In quest’ultimo periodo, sono emerse con forza, le contraddizioni del reddito di cittadinanza e le polemiche, sulla difficoltà di trovare lavoratori, soprattutto stagionali, fanno sì che si punti ancora di più il dito contro questo strumento che, ricordiamo, è stato introdotto come un sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale.
Ma, mentre le intenzioni erano positive la sua applicazione lascia molte perplessità.
Ne abbiamo parlato con Filippo Corvo, formatore e docente, che dal 2014 ha realizzato a Modica il gruppo ‘Occupiamoci di…’ formato oggi da sette volontari che mettono a disposizione la loro esperienza e professionalità per far incontrare la domanda e l’offerta ovvero coloro che cercano lavoro con chi invece il lavoro lo offre.
Il gruppo si riunisce, tutti i mercoledì dalle 16 alle 18, nei locali della parrocchia di San Luca con il beneplacito del Vescovo di Noto Mons. Staglianò e con il sostegno di padre Giorgio Mallia, recentemente scomparso, che lascia alla città questa importante eredità che speriamo possa continuare anche dopo di lui.
Il prof Corvo ha, quindi, il polso della situazione del mondo del lavoro da quasi dieci anni, ed è fortemente convinto che, i problemi che si riscontrano adesso, ci sono sempre stati.
“Premesso che sono stato da sempre contrario al reddito di cittadinanza ma più nella sua applicazione che nella sua idea di fondo. Tuttavia, ritengo che la situazione attuale non dipenda solo da questo. In questi anni abbiamo incontrato tantissime persone in cerca di lavoro provenienti da tutta la provincia e anche tantissimi datori di lavoro. Le problematiche riguardano entrambi. Prima di ogni cosa la difficoltà reale è sul ‘come si cerca un lavoro’ e su ‘come si fa un annuncio di lavoro’. Bisogna utilizzare le piattaforme giuste ed essere chiari e precisi. Questo vale sia per chi è alla ricerca di un lavoro, sia per chi offre una posizione nella propria azienda. Per cercare lavoro, dico sempre, ‘bisogna mettersi a lavoro’. Bisogna innanzitutto comprendere bene quali sono le proprie competenze. Dire ‘so fare tutto’ equivale a dire ‘non so fare niente’. Il nostro motto è ‘O ti distingui o ti estingui’. Bisogna essere innovativi ed imparare a fare cose che gli altri non sanno fare. Dall’altre parte però bisogna anche che gli annunci di lavoro siano fatti in maniera chiara, senza generare equivoci e che soprattutto con mansioni che abbiano un certo appeal.
Qual’ è il target delle persone che si rivolgono al vostro gruppo?
“Hanno generalmente un’età media che va dai 38 ai 40 anni anche se ovviamente ci sono anche giovanissimi e over 50. Noi li ascoltiamo, nella nostra ‘finestra d’ascolto’. Li aiutiamo a realizzare il curriculum e gli diamo tutte quelle dritte necessarie per entrare in maniera corretta nel mondo del lavoro. Ad esempio, per dirne una, quasi nessuno utilizza la lettera di presentazione, strumento necessario per farsi conoscere e che dovrebbe addirittura anticipare il curriculum. Ma non solo, gli diamo anche la possibilità di formarsi partecipando ai nostri corsi. Formarsi è importante, bisogna farlo sempre. Il lavoro, diciamo noi segue la formazione. A proposito di reddito di cittadinanza, alcuni navigator di varie realtà territoriali si rivolgono a noi per far seguire dei corsi di formazione ai loro assistiti. E questo è importante ma ovviamente alcuni vedono questa partecipazione come un obbligo non come un’opportunità. Eppure dovrebbero comprendere che prima o poi il reddito finirà e si troveranno senza soldi ma soprattutto senza sapere cosa fare, perché non avranno acquisito competenze. Quindi frequentare un corso di formazione mentre si percepisce il reddito potrebbe essere un’occasione importante. Per fare vale i propri diritti, per esempio, è importante saper leggere una busta paga, cosa che la maggior parte non sa fare e questo ci permette di capire se siamo stati pagati per le ore che abbiamo effettivamente lavorato oppure no. Quando arrivano da noi li sottoponiamo ad alcune domande con risposte aperte ma ci rendiamo conto che molti hanno le idee confuse su cosa vogliono fare, su cosa sanno fare ma anche sui loro sogni, non hanno aspettative. Molti sono anche spaventati perché hanno perso il lavoro e devo rimettersi in gioco altri hanno dietro le famiglie che li condizionano nelle scelte, per paura che il figlio o la figlia vengano sfruttati.”
A proposito di questo arriviamo al nocciolo della questione: molti sostengono che le aziende non pagano bene, non fanno contratti e soprattutto sfruttano i lavoratori. È così?
“In parte è vero ma ovviamente ci sono anche aziende serie che offrono opportunità importanti. Il problema è che spesso si cercano, o lavoratori troppi qualificati o troppo poco qualificati, lasciando fuori una fetta importante di forza lavoro. E poi un problema reale è la mancanza di flessibilità negli orari. Le aziende sono ancorate ad un vecchio sistema che oggi non funziona più ovvero le famose ‘ore spezzate’ dalle 9:00 alle 13:00 dalle 16:00 alle 20:00. Questo significa che una persona deve trascorrere tutta la sua giornata in ufficio senza la possibilità di avere del tempo da dedicare a sé stesso e agli altri. Ma questo orario non rende il lavoratore più produttivo anzi il contrario. Perché non proporre un orario continuato 8:00-16:00 ad esempio che renderebbe la vita migliore a tutti? Dicevamo prima anche che gli annunci spesso non rispecchiano le reali esigenze del datore di lavoro, sono molto generici, copiati da altri, per cui magari si richiedono competenze, quali ad esempio la conoscenza della lingua, più perché ‘si usa così’ che per reale necessità. E poi non si cerca mai nel posto giusto. Ad esempio, a Modica, ci sono scuole specializzate in settori specifici, come l’agrario, l’alberghiero per citarne alcune. Perché i ristoranti o gli alberghi non cercano risorse proprio nei luoghi in cui si viene formati per un determinato settore? Il mondo della ristorazione è certamente quello più complesso e dove maggiormente è diffuso il problema dello sfruttamento. Ed è per questo che adesso si anima il dibattitto sul reddito di cittadinanza. Perché i lavoratori stagionali sono quelli che sono più soggetti ad essere sottopagati e sfruttati. Però attenzione sempre a non generalizzare, anche se purtroppo, mi duole dirlo, che il comportamento di alcuni datori di lavoro incide molto sulla difficoltà nel trovare personale. ‘Un grazie non dato è come un regalo incartato e mai consegnato…’ Bisogna anche dire che accade che dall’altra parte ci sia una richiesta eccessiva. Se sei un neo diplomato o un neo laureato, non puoi pretendere la paga di un professionista ma devi lavorare per imparare, aumentare le tue competenze e poi potrai chiedere il giusto compenso. Ogni primo mercoledì del mese organizziamo delle assemblee aperte dove i datori di lavoro incontrano i disoccupati. Spesso partecipano anche i responsabili dei Centri per l’impiego. Noi crediamo fortemente nel confronto fra questi due mondi, che hanno bisogno l’uno dell’altro ma che spesso hanno difficoltà ad incontrarsi, a comunicare e a capirsi.”
Come vedete il dibattitto è molto complesso e non si può ridurre a frasi semplicistiche come “i giovani non vogliono lavorare perché c’è il reddito di cittadinanza” oppure “tutti i datori di lavoro sfruttano i lavoratori”. Tra queste due affermazioni c’è un mondo complesso, quello del lavoro che è spesso condizionato da tantissimi fattori, in primis la cattiva informazione. Per questo motivo abbiamo voluto dare il nostro piccolo contributo, facendo conoscere ancora di più una realtà, come quella di ‘Occupiamoci di…’ che è già molto conosciuta e che negli anni ha aiutato moltissime persone a trovare lavoro e tantissime aziende a trovare lavoratori.
Questo il link alla pagina per chi volesse saperne di più…
https://www.facebook.com/occupiamocidi
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