Comiso: i legali non trovano l’accordo, a rischio Morishita, forse dovrà lasciare la Pagoda della Pace
Il reverendo risulta moroso e il proprietario ha chiesto la risoluzione del contratto. La sindaca Maria Rita Schembari annuncia un progetto per riqualificare tutta l’area di contrada Canicarao
Sembra assurdo, solo a dirlo, ma nei fatti, quello che è stato finora un simbolo di pace, ovvero la Pagoda di Comiso, in questi giorni sta diventando oggetto di una diatriba che sembra non trovare una soluzione pacifica.
Ieri pomeriggio, infatti, l’incontro che si è tenuto fra le parti che doveva portare ad una mediazione non è andato a buon fine. Davanti, infatti, alla richiesta di una risoluzione immediata del contratto di affitto per inadempimento mossa dalla proprietaria del terreno dove sorge la Pagoda, difesa dall’Avv. Giovanna Latino, l’Avv. Annalisa Ferlisi che difende il reverendo Morishita, ha ritenuto che non ci fossero le condizioni per riuscire a trovare una soluzione alternativa al problema.
Qualsiasi infatti iniziativa richiesta dalla proprietà, come ad esempio, la realizzazione di una strada alternativa e di una condotta privata che consentirebbero al reverendo di essere autonomo nella gestione della Pagoda, necessitano di tempo e soldi per essere realizzati ma, ad oggi, non ci sono i presupposti perché ciò avvenga.
Nel frattempo, intanto, pare non ci sia la volontà nemmeno di rispettare i tempi della giustizia e si continuino a porre in essere, atteggiamenti, che hanno come obiettivo quello di fare desistere il reverendo dal rimanere nella sua “casa”, la strada infatti pare continui a rimanere chiusa, così come continua a non venire erogata l’acqua, anche se l’avvocato del proprietario e la sindaca affermano il contrario.
La vicenda, comunque, nei fatti è molto più complessa di quella che appare. Da parte sua la sindaca Maria Rita Schembari dichiara che “In questo momento il Comune non è parte in causa perché la lite è fra due confinanti. E’ chiaro che è nostro interesse tutelare sia la salute del monaco Morishita se avesse bisogno di un pronto intervento, sia la possibilità dei visitatori di accedere alla Pagoda che ormai è diventato un luogo di richiamo”.
In realtà gli interessi del Comune di Comiso su quella strada e quel terreno sono parecchi, pare infatti che sia stato chiesto un importante finanziamento alla Comunità Europea per sistemare Contrada Canicarao, adducendo fra le motivazioni anche il fatto che si tratta della principale via d’accesso per arrivare fino alla Pagoda o per meglio dire fino alla strada privata che poi conduce alla struttura oggetto del contendere.
Non solo, all’interno del terreno di proprietà privata, insiste uno dei principali pozzi che fornisce l’acqua alla città e da cui il Comune si rifornisce pagando un affitto.
Quindi, gli equilibri fra le parti sono molto precari, e il Comune ha tutto l’interesse affinché la questione si risolva nel migliore dei modi.
La cosa che lascia tutti perplessi è che non si riesce a comprendere come mai dopo 33 anni in cui il reverendo vive nella Pagoda senza avere problemi adesso le cose sono cambiate.
Certamente sarà la giustizia a fare il suo corso ma dispiace sapere che un luogo simbolo della pace sia diventato oggetto di una contesa forse giusta da un punto di vista legale ma certamente difficile da accettare da un punto di vista umano.
E se il problema è che mancano i soldi per pagare l’affitto e le utenze (ricordiamo che il reverendo vive con le offerte dei fedeli che fra l’altro in questo momento sono ridotte a zero visto che non si può accedere alla Pagoda) allora crediamo che sia necessario che tutta la comunità si muova per aiutare il reverendo e far si che possa rimanere nel luogo in cui vive da tanti anni e che è diventato un simbolo e punto di riferimento spirituale e turistico per i numerosi visitatori che, ogni anno, giungono da ogni parte del mondo per visitare, lo ricordiamo, l’unica Pagoda della pace esistente in Italia.
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Serio
L’articolo dà per scontato e non spiega un po’ di di cose, come per esempio qual era l’accordo iniziale. Io sapevo che il terreno era stato regalato, altrimenti, fra l’altro, non si capisce come si poteva costruire la pagoda in un terreno in affitto