Il Coordinatore Provinciale Italexit per l’Italia Emanuele Cavallo interviene su una questione molto delicata e importante per la nostra provincia.
Non tutti forse sanno che i dodici comuni iblei hanno scelto di affidare la gestione dell’acqua alla Società in house Ibla Acque.
Questa è di base una buona notizia perché sappiamo che l’acqua è e deve rimanere un bene pubblico, così come stabilito anche dal referendum del 2011. Ma detto questo Cavallo sottolinea che “non bisogna ripetere, citiamo testualmente, la consolidata esperienza della stragrande maggioranza delle società pubbliche destinate al fallimento trascinandosi dietro problemi finanziari che hanno coinvolto i bilanci pubblici, i fornitori, gli utenti e le famiglie delle maestranze”
Il coordinatore provinciale di Italexit afferma questo dopo avere letto gli atti e le relazioni approvate all’assemblea dei soci.
“Il rischio, afferma Cavallo, di andare incontro ad un ennesimo fallimento è reale. Ci chiediamo se i Consigli Comunali che hanno approvato l’adesione alla Società IBLA ACQUE hanno preso visione delle relazioni”
Cavallo, infatti, elenca tutta una serie di punti da cui emerge “con imbarazzante chiarezza l’approssimazione” ad esempio sul reperimento delle risorse finanziarie dove la società sta puntando sui finanziamenti ipotetici del PRNN senza prevedere un eventuale piano “B” in caso di bocciatura degli stessi; e ancora dalle relazioni si evince che in questa prima fase i comuni dovrebbero apportare un capitale di 15 milioni di euro ma sappiamo bene che il Libero Consorzio di Ragusa ha difficoltà già a versare 155 mila euro di arretrati per cui lo scenario è già facilmente ipotizzabile.
Un altro punto dolente è quello del reclutamento del personale per riempire il corposo organico di 205 dipendenti, nei vari ruoli confidando nell’attività che dovrebbe essere attinto tra gli attuali operatori dei comuni confidando sull’azione persuasiva degli amministratori, dalle società private che attualmente gestiscono il servizio idrico, come nel caso dei Comuni di Santa Croce Camerina e Ragusa e dalle municipalizzate ove esistenti.
Il resto tramite bando di concorso da affidare eventualmente a società specializzate.
“Per dare l’idea di che cosa stiamo parlando in termini di approssimazione, spiega Cavallo, citiamo un passo contenuto in uno degli atti approvati dall’Assemblea della IBLA ACQUE: “L’Amministratore Unico di Iblea Acque S.p.A. Ing. Francesco Poidomani specifica, così come indicato nel documento, che tali criticità sono dovute: Atto di Consiglio Pag. 9 – alla mancanza di conoscenza delle strutture e mappature delle reti; – criticità nell’approvvigionamento riguardante i pozzi; – mancanza di interconnessione tra le reti dei vari Comuni; – miglioramento della potabilizzazione; – distribuzione, fognatura e depurazione; – servizi all’utenza;”
Che cosa lascia trapelare questa dichiarazione? “Nulla di chiaro, sottolinea il coordinatore provinciale di Italexit, rispetto al tariffario e nulla di chiaro su una giusta compensazione per tutti gli utenti che hanno pagato di tasca l’efficientamento delle reti idriche del proprio comune che dal primo gennaio saranno trasferite alla IBLA ACQUE”.
È il caso, per esempio, del Comune di Santa Croce Camerina la cui gestione della rete idrica fino al 31 dicembre è privata. “Hanno impiegato dieci anni, spiega Cavallo, per ammortizzare le spese di ristrutturazione della rete idrica e molto probabilmente si dovranno sobbarcare le spese per sistemare la rete idrica colabrodo degli altri comuni nonché le spese per sostituzione dei contatori. Tutto ciò ha offerto il fianco ad una delle società che aveva manifestato l’interesse a gestire il servizio integrato che ha prontamente presentato ricorso al TAR per l’annullamento di tutti gli atti approvati in questi mesi, con possibile aggravio di spese ed eventuale indennizzo”.
Sulla questione, lo ricordiamo, era intervenuto anche il consigliere comunale del Movimento politico “CambiamoDavveroIspica” Paolo Monaca con un comunicato dai toni piuttosto duri in cui aveva sollevato numerosi dubbi sulla scelta dell’affidamento in house ma anche sulla legittimità della procedura adottata dai dodici comuni iblei per la costituzione della Iblea Acque S.p.A ( qui di seguito il link con l’articolo completo https://www.ildomanibleo.com/2022/11/12/i-dubbi-di-paolo-monaca-sulla-nascita-della-iblea-acque-spa-e-la-futura-gestione-del-servizio-idrico-integrato/).
Fra l’altro un aspetto molto grave che faceva emergere Monaca nel suo comunicato era quello che il documento approvato dai sindaci fosse solo una ‘bozza’ come fra l’altro espressamente trascritto su ogni foglio del documento stesso.
Il che è dimostrato anche dall’evidente circostanza che in più punti del documento, da un lato vi sono delle parti lasciate palesemente “in bianco”. E allora ci chiediamo perché i sindaci si sono assunti la responsabilità di approvare non un documento definitivo ma solo una bozza?
Perché ancora una volta si agisce in maniera così superficiale dinnanzi ad una questione di fondamentale importanza per il territorio? La gestione in house che è certamente, come dicevamo auspicabile è però anche fattibile viste le condizioni economiche in cui versano i comuni?
Questi e tanti altri interrogativi attendono una risposta seria prima che sia troppo tardi per intervenire, lasciando ancora una volta le sorti del territorio in balia di nessuno.