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Porto di Pozzallo e Aeroporto di Comiso travolti da un insolito destino: destinazione Catania

Fare sistema. Cioè a dire mettersi assieme per essere più incisivi nei processi di crescita e sviluppo dei territori di una stessa area geografica. Per fare meglio e di più. Per valorizzare le peculiarità e le infrastrutture di cui essi dispongono.

Per promuovere in definitiva un’area geografica più o meno ampia da gestire in modo ottimale nel contesto di un progetto di ampio e duraturo respiro elaborato sulla carta per sviluppare la capacità operativa e la crescita delle comunità coinvolte.

Una volta si diceva piccolo è bello, ma oggi, globalizzazione imperante, occorre reggere l’urto della concorrenza “facendo sistema”.

Organizzando insomma attività e lavoro in modo tale da rispondere presente alle sfide del mondo che galoppa verso il futuro. Più umano, più solidale, più vivibile? Il discorso ci porterebbe lontano. Lasciamo pertanto a studiosi ed esperti di Politiche sociali il compito di rispondere a questo enigmatico interrogativo, fermo restando che saranno certamente i posteri a saperne di più.

Con riferimento all’aeroporto di Comiso e al porto di Pozzallo, veniamo al dunque. La provincia di Ragusa negli ultimi anni, a nome della scellerata politica dello “Spending review” (Revisione della spesa), è stata scippata inesorabilmente di uffici e enti importanti. Proteste e battaglie per opporsi a questo delitto istituzionale? Diciamo di si … anche se all’acqua di rose. Tant’è che l’obiettivo che si voleva raggiungere è stato raggiunto. Punto.

Ora, considerato che aeroporto di Comiso e porto di Pozzallo sono due solide e preziosissime infrastrutture iblee che non possono essere trasportate su ruote all’ombra dell’Etna, s’è trovato ugualmente il modo per consegnare aeroporto e porto nelle mani dei catanesi.

Operazioni entrambe portate a termine senza colpo ferire. Con la Sac per l’aeroporto di Comiso e con l’inopinato colpo di mano del trasferimento del porto di Pozzallo all’Autorità portuale per la Sicilia Orientale con sede ad Augusta, di cui è magna pars il porto di Catania.

Se piccolo non è più bello, fare sistema lo è certamente. O no? Teoricamente si. Di fatto, purtroppo, si continua a favorire la scellerata combine del padronaggio. Chi controlla cosa? La politica? Così dovrebbe essere, ma spesso la politica, autoreferenziale e petto in fuori, è distratta da altre faccende. Eppur si muove? Vediamo. Vedremo. Certo è che lamentele, parole e comunicati (mamma mia che stucchevole tiritera) non risolvono nessun problema.

Michele Giardina

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Redazione