei nostri bambini, cambiare il modo di preparazione che, a nostro dire, non dovrebbe essere industriale ma realizzato in modo più genuino e vicino a quello che viene preparato in casa, con materie prime di buona qualità piuttosto che con preparati industriali.
Su questo siamo tutti d’accordo ma le parole del dott. Bonomo ci spingono a dover migliorare la nostra educazione alimentare e non solo quella dei nostri figli.
Speriamo che si riesca a trovare la giusta soluzione a questo problema, ma soprattutto, che si riesca a centrare il problema perché, un giorno ringrazieremo la scuola per aver insegnato a nostri figli anche a mangiare i cibi sani ma, e su questo non intendiamo abbassare la guardia, il cibo deve essere di qualità, altrimenti sarà facile dire che le mamme e i bimbi sono capricciosi, ma non è vero che un passato di lenticchie deve necessariamente avere quel colore.
Stiamo attenti quindi a questo, alla qualità del cibo e non al fatto che i nostri figli non lo gradiscono perché non sono abituati a mangiarlo.
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Non sono per niente d'accordo su quanto detto. Si vuol "girare la frittata" e far ricadere la colpa dei prolungati e deleteri digiuni dei nostri bambini sulle famiglie. Mio figlio ha assaporato e ben gradito le crocchette di pollo (carne separata meccanicamente) "grazie" alla mensa comunale e al suo secondo anno della scuola dell'infanzia. Adesso noi genitori siamo nelle condizioni di fargli capire che trattasi di una pietanza non sicuramente ottimale per la sua salute. Mio figlio pur essendo piccolo mi chiede continuamente come mai a scuola quelle polpettine gli vengono date. Forse la risposta gliela può solo dare il servizio mensa e l'amministrazione comunale.