Notiamo con forte preoccupazione che negli ultimi mesi la crescita del Prodotto interno lordo (Pil) del nostro Paese si è di fatto fermato.
Il Pil quasi fermo nel terzo trimestre, soltanto un +0,4 su base annua. Tutti i settori segnano il passo, bene invece solo i servizi.
Preoccupa la riduzione dell’industria, la cui crescita all’1% è un mero miraggio.
L’Istat sottolinea come il dato di cui sopra sia la “sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto della pesca e dell’agricoltura sia dell’industria, di contro un aumento in quello dei servizi.
Nonostante la bassa crescita dell’economia, nello stesso periodo il mercato del lavoro in Italia si è mostrato molto dinamico, con il numero di occupati che ha raggiunto i massimi storici.
Infatti lo scorso novembre gli occupati erano 520 mila in più rispetto a una anno fa. (un vero paradosso ).
E ancora le imprese prevedono più di 427 mila assunzioni nel mese di novembre 2024, e ne prevedono circa 1,3 milioni per l’intero trimestre che va da novembre 2024 sino a gennaio 2025. Trattasi di assunzioni sia a tempo determinato che a tempo indeterminato.
Insomma la bassa crescita abbinata al costante aumento degli occupati, sta stupendo molti analisti.
Analisti ( compreso lo scrivente ): insomma di consueto non ci si aspetta un aumento dell’occupazione di fronte a una economia che non cresce.
Deduciamo che l’aumento dei posti di lavoro, e di conseguenza di numero di stipendi e salari in circolazione, porta a una crescita del Pil anche facendo una semplice constatazione algebrica.
Purtroppo questo non sta avvenendo nella misura in cui ci si aspetterebbe, seconda la legge della scienza economica.
Secondo i dati del Mes( Meccanisno europeo di stabilità ) ci sono nell’Ue oltre tre milioni e mezzo di posti di lavoro di troppo. La tesi è che, dopo la pandemia,ci sono state più commesse che vendita.
Tutto ciò avviene anche in Europa: lo dimostrano gli annunci di chiusura di fabbriche sia in Francia sia in Germania.
Tutto questo rappresenta un campanello d’allarme. Risultato è che la produttività è in netto calo rispetto agli anni preCovid e se l’economia non viaggia a un ritmo sostenuto può causare una ondata di esuberi. Cosa che è già in atto: vedi Nissan e Volkswagen.
Insomma per essere più chiari, papalepapale, sono già circa 25 mila i posti di lavoro a rischio nel nostro Paese nel solo settore dell’auto e diciamo anche che a breve, se non aumentano i livelli produttivi, potrebbero diventare almeno 50 mila.
Purtroppo ora dobbiamo scegliere se continuare a lamentarci o se cambiare passo.
Un dato è certo i 4,6 miliardi del Fondo automotive stanziati dal governo Draghi da spendere entro il 2030, sono stati cancellate – dall’ultima legge di bilancio – con un tratto di penna.
A questo punto ci chiediamo: Se il Pil non cresce, l’occupazione ristagna.
Domanda provocatoria: Se il di un Paese non cresce, può crescere l’occupazione? La risposta e naturalmente no. Se il Pil di uno Stato non cresce, non può crescere l’occupazione.
Il caso dell’Italia : il Pil non cresce e l’occupazione si, perché diminuisce la produttività del sistema; cioè abbiamo una produttività che cresce, poco, ma non decresce.
Insomma questo fenomeno è anomalo e può avere più di una spiegazione.
Al momento non c’è una spiegazione certa a questo fenomeno inusuale, ma si possono fare alcune ipotesi.
Una prima ipotesi che spieghi la crescita stagnante unita all’aumento degli occupati si basa ( a nostro avviso ) sulla qualità dei nuovi posti di lavoro creati
Un’altra ipotesi è quella della sottostima. Come ha scritto l’economista Riccardi Trezzi, l’aumento del Pil del nostro Paese potrebbe essere più alto di quello stimato. Se in passato la crescita economica ha quasi sempre avuto un forte legame con la crescita dell’occupazione, è difficile pensare che questo legame non esista più anche oggi.
Tra l’altro, non sarebbe la prima volta che il Pil italiano viene sottostimato.
Non è così strano quindi ipotizzare che la crescita del Pil sia in realtà più alta di quanto dicano le stime più recenti.
In ultima analisi qualunque siano i motivi fin qui sviluppati, questa anomalia – bassa crescita economica, alta crescita degli occupati, sembra sia vicina a concludersi.
S.G.B