Oggi ci saremmo aspettati un comunicato stampa trionfale dell’on. Ignazio Abbate della Democrazia Cristiana per annunciare la pseudo riforma delle Provincie, di cui è ossessionato dal suo insediamento all’Assemblea Regionale Sicilia..
Ma per la seconda volta è andata buca. La prima, lo ricordiamo ai nostri lettori, era stata bocciata a febbraio 2024, al punto che la maggioranza era andata sotto, tanto era strampalato il DDL voluto e confezionato dalla Prima commissione all’Ars, presieduta dall’on. Ignazio Abbate. Per chi volesse leggere il precedente sull’argomento basta cliccare qui.
Poi nei giorni scorsi c’è stato un altro tentativo di Abbate, l’ultimo prima di andare in ferie, con la presentazione di un nuovo disegno di leggere, per implementare la norma già chiara sulle elezione di secondo livello, con piccole modifiche, addirittura la creazione di una giunta, l’aumento dei consiglieri componenti e nuove prerogative. Anche questo DDL è stato esitato dalla Prima Commissione e nel quale era contenuta anche la possibilità di spostare l’elezione invece che ad ottobre 2024 (come per legge) a dicembre per dare più tempo per organizzare le elezioni. Elezioni, si badi bene, in cui gli elettori sono i consiglieri comunali dei 12 comuni ( nel caso della provincia di Ragusa) e per uniformare la Sicilia alle indicazioni della Legge Delrio, mai rispettate in Sicilia.
Ebbene, ieri anche questo DDL è stato mandato a gambe all’aria dall’Ars. Un epilogo che già si era capito era nell’aria, perchè il DDL, come non era piaciuto il primo, non era condiviso non solo dall’opposizione, ma dalla stessa maggioranza.
Quindi tutto a ramengo! Si vota a dicembre, questo si, ma con la norma Delrio, e il nuovo consiglio dei Liberi Consorzi Comunali rimarrà in carica per cinque anni. ( Anche nel caso che il parlamento abolisse prima la legge per tornare alle elezioni dirette di primo livello)
Ieri, dopo il voto segreto con il quale era stato bocciato l’articolo 1 del testo sulle ex province, il presidente di turno Nuccio Di Paola ha sospeso i lavori per una ulteriore riunione dei capigruppo. Alla ripresa è stato comunicato che il resto degli articoli del ddl sulle ex province potrà essere discusso ma non prima della prossima sessione autunnale. Troppo tardi! L’aula ha quindi votato un’unica norma che sposta a dicembre il periodo per il voto di secondo livello nelle ex province, attualmente previsto ad ottobre.
Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, ha così commentato: «Sulle ex province il governo Schifani ha portato a casa l’ennesima figuraccia. Un ddl che nelle intenzioni doveva servire anche a moltiplicare le poltrone ed i costi, ma che è stato affossato grazie all’azione del Pd e delle opposizioni. Ancora una volta sono state smascherate le contraddizioni interne alla maggioranza. Lo avevamo detto e lo ribadiamo – continua – nessuno pensi di provare ancora ad inserire norme in contrasto con quanto previsto dalla legge Delrio, al momento la strada percorribile è quella delle elezioni di secondo livello nelle città metropolitane e nei liberi consorzi sulla base di quanto previsto dalla normativa nazionale».
Per il Movimento 5 Stelle «la nuova bocciatura della riforma sulle ex Province, per come l’aveva concepita il centrodestra, è la prova delle faide all’interno di questa rissosa maggioranza, dove ognuno va per la sua strada. Ogni volta che si va al voto segreto sono dolori per l’esecutivo, a riprova del fatto che dentro la maggioranza il clima è tutt’altro che disteso e che parecchi deputati che dovrebbero sostenere Schifani non aspettano altro che la prima occasione utile per togliersi qualche sassolino dalle scarpe».
«Avevamo chiesto – continua il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca – di votare solo la data delle elezioni di secondo livello per consentire agli enti intermedi di avere finalmente una governance politica, eletta, seppur indirettamente, per chiudere finalmente l’eterna stagione dei commissari e non di stravolgere la normativa. E invece il centrodestra ha mostrato tutta la sua arroganza, incassando una nuova sonora bocciatura sulle ex Province dopo quella di febbraio. La maggioranza – conclude Antonio De Luca – è andata sotto per un voto e l’assenza di Schifani nei fatti è stata determinante per le sorti del provvedimento. Speriamo, almeno, che questo gli serva da lezione e gli faccia trovare in futuro più spesso la strada per sala d’Ercole».