Bullismo, atti vandalici, aggressività verbale e fisica. Questi i marosi in cui naviga la società di oggi, da Vipiteno a Pozzallo.
Nessuno scandalo e nessuna strumentalizzazione. Doveroso però parlarne. I mali non si nascondono, si curano. Con interventi mirati e preventivi. Il dopo è sempre figlio del prima curato male.
Della cosiddetta questione morale se ne parla da anni, tutti i giorni, proprio perché sempre più numerosi e galoppanti sono gli episodi negativi da registrare.
Ne parlano tutti: studiosi, sociologi, antropologi. Troppe le chiacchiere, e non solo a livello locale, non seguite da azioni mirate e concrete. Chiacchiere che poi svaniscono regolarmente nel nulla di fatto, per tornare a riprendere quota al prossimo spiacevole episodio.
La pandemia, la guerra, la pesante crisi economica, il caro bollette, il lavoro che non c’è, oppure il lavoro rifiutato per vile calcolo da disoccupati di professione che preferiscono vivere all’ombra di provvedimenti legislativi deliranti, che consentono loro di stare in panciolle senza sporcarsi le mani … sono problemi attuali, terribili, tremendi.
Problemi prioritari che meritano risposte importanti e veloci rispetto ad altri? Guai a fare un discorso di questo tipo. Faro di una società civile democraticamente organizzata … la questione morale, destinata a illuminare il percorso di uno Stato di diritto.
Il problema parte dai territori, dai Comuni. Sono dunque le realtà educative locali come asili, scuole primarie e secondarie, associazioni culturali e di volontariato a doversene occupare. E poiché la questione morale concretizza un problema di fondamentale importanza,occorre intervenire in modo funzionale con la programmazione seria e coordinata di modelli educativi diversificati, inseriti in un unico progetto didattico che veda l’ampia partecipazione di diverse componenti sociali.
Senza strutture adeguate, le parole di condanna che seguono ad atti di bullismo, di prevaricazione, di maleducazione, di aggressione verbale e fisica … non servono a nulla. Proprio a nulla. Anzi hanno perfino il sapore della provocazione, della ipocrisia istituzionalizzata, della incapacità di entrare in una logica preventiva. Senza linee guida sociali non si va da nessuna parte.
“Se un bambino – dice Arthur Schopenhauer – cresce in un ambiente di malavitosi, va da sé che il rischio di diventare delinquente è altissimo”. Come dire che se un ragazzo o una ragazza hanno la sfortuna di vivere in una famiglia disagiata o disattenta, non è affatto escluso che possono crescere bene se supportati da adeguate strutture comunali.
Ecco il punto. Adeguate strutture comunali. I mali di una comunità devono essere curati da chi chiede e ottiene il mandato per governare e gestire la Polis affidatagli con il libero voto. Tutto il resto è distruttiva noia.
John Bonaiuto