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La “querelle” sulla Chiesa della Madonna di Loreto (dello Reto): un “fantasma” storico extra-moenia

Da qualche giorno si è aperta “la caccia” alle origini e allo stato attuale della Chiesa di Nostra Signora di Loreto, da sempre indicata orbitante nell’area di quello che comunemente è detto il quartiere “do ritu”, che toponomasticamente potrebbe aver preso proprio origine dall’insediamento del rito mariano e quindi della stessa presenza della Chiesa di Nostra Signora di Loreto.

In tale dibattito virtuale è intervenuto il noto giornalista Paolo Oddo di Dialogo, che ha tirato fuori l’asso dalla manica, proponendo fotograficamente quelli che dovrebbe essere oggi i resti dell’antica e scomparsa Chiesa e ponendo ancora un quesito di più e cioè quello della decifrazione del cartiglio posto all’interno del capitello sopra la porta di accesso.

Tralasciando questa diatriba vertente sulla possibilità di interpretare il cartiglio come data (1399) o come simbologia cristiana d’antan, si vuole qui riportare il tutto nell’alveo della documentazione storica e quindi delle vere origini della Chiesa di Nostra Signora di Loreto.

Le fonti “primarie” locali ci dicono poco e niente; Franco Libero Belgiorno a pag. 196 del suo noto volume, citando il Filippo Renda, che a sua volta “volgarizza” l’opera del più datato e certo storico modicano, il Placido Carrafa, afferma che la chiesa non esiste più ed è demolita, seguendo quanto, a suo dire, già indicato dal Renda.

Un dato però è fruibile e accettabile storiograficamente e cioè che la Chiesa sorgesse in quell’area ancora a suo tempo indicata come “u Ritu”, “forma dialettale fonetica di <Loreto>”. Effettivamente il Renda non la indicava tra quelle distrutte, è stato un “abbaglio” di Belgiorno!

Ma veniamo alla storia della Chiesa di Nostra Signora di Loreto, che possiamo ricostruire grazie ad un documento del 1740 giacente presso l’Archivio Capitolare della Chiesa Madre di San Giorgio .

Essa nasce da una disposizione testamentaria di tale Giacomo Pinè detto Tuvè del 29 luglio 1649. Egli mette a disposizione una parte consistente del suo patrimonio per la costruzione di una: “…vene.le Chiesa allora monister edificanda sotto il titolo di Nostra Sig.ra dello Reto vicino questa città…”.

Egli determina questa disposizione testamentaria: “…per l’anima e remissione dè peccati tanto di d.to testatore quando della q.am Vinc.za sua olim moglie e del q.am ri.mo Simone suo figlio..”. Aggiunge che nell’eventualità che ancora la Chiesa alla sua morte non fosse stata edificata, le messe a suo suffragio e quello del figlio e della moglie defunta siano effettuate: “… dentro la Ven.le Chiesa di S.ta Barbara di questa (città)…”.

Effettivamente la Chiesa di Nostra Signora dello Reto e quindi di Loreto, viene effettivamente costruita e già nel 1653, nella versione originale del Prospetto corografico istorico di Modica, quella in latino, la Chiesa dal Placido Carrafa è indicata (al 131 capo verso) come: “S. Maria Lauretane”.

La Chiesa ebbe dunque una sua vita autonoma, seppur extra-moenia, ovvero fuori le mura della città, se quasi un secolo dopo, ad opera di don Rosario Giudice, sul finire della terza decade del Settecento: “…per carità e devozione a sue proprie spese ha ridotto ed allestito sud.a Chiesa di tetto porte pavimente ed ogn’altro necessario…”. Lo stesso negli anni 1737 e 1738 chiese alla Diocesi di Siracusa che venisse attribuito alla Chiesa un cappellano per officiare, preghiera ulteriormente presentata dallo stesso durante la visita pastorale del Vescovo Matteo Trigona a Modica, il quale si decise di accordare quanto richiesto ed a: “…vantaggio elesse per cappellano seu beneficiato per la celebrazione di messe il Riv. Vicerettore don Diego Migliorato”.

Don Diego Migliorato era in quel periodo il Vicerettore della Chiesa Madre di San Giorgio, fatto questo che fa inserire la “Chiesa di Nostra Signore dello Reto” all’interno dell’orbita giurisdizionale della Matrice. Peraltro già la Chiesa di San Giovanni Evangelista (dal Cinquecento), prossima alla Chiesa di N.S. di Loreto, come anche quella di Santa Barbara, posta poco più sotto, era a sua volta suffraganea di quella Matrice.

Per tutto il secolo molto probabilmente la Chiesa ebbe vita e certamente anche notorietà locale, come anche la ritualità legata alla “Madonna dello Reto”; non a caso, una mappa del Settecento della Chiesa di Santa Maria di Betlem, rinvenuta da poco tra le poche carte dell’Archivio Capitolare della Chiesa dal dr. Valerio Petralia, riporta una cappella, quella tra la Cappella dedicata a San Giuseppe (voluta dai “putigari” ossia i commercianti già presenti in forma solidaristica sul territorio) e quella dedicata a Sant’Antonino, indicata come la “Cappella della Madonna dello Reto”. Questa Cappella era in uso agli eredi di Matteo Schillaci e Mattea Vassallo. Occorrerebbe a questo punto investigare genealogicamente su questi eredi per capire quale vicinanza ci fosse tra loro e la dedica alla stessa Madonna a cui il Giacomò Pinè, alias Tuvè decise di dedicare parte del suo patrimonio per costruire la Chiesa a suo nome.

Di questa Cappella in Santa Maria di Betlem ne fa menzione in ogni caso la relazione pertinente la visita pastorale del 10-15 maggio 1683 di Mons. Francesco Fortezza (f. 220 r.) dove viene indicata come la cappella della B.V. di Loreto e si ordina di provvedere a fornire di “carta gloria”.

Purtroppo già nell’Ottocento la Chiesa scomparve dalla mappa ecclesiastica e giurisdizionale delle chiese di Modica, tant’è che appunto nel riepilogo delle chiese modicane di primo Ottocento risulta come “Chiesa di Santa Maria dell’Oreto” tra quelle in stato di abbandono, ed infine non è più in elenco tra quelle visitate da Mons. Giovanni Blandino tra il 1891 e 1895.

Oggi risulta poco agevole individuarne l’esatta sua collocazione, ma l’indicazione, peraltro documentata anche fotograficamente, fatta da Paolo Oddo è quella tra le più quotate.

Archivio Capitolare di San Giorgio Martire, Modica (RG)

M.ro Giacomo Pinè alias Tuvè. f. 492 r./v.

Santa Maria dello Reto

Rivelo che fa il Rev.do Vice.re Don Diego Migliorato come il suddetto q.dam M.ro Pine alias Tuvè per l’atti del q.dam not. Pietro Fratantonio di questa sotto li 29 luglio 1649 fece il suo nuncupatico testamento per lo quale instituì suoi Eredi Universali (fra gli altri beni) sopra quelli quattro vignali collaterali con casa due mandre e portione di cisterna esistente nel territorio di Modica e q.a dello campanaro giusta li suoi confini in una terza parte alli Procuratori che pro tempor e saranno della vene.le Chiesa allora monister edificanda sotto il titolo di Nostra Sig.ra dello Reto vicino questa città i frutti delli quali debano servire per la fabrica e messe dentro dta Ven.le Chiesa edificata sarà e do mentre non sarà edificata dentro la Ven.le Chiesa di S.ta Barbara di questa (città) per l’anima e remissione dè peccati tanto di dto testaore quando della q.am Vinc.za sua olim moglie e del q.am ri.mo Simone suo figlio. Nell’altra terza portione alli figli del q.am M.ro Marcantonio e M.ro Marco Pinè alia Tuvè suo figli e nell’altra terza parte alli figli della q.am Ninfa Tuvè con li patti e legge in d.o test.to espressati e perchè sud.e messe sin’ora non si hanno celebrate e per altro pervenuta tal notizia a Don Rosario Giudice questi ne passo le istanze a Monsignor Ill.mo e Rev.mo d. Matteo Trigona Vescovo di Siracusa nell’anno 1737 e 1738 all’ora residente in questa in discorso di visita ed il Med.mo Monsignor ci ordinò di mettere in chiaro l’antedetto facendolo creare Procuratore di d.a Chiesa dal Rev.do Vicario foraneo di questa (città) ed il mede.mo di Giudice per carità e devozione a sue proprie spese ha ridotto ed allestito sud.a Chiesa di tetto porte pavimente ed ogn’altro necessario e di vantaggio elesse per cappellano seu beneficiato per la celebrazione di messe il al Riv. Vicerettore don Diego Migliorato facendolo confirmare dalla G.C.V.J. don.e si vede per sue lettere date in Siracusa sotto l. e d.te eseg.te in questa per d.ta Città sotto e per altro supèlico la Med.ma G.C.V.J. di concederci some saranno concesse lettere di benedicensi d.ta Chiesa come de fatto fu benedetta sotto l’ultimo di Xbre 1740 da d.to Vicerettore e celebrata la Messa pe rl’anima del sud.to Giacomo Pinè alias Tuvè. D. Diego Migliorato Vicerettore…”.

Carmelo Cataldi

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