Nelle pagine del nostro giornale abbiamo più volte parlato del ponte del quartiere Dente, un tratto di strada di estrema importanze per il quartiere che ad oggi rischia di crollare rovinosamente se non si interviene nell’immediato.
Questo ponte sorge sopra un versante del quartiere Dente nei pressi della Via Scala, anch’essa teatro di una tragedia ben 74 anni fa: il 30 dicembre del 1950.
A raccontarci di questa tragedia è un testimone oculare, Giovanni Amore, all’epoca dei fatti un ragazzino oggi ultra ottantenne, una vera e propria memoria storica.
Tutto ha inizio il giorno 30 dicembre del 1950 quanto “l’impresa edile Leone detto Taccuni (soprannome), mentre i suoi operai effettuavano uno scavo per allaccio fogna, in un tratto di strada della via Scala, e credo che l’impresa doveva avere lo sta bene autorizzato da parte del comune” spiega Giovanni Amore. Inoltre spiega “in quel tratto dove si doveva effettuate lo scavo non ci dovevano essere cavi elettrici o altre tubazioni interrate, e credo che gli abbiano segnalato che sotto la strada cerano delle grotte. Invece mentre si effettuava lo scavo si è rotto un pezzo di cupola della grotta sottostante, e dallo scavo si intravedevano le mucche che si trovavano all’interno”.
Stando al racconto del sig. Amore, “il responsabile del lavoro e quelli dell’ufficio tecnico invece di approfondire da subito il danno provocato, hanno deciso di coprire lo scavo con materiale di risulta, e di riprendere l lavori dopo le feste di capodanno, senza pensare se cerano delle soluzioni che si potevano tamponare e diminuire il danno procurato, o con del cemento rapido o dei prodotti con materiale collante, finite le feste e prima di riprendere i lavori si è deciso assieme con personale dell’ufficio tecnico e delle autorità locali, di fare un sopralluogo all’interno della grotta danneggiata, e verificare il danno provocato dei giorni scorsi”.
Secondo il racconto oculare l’impresa e i tecnici “non hanno avuto il tempo di entrare dentro la quale se staccato un altro pezzo di cupola e contemporaneamente è crollata sia la strada e le case in mezzo ad un polverone che sembrava di essere tutto di carta pesta, è dietro di loro circa 15 ragazzini compreso il sottoscritto assieme ad altri curiosi, e solo dopo il crollo le autorità ci hanno avvisati di allontanarci e non prima, il sottoscritto codesto tragico giorno gli è rimasto nella visione e scolpito nella sua mente, e gli viene difficile cancellarle e dimenticarle”.
Il racconto del sig. Amore ha un motivo morale infondo, quello di distribuire responsabilità e colpevolezze, in particolare a quanti hanno autorizzato la costruzione di un asse viario e case sopra le grotte, senza aver predisposto un rafforzamento delle stesse con lavorazioni necessarie. La colpa più grande certamente è la noncuranza del danno provocato, in particolare “le autorità locali che non si sono accertati da subito il danno che era provocato, e per sicurezza prendersi la responsabilità a poter far sgombrare gli abitanti delle loro abitazioni” aggiunge Giovanni Amore.
Infatti, nella suo racconto il sig. Giovanni Amore spiega che “il crollo si poteva verificare in qualsiasi frangente di tempo dalla data del 30 dicembre al 2 gennaio o di giorno o di notte”. Purtroppo durante il crollo ci sono state delle vittime: il piccolo Carmelo Candiano di 1 anno e 9 mesi rimasto nella sua culla e la signora Giovanna Salinitro all’età 57 anni. Una terza vittima venne estratto vivo dalle macerie, il piccolo Giovanni Carpentieri, fu portato subito all’ospedale San Martino di Modica Alta il quale però dopo 10 giorni di sofferenze morì. Sulla morte del piccolo Carpentieri, il sig. Amore sostiene che ci furono delle lacune mediche insabbiate e nascoste da tutti.
“Il sottoscritto in quel periodo ero un ragazzino, ma oggi che sono ultraottantenne è da 20 anni che protocollo delle lettere ai sindaci e agli uffici responsabili delle manutenzioni per mettere in sicurezza il ponte, il quale ha le ringhiere con la carpenteria arrugginita e sfaldata fuori dal cemento e che sta cadendo a pezzi, senza esserci un briciolo di interesse da parte dei responsabili comunali, e in prima fila metto i due sindaci che hanno fatto il bis a palazzo San Domenico” commenta Giovanni Amore.
Sempre ricevuto a Palazzo San Domenico, ma nutrito con false speranza circa la manutenzione di questo luogo. “Dico io il tempo non ci ha fatto imparare niente dei sbagli fatti nel passato e continuiamo sempre nella stessa scia a farli, e ritornando ai due sindaci che hanno fatto il bis, l’unico ricordo che hanno lasciato ai modicani sono solo dei debitucci, i quali ne deve passare del tempo prima che questi vengono smaltiti del tutto” aggiunge amaramente Giovanni Amore.
Il sig. Giovanni Amore ha voluto raccontare tutto questo, senza alcun bavaglio, solo con la coscienza di una persona a cui non piacciono le situazioni insabbiate per nascondere le responsabilità di alcuni. Piuttosto è un appello per quanti sono responsabili della sicurezza pubblica e in particolare dello status in cui versa il ponte del Dente.
Le foto di questo articolo appartengono alla collezione dei fratelli Di Raimondo tratte da https://www.oltreimuri.blog/frana-quartiere-dente/