Nei giorni scorsi abbiamo raccontato la triste vicenda che ha colpito la Chiesa Madre di San Pietro di Modica. Una notizia che ha lasciato la comunità attonita, non tanto per il danno ma quanto per il gesto commesso.
Una storia che aveva denunciato don Giuseppe Stella, parrocco della Chiesa Madre, con un post sulla pagina ufficiale della parrocchia. Un post che aveva suscitato malumori e brutti pensieri nei confronti di questi tre ragazzi. La notizia è volata nel web, non per il danno arrecato alla Chiesa e agli arredi sacri, quanto perché i protagonisti della vicenda erano tre giovanissimi modicani.
Questa mattina i tre ragazzi, consapevoli del danno commesso, si sono ravveduti e sono andati a trovare don Giuseppe Stella in Chiesa.
L’avvenimento, è stato condiviso con delicatezza dal parroco, con un semplice post. Sulla pagina ufficiale della parrocchia don Giuseppe scrive: “in riferimento al post in cui segnalavo il piccolo furto di una cassetta in chiesa, desidero condividere il fatto che i tre ragazzi ritratti nella foto stamattina sono venuti a trovarmi in chiesa. Mi hanno restituito una nuova cassetta chiedendo scusa per il gesto che avevano compiuto e in più mi volevano lasciare anche una offerta per la Chiesa”.
Ecco che qualcosa di buono nei ragazzi c’è, certo l’atto aveva fatto pensare male, aveva aizzato giudizi apocalittici, ma la pazienza e il confronto portano risultati. Infatti, leggiamo ancora nel post: “Li ho guardati negli occhi, ho visto la sincerità delle loro intenzioni e la limpidezza del loro sguardo. C’è del buono in essi, come in ognuno di noi. Li ho rassicurati, ho stretto le loro mani, ho ovviamente rifiutato l’offerta, indirizzandoli a qualche famiglia povera e chiedendo loro di vivere sempre nella giustizia e nella legalità, così da vivere liberi, nella bellezza e nella verità”. Don Giuseppe chiudendo il post ha sottolineato come si è trattato di un vero e proprio momento di grazia. “Non tutto è perduto… Sono felice per loro” ha concluso.
Certamente questa storia ha un doppio lieto fine, da un lato il ravvedimento dei ragazzi e la voglia di riscattarsi. Dall’altro permettere a ciascuno di riflettere visto che nulla è perduto nei ragazzi di oggi.
In Esperienza e educazione, l’autore John Dewey scrive: “i problemi difatti sono lo stimolo a pensare”, e ancora si legge “i nuovi fatti e le nuove idee che si ottengono in tal modo diventano la base per ulteriori esperienze che danno origine a nuovi problemi”. L’autore paragona il processo educativo a una spirale senza fine. Ecco che questo avvenimento, che ha scosso le coscienze, che ha eretto il 99,999999% degli adulti a moralizzatori ci deve invece indurre a ripensare i processi educativi.
Siamo gente in grado di ascoltare? Siamo capaci di far memoria dell’esperienza per educare a una vita sana? O siamo solo pronti a giudicare quando qualcuno sbaglia?
Beh, rispondere a queste domande non sarà semplice, perché è più facile giudicare l’altro e adoperare fiumi di inchiostro. Invece, questa storia vissuta in questi due giorni, ci aiuta a riflettere, a ripensare la nostra vita, a ripensare quale relazione bisogna istaurare tra ragazzi e adulti.
Bisogna fare memoria di questa esperienza, forse dolorosa per i ragazzi. Esperienza che quasi certamente gli adulti di riferimento di questi ragazzi vorranno cancellare, ma è in questa esperienza brutta, evitabile, che deve rinascere l’esperienza educativa.
I ragazzi di oggi non sono tutti Domenico Savio, Carlo Acutis o qualche altro giovane che ha vissuto in santità, qualcuno di loro è anche un Michele Magone, che pur di chiedere attenzione compie gesti inauditi, ma è forse una forma per cercare un dialogo.
“Nonostante le difficoltà del contesto culturale” (34), come ci ricorda il XV Sinodo dei Vescovi sui giovani, bisogna impegnarsi nella trasmissione di valori sani perché “i giovani sono proiettati verso il futuro e affrontano la vita con energia e dinamismo” (35).
Questo avvenimento, conclusosi in modo strepitoso, possa essere un trampolino di lancio per ripensare le relazioni e le reti educative della nostra città, così da garantire come diceva La Pira una millenaria fioritura a Modica.