Il raptus non esiste. Il momento di follia non esiste. L’uccisione di una donna, da parte di un compagno di vita, è frutto di una cultura che la definisce come un oggetto da possedere, piuttosto che come persona.
Tra le file dei carnefici ci sono tutti: commercianti, avvocati, medici, operai, impiegati, insegnanti, nessuna categoria lavorativa è esente dall’avere all’interno un uomo che si è macchiato le mani di femminicidio.
Ecco perché, come ricordato nelle testimonianze di chi si occupa di orfani speciali, l’evento traumatico del femminicidio può accadere nelle famiglie di tutti, cambiando per sempre il corso della vita dei componenti familiari della vittima, del carnefice, degli orfani.
Il tema della conferenza all’Auditorium Pietro Floridia di Modica, ” Il volto nascosto del femminicidio” ha messo al centro l’ invisibilità degli ” orfani speciali “, proprio ” I figli e i familiari che restano” .
Chi è orfano speciale vive un dolore eterno. Si sveglia nel cuore della notte in preda agli incubi per molto tempo, se non per tutta la vita.
Prova vergogna di essere figlio o figlia del carnefice. Si nasconde dalla società giudicante. Trova sempre e solo i nonni o gli zii all’uscita di scuola o nelle foto del compleanno. La festa della Mamma e del papà sono giorni di lunga silenziosa sofferenza.
Ma ci sono anche i figli uccisi dai padri, a madri, che devono essere punite per avere messo in discussione la totale sottomissione all’uomo, per ribellarsi a questo sentirsi oggetti.
In questo saranno le madri a portarsi addosso questa insufficienza e senso di colpa per non essere riuscite a proteggere i figli, a temere che il carnefice possa uscire di prigione.
Come dice la psicologa del Giardino Segreto, Patrizia Schiarizza, un femminicidio interrompe per sempre il dialogo d’amore tra la mamma e il suo bambino o la sua bambina, ma è proprio in quel dialogo che i figli e le figlie vivono e sopravvivono e se questo manca, le conseguenze sono devastanti e la sopravvivenza emotiva messa a rischio. Se poi aggiungiamo il ” perché papà…? ” comprendiamo o almeno cerchiamo di comprendere la sofferenza immane degli orfani speciali.
Vivono con la costante convinzione di non essere ascoltati e a volte i loro comportamenti aggressivi in classe chiedono una punizione per la colpa nascosta di essere figli anche dei carnefici della loro madre.
Le testimonianze sul palco dell’Auditorium Pietro Floridia hanno un filo rosso conduttore. Le istituzioni sono inesistenti. Pur informate diventano assenti, superficiali e rispondono, quando lo fanno, in maniera rozza e inarticolata.
Quando si spengono le telecamere si zittiscono le promesse dei politici, delle parti amministrative e istituzioniali dello Stato.
Chi si occupa degli orfani speciali e gli orfani stessi iniziano così una vita all’ombra del carnefice, con le uccisioni continue della vittima sui titoli dei giornali che la definiscono come quella che se l’è andata a cercare, dentro le aule del tribunale con tempi di giudizio lunghissimi, dentro i servizi sociali quando si è costretti a dividere lo spazio di un incontro con un carnefice, che come sottolinea l’avvocatessa del Giardino Segreto, non si è mai pentito né mai si pentirà per quello che ha fatto.
Cosa può fare l’opinione pubblica qunado viene investita indirettamente da queste tragedie?
Per Arianna Salemi, dell’Associazione le Mamme di Modica “siamo tutti responsabili per quello che accade in una città, tutti possiamo creare cittadinanza attiva, reti sociali, momenti di incontro e riflessione sui temi relativi alla violenza, sensibilizzare, avere pazienza, ascoltare, essere presenti, vedere l’ invisibilità di chi non potrà più ricevere carezze, abbracci, parole d’amore come solo le mamme sanno fare”.
Intanto, occorre anche che le istituzioni siano presenti a questi incontri di sensibilizzazione. Non esserlo è già sinonimo di scarsa attenzione.
Soprattutto devono credere alle donne e non minimizzare, giustificare, colpevolizzare come è stato ribadito da diversi interventi.
Ancora oggi le donne non hanno voce e per conseguenza abbiamo orfani speciali.
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Commenti, il tema trattato dal convegno mette il dito su una piaga negletta del fenomeno femminicidio già di per sé ormai entrato nella cronaca come un qualsiasi delitto a cui si fa il callo e ci si anestetuzza. Complimenti al Giardino Segreto!
Mi è spiaciuto molto non riuscire ad essere presente. Spero possano riproporlo presto.