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Ispica: convegno sul tema del suicidio organizzato dall’Associazione Arche’

“Del suicidio se ne può parlare” è questo il delicato quanto attuale tema del convegno che si terrà domani pomeriggio ad Ispica all’Auditorium Madre Crocifissa Curcio organizzato dall’Associazione Gruppo Arche’ 

L’associazione di promozione sociale che opera nel territorio dal 2017 si occupa di affrontare tematiche importanti a volte anche scomode che riguardano soprattutto il disagio giovanile. Ed il suicidio purtroppo è una di queste visto che sono ancora tanti i ragazzi che scelgono di compiere questo gesto estremo perché non si sentono accettati, amati.

“Una tematica a cui teniamo molto-spiegano le responsabili dell’associazione- su cui ci siamo a lungo interrogate scegliendo di parlarne, lo faremo insieme alla dottoressa Mariacristina Tomaselli e al dottor Enrico Caruso, entrambi psicologi e psicoterapeuti. Ringraziamo il Comune di Ispica e l’ASP di Ragusa che hanno offerto il loro patrocinio per l’evento, l’OPRS Ordine Psicologi Sicilia che ha anche dato un contributo per sostenere questo evento e la rete Mosaico delle Corresponsabilità di cui fa parte la nostra associazione” 

Un momento di incontro e confronto sul tema del suicidio affrontato insieme a coloro che possono fornire gli strumenti per superare le difficoltà e aiutare i ragazzi a comprendere che i momenti difficili si possono affrontare chiedendo aiuto. Ma anche gli adulti devono essere preparati a comprendere queste richieste di aiuto che a volte non si esprimono con le parole. 

Le cronache purtroppo sia nazionali che locali, ci riportano numerosi episodi di suicidi e forse è il momento che, come dice il titolo del convegno, se ne parli perché non resti un tabù, una vergogna ma un problema da affrontare e come verrà spiegato nel convegno anche da prevenire. Ed è lì che bisogna puntare l’attenzione, sulla prevenzione che può salvare tante vite. 

L’ultimo episodio che ci riporta la cronaca nazionale è quello di Mattia 15 anni che si è tolto la vita in un parco nella provincia di Cagliari. Mattia ha scritto “Sono morto a 6 anni” questo vuol dire che ha sopportato dieci anni di tormento e sono davvero tanti. Questo per dire che Mattia è l’esempio di come spesso gli adulti che dovrebbero essere dei punti di riferimento non sono in grado di aiutare questi ragazzi e allora forse la formazione degli insegnanti e degli educatori che stanno a contatto molto tempo con i giovani dovrebbe anche riguardare questo ambito, dovrebbero imparare a comprendere i segnali e sopratutto ad ascoltare perché a volte è necessario saltare una lezione per salvare una vita. Lo stesso vale per i genitori che dovrebbe ascoltare anche le parole non dette, i segnali inequivocabili del malessere dei propri figli. 

Ma capiamo che non è facile per questo anche momenti di confronto come quello di domani sono importanti e dovrebbero essere organizzati più spesso e in tutti i comuni e le scuole della provincia.

A margine, vogliamo ricordare ai letori la nostra linea editoriale in questi anni, E’ stata di non pubblicare le notizie di suicidio tranne in casi particolari. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo e siamo criticati per questo. Ma crediamo che non bisogna spettacolarizzare certi eventi anche se comprendiamo quanto sia importante parlarne e per questo saremo sempre disponibili a dare spazio ad eventi in cui si parla di suicidio ma per cercare di prevenire questo fenomeno e non per farlo diventare un caso mediatico come purtroppo accade spesso. Alla nostra redazione fa paura l’emulazione.

Published by
Mariacarmela Torchi