“Sono salve le concessioni balneari siciliane che hanno già ottenuto il prolungamento fino al 31 dicembre 2033”.
A dichiararlo il presidente dell’Associazione balneare siciliana, rassicurando i concessionari che hanno già ottenuto il titolo tramite evidenza pubblica.
C’era molta preoccupazione fra gli imprenditori in seguito alla sentenza della Corte costituzionale che lunedì ha dichiarato l’illegittimità della norma regionale.
Ma come spiega l’Associazione balneari siciliana la Consulta ha solo annullato la validità dell’articolo che rinviava i termini per poter presentare domanda di estensione al 2033, ma i concessionari che hanno già ottenuto il titolo tramite evidenza pubblica non hanno nulla da temere.
“Qualcuno, probabilmente erroneamente, ha inteso che la sentenza della Consulta avesse annullato le domande di estensione presentate dai concessionari del demanio marittimo della Sicilia-spiega Antonello Firullo, presidente dell’Associazione balneare siciliana-Ma i giudici della Corte costituzionale, di fatto, hanno solo abrogato gli articoli 36 e 38 della legge regionale numero 2 del 22 febbraio 2023, (legge di stabilità regionale 2023-2025). L’articolo 38 della predetta legge riguarda le opere realizzabili nei parchi e nulla hanno a che vedere con il demanio marittimo, mentre riguardo all’articolo 36, che di fatto non è altro che la riapertura dei termini per presentare la richiesta di estensione dal portale della Regione, c’è stato un eccessivo allarmismo dovuto agli errori di alcuni media locali che hanno dato la notizia
Rammento-prosegue Firullo- che i termini per presentare la richiesta di estensione erano scaduti il 28 febbraio 2021 (legge regionale numero 32 del 16 dicembre 2020, articolo 1, comma 1). L’articolo 36 della legge regionale 2/2023 è stata un’ulteriore possibilità voluta dal legislatore siciliano per aiutare quei concessionari che, qualora avessero dimenticato di presentare l’istanza nei precedenti termini per chiedere e ottenere l’estensione della concessione al 2033, potevano avanzare la richiesta dal portale”
Firullo precisa anche che “noi balneari siciliani non abbiamo avuto un’estensione tacita al 2033 delle nostre concessioni, bensì l’abbiamo ottenuta dopo una formale richiesta tramite il portale pubblico della Regione. Si tratta di un nuovo atto concessorio valido fino al 2033, registrato e ottenuto dopo la pubblicazione nel sito della Regione Sicilia. Un procedimento riconosciuto anche dal Consiglio di Stato che, con ben tre sentenze gemelle del 19 marzo 2024, le numero 2662, 2664 e 2679, ha negato l’estensione delle concessioni ad alcuni nostri colleghi di Lavagna (Liguria), i quali avevano ottenuto il tacito rinnovo della concessione al 2033 dal Comune senza un nuovo procedimento istruttorio e il consequenziale rilascio di un nuovo atto
In Sicilia– conclude Firullo- le aree in concessione incidono per quasi il 20% sull’occupazione di tutta la costa, estesa su 1500 chilometri, e di queste, gli stabilimenti balneari solo per il 9%. Le altre sono concessioni rilasciate per attività industriale e non turistico-ricreative. Perciò siamo perfettamente in regola con il rispetto della norma che prevede il 50% di spiaggia libera. Non esiste una “risorsa scarsa” e, se prima poteva essere un dato non confermato, adesso invece lo è grazie alla mappatura delle coste effettuata dal governo italiano. Noi balneari siamo coerenti con l’articolo 12 della direttiva europea Bolkestein e abbiamo dato un decoro a spiagge del tutto abbandonate e sporche, garantendo la pulizia per tutto il periodo dell’anno solare, oltre a servizi importanti come il salvataggio, il primo soccorso e i percorsi d’accesso per le persone disabili, che nemmeno i Comuni costieri fanno, seppure sarebbero obbligati per legge. Le porzioni di spiaggia non ci sono concesse per gentilezza o per grazia ricevuta, ma perché paghiamo anche un canone annuale che garantisce introiti certi nelle casse della Regione Sicilia (circa 11 milioni di euro l’anno). Con i nostri soldi sono garantiti servizi importanti come quelli sanitari; inoltre offriamo lavoro per noi e per tanti altri disoccupati, specie tra i tanti giovani, con un giro d’affari che coinvolge tantissimi comparti dell’economia regionale. Bisogna essere davvero incoscienti per chiedere di fermare un sistema produttivo e necessario alla collettività, volano del turismo che tutto il mondo ci invidia”