In vista dell’ordinazione episcopale del nuovo Vescovo di Noto, Mons. Salvatore Rumeo, in programma il prossimo 18 marzo, è stato reso noto il suo stemma.
Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da: uno scudo, una croce astile, un cappello prelatizio, un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce astile d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
MISERICORDIA EIUS IN AETERNUM. Per il proprio motto episcopale il Vescovo Rumeo ha scelto queste parole tratte dal Salmo 100(99), noto anche come Jubilate Deo; si tratta di un inno di lode che invita il popolo a gioire e ringraziare Dio. La misericordia è il nome di Dio che tutti ama e soccorre con premura materna.
La misericordia è la fedeltà di Dio a Se stesso e, allo stesso tempo, la fedeltà di Dio alla Sua alleanza e la Sua incrollabile pazienza con gli uomini. Nella Sua misericordia, Dio non abbandona nessuno e offre a tutti una nuova opportunità e un nuovo inizio. La Chiesa di Cristo vuol essere riconosciuta, prima che per ogni altro aspetto, come la casa della misericordia che, nel dialogo tra la debolezza degli uomini e la pazienza di Dio, accoglie, accompagna e aiuta a trovare la buona notizia della grande speranza cristiana.
La stella, simbolo mariano diffuso nell’iconografia cristiana, vuole qui richiamare la devozione mariana delle città di Noto, Delia e Caltanissetta, rievocando il titolo litanico Stella matutina.
L’aquila appare nello stemma della città di Noto, costituisce quindi omaggio alla Diocesi che Mons. Rumeo è chiamato a guidare; inoltre, è da sempre il simbolo dell’Evangelista Giovanni.
In qualche modo il riferimento giovanneo richiama il motto che è invito al giubilo e alla gioia; infatti uno dei brani più significativi del Vangelo di Giovanni è quello in cui Gesù augura che la gioia rimanga sempre nel cuore dei discepoli: «In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11).
La torre richiama il luogo di provenienza del Vescovo, la cittadina di Delia, che reca questo simbolo nello stemma comunale.
L’àncora appare nello stemma della Famiglia Salesiana e vuole ricordare la formazione del Vescovo, che per buona parte è maturata e sviluppata nell’ambito dei discepoli di San Giovanni Bosco; richiama anche lo stemma della Congregazione delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, fondata dalla Beata Madre Speranza di Gesù, a cui il Vescovo ha aderito come sacerdote diocesano con voti. Oltre a ciò è uno strumento che richiama la fermezza, assicura la stabilità della nave ed è quindi sinonimo di fermezza e di fede stabile. Presso i primi cristiani veniva intesa come simbolo della speranza nella vita eterna.
Il rosso e l’oro richiamano i colori dello stemma della città di Caltanissetta, luogo in cui il Vescovo è nato e ha vissuto gran parte del suo ministero sacerdotale.
Il rosso è il colore dell’amore e del sangue, l’amore intenso e assoluto del Padre che invia il Figlio sulla terra per la redenzione del mondo. Dall’alto della Croce Gesù verserà il proprio sangue per la nostra salvezza. Inoltre, il rosso è il colore del martirio e sta ad indicare la via della testimonianza che la Chiesa deve percorrere per essere credibile nell’opera dell’evangelizzazione.
L’oro, è il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della Fede, la prima delle Virtù: la Fede su cui basa il nostro credo. Nella iconografia cristiana del Medioevo e del Rinascimento, l’oro rappresentava il legame luminoso del Cielo con la terra. Illuminata dal Cristo, Sole «che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte», la Chiesa annuncia la vocazione universale alla santità.