Il premio “Pio La Torre” è stato assegnato alla memoria a Douda Diane, il lavoratore della Costa D’Avorio sparito nel nulla il 2 luglio 2022 ad Acate. La candidatura è stata proposta dalla CGIL di Ragusa e accolta dalla commissione del premio.
Promosso da Avviso Pubblico, Cgil nazionale e Federazione nazionale della Stampa italiana, il premio vuole valorizzare, con riconoscimenti e menzioni speciali, casi ritenuti di alto valore civile e politico aventi come protagonisti sindacalisti, amministratori locali, dipendenti pubblici e giornalisti che, svolgendo la loro attività, si sono particolarmente distinti nella difesa della democrazia, nella prevenzione e nel contrasto alle mafie, alla corruzione, all’illegalità.
A ritirare il premio, il segretario generale della CGIL di Ragusa, Peppe Scifo, nella Sala Armi di Palazzo Malvezzi a Bologna.
Alla consegna del premio Peppe Scifo ha denunciato il fatto che dopo la manifestazione di Acate del 1* Maggio, alla presenza di Don Ciotti, e dedicata a Douda Diane, si registra un muro di silenzio che non è solo quello del “chi sa parli” ma coinvolge anche le istituzioni rispetto ad un fatto che non ha precedenti nel territorio.
Dietro questa vicenda, rileva Peppe Scifo, c’è l’aggravante, quella razziale che è alimentata dal sentimento del “prima gli italiani” e arriva sino a questo punto. Un pensiero è stato rivolto alla famiglia di Douda Diane che è stata adottata dalla comunità e il riconoscimento sarà destinato alla moglie e ai figli in uno ad una raccolta fondi nell’auspicio che presto possa emergere la verità tanto attesa.
La cerimonia di assegnazione ha registrato i saluti di Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, e gli interventi di Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico; Emilio Miceli e Mattia Motta, giornalista e Consigliere Nazionale Fnsi. Ha presieduto l’evento Stefania Pellegrini, professoressa ordinaria e Direttrice del Master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alle mafie” dell’Università di Bologna e componente della giuria.
Per Peppe Scifo la candidatura simbolica di Daouda al premio deve contribuire a non spegnere i riflettori sulla ricerca della verità per Daouda, per non abbassare la guardia nella lotta contro lo sfruttamento lavorativo e la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.