Dopo la polemica legata alla statua di Pennavaria, un’altra vicenda fa registrare l’intervento del Comitato Provinciale antifascista di Ragusa che per mano del portavoce Biagio Battaglia scrive una lettera alla presidente della Fondazione Le vie dei Tesori, Laura Anello.
Questa volta oggetto del contendere è l’inserimento del Museo l’Italia in Africa fra i luoghi della città di Ragusa che la Fondazione ha inteso inserire nell’ attuale edizione del Festival “Le vie dei tesori”.
“La società civile, già da tempo è intervenuta per portare all’attenzione pubblica una serie di iniziative pseudo storico-culturali volte ad una rilettura, che noi riteniamo celebrativa, dell’infausta vicenda coloniale italiana nel continente africano sia per il periodo monarchico sabaudo che per il Ventennio della dittatura e del regime fascista” scrive il Comitato antifascista.
Secondo quest’ultimo, la “collezione privata”, allocata impropriamente all’interno di locali del Comune di Ragusa, e denominata Museo l’Italia in Africa, non garantisce standard di oggettività nella narrazione storica e appare, pregiudizialmente, omissiva di ogni traccia delle reali e tragiche vicende di violenza, dominio e barbarie subite dalle popolazioni vittime proprio dei protagonisti di tale spazio espositivo.
Cimeli del Ventennio, oggettistica varia, divise, pagine di giornali, quadri di monarchici e gerarchi, di Benito Mussolini, di “eroici” combattenti italiani del Fascio, sono gli unici elementi che fanno parte di ciò che si presume dovrebbe avere, l’intento di raccontare a visitatori, le scelte politiche, le gesta e le ragioni di un controverso e, tristissimo contesto storico del nostro Paese.
Secondo il comitato, per diverse ragioni che omettono la vera storia, il Museo l’Italia in Africa non sarebbe meritevole di essere compresa nel circuito di una importante manifestazione come Le Vie dei Tesori.
Il Comitato provinciale antifascista vuole così portare la Fondazione a conoscenza del dibattito storico-culturale sviluppatosi attorno alla collezione privata e la invita a visitare, questo “tesoro” – sempre a parere del comitato – celebrativo del colonialismo italiano, omissivo dei crimini commessi e subdolamente propagandistico nei riguardi di una falsa gloria e grandezza patriottica del Ventennio.