ll Vescovo di Noto, monsignor Salvatore Rumeo, ha iniziato ieri la prima delle sue visite ufficiali nei nove Vicariati/Comuni della diocesi.
Qui, secondo uno schema che verrà ripetuto nelle varie visite, ha incontrato di mattina presbiteri e diaconi al Monastero delle Benedettine, poi nel pomeriggio ha fatto visita alle realtà caritative e assistenziali del territorio, dopo ha incontrato l’Amministrazione Comunale e infine ha celebrato la Messa nella Basilica di San Pietro.
Lei ha dichiarato che bisogna dare un segno concreto di vicinanza alle comunità. È questo il senso delle visite che farà nei vari comuni?
“Io sento nell’animo il desiderio di incontrare queste comunità, di incontrare il popolo di Dio perché la Chiesa che è in Noto vive proprio in questi comuni. Credo che la presenza del Vescovo sia un fatto significativo per la vita di fede e non solo di un’intera cittadina.
Il primo momento di incontro è avvenuto con i sacerdoti. Quale consiglio ha dato per guidare le comunità
“Intanto ho voluto capire l’articolazione del territorio di questa città, le problematiche sociali e la situazione religiosa delle nostre parrocchie, la situazione ecclesiale, quelle che sono le problematiche ma anche le belle risorse. Perché Modica ha dato tanto alla Diocesi di Noto sia per le vocazioni alla vita religiosa che sacerdotale. Poi è una comunità molto viva e la Chiesa di Modica è espressione di quella che è la bellezza e la primavera di Dio. A fondamento del nostro operato c’è quello di vivere l’esperienza della comunione, della fraternità sacerdotale. Ricercare sempre il lavoro comunitario perché dobbiamo bandire tutte le forme di navigazione solidale. Dobbiamo fare squadra, bisogna cercare di lavorare in rete mettendo in comune quelle che sono le nostre forze per poter dare un segno concreto alla collettività.”
Un altro incontro importante è quello con le istituzioni della città. Quanto è fondamentale il rapporto tra Chiesa e Istituzioni e cosa si sente di dire a coloro che hanno questo compito importante?
“Non contrapposizione. Sono due realtà autonome che devono cercare la collaborazione. La città di Modica in questo momento vive una situazione particolare perché si va verso le votazioni e quindi bisogna suscitare anche nell’animo del cittadino quelle che sono le istanze critiche nei confronti delle istituzioni, perché non dimentichiamo che sia per le istituzioni religiose che per quelle civili al centro di tutto c’è il bene della persona, e in particolare di quelle più fragili e vulnerabili.”
Qual è il messaggio finale che si sente di lasciare?
“Il messaggio che voglio lasciare è quello della Pasqua, fondamentalmente è il messaggio di Cristo che ha donato ai suoi discepoli la pace. Noi dobbiamo sempre ricercare sentieri di pace, dobbiamo costruire ponti di fraternità, relazioni vere in un contesto anche multietnico dove convivono diverse culture e diverse fedi. Quindi Modica è espressione di quell’universalità a cui è chiamato lo spirito umano, perché è vero viviamo l’esperienza della fede cattolica ma dobbiamo essere aperti e accoglienti allo spirito, quello che ci rende fratelli di tutti.”