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Genitori, figli ed insegnanti, andate a vedere “Il ragazzo dai pantaloni rosa”vi aiuterà a capire

La lotta contro la malvagità del fenomeno del bullismo va portata avanti ogni giorno con determinazione.

Si fa fatica a non piangere. E non solo nel finale. Già in alcune scene siamo lì, impotenti come il protagonista, a subire la violenza psicologica e fisica di una pubblica denigrazione.

Si scherza, è visto tutto come una divertente beffa agli occhi di un bullo, ma le parole possono uccidere e se non arrivano a fare questo riescono a stravolgere e condizionare l’esistenza che resta imprigionata dentro etichette sociali impedendo per sempre di essere sé stessi.

 Il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” lascia certamente un segno profondo nella coscienza di adulti e ragazzi. Tratto dalla storia vera di Andrea Spezzacatena, quindicenne suicida nel 2012 dopo essere stato etichettato e deriso per il suo modo di vestire, prima di approdare sul grande schermo, la sua vicenda è diventata un libro, scritto dalla madre Teresa Manes, oggi costantemente impegnata a sensibilizzare i ragazzi.

Il racconto, dal finale non del tutto scontato, si snoda in sequenze delicate ma forti, con dialoghi interiori puntellati da epifonemi che non si dimenticano, come quella descrizione fatta dell’adolescenza dal protagonista “A 14 anni se pensi di essere uno sfigato pensi sia per sempre, ma non è così”.

Diventano giganti i silenzi di un ragazzo dietro cui si celano tutte le paure che lo conducono nella trappola degli inganni, adescata dall’incertezza di restare soli, di perdere qualcuno a cui vogliamo bene. E poi, quel bisogno di amore che abbiamo tutti, che ci risucchia prima o poi inevitabilmente nel buco nero degli errori, e ci porta a fidarci di chi non dovremmo.

Il film ci consegna un groviglio di innumerevoli riflessioni che toccano diverse tematiche, dagli attacchi omofobi e stereotipi di genere alle fragilità emotive di genitori separati, dalle maschere ingannevoli delle amicizie al bullismo, dalle difficoltà a esternare la sofferenza ad un senso di giustizia che prima di arrivare all’unica strada percorribile della denuncia legale, si ferma purtroppo molto prima, alla tappa più istintiva di prendersi seriamente a botte.

La famiglia e la scuola imperano nella prima parte del film, poi si eclissano, come se con questa uscita di scena si volesse implicitamente dare un peso al silenzio delle istituzioni educative, pruriginosamente indifferenti agli accaduti.

Come sarebbe stata la vita di questo ragazzo cosí buono se…se invece di sperare in una ‘giustizia divina’ – lo fa capire nella conversazione con la nonna – avesse denunciato? Se avesse cercato di reagire, di raccontare tutto alla madre, se avesse ascoltato il monito dell’amica? E chiediamocelo pure, se la madre avesse scoperto prima le pagine social oltraggiose nei confronti del figlio e la scuola avesse attenzionato un fatto così grave con interventi incisivi?

Ma usciti dal cinema, le domande che restano nella coscienza sono anche altre. Chi sono diventati oggi quei bulli senza essere stati denunciati, rimasti impuniti? É cambiato qualcosa nella loro vita di tuttii giorni? E chi saranno i nostri ragazzi andati al cinema dopo essersi asciugati le lacrime sui titoli di coda? Certamente adolescenti più consapevoli.

Il film diretto da Margherita Ferri é uscito nelle sale lo scorso 7 novembre e sta conquistando notevolmentesempre più l’attenzione del pubblico.La stessa attrice Claudia Pandolfi, che interpreta la madre, ha raccontato in lacrime in un video live diventato virale su internet, di tante vittime di bullismo che le hanno scritto per raccontare esperienze personali terribili.

E sulla scia delle emozioni provate al cinema, anche tra i banchi di scuola in questi giorni escono fuori storie vere vissute dai nostri ragazzi, che non hanno avuto il coraggio di farla finita, ma hanno scelto di trattenere segretamente il macigno di un dolore oggi esternato grazie al film. La lotta contro la malvagità del fenomeno del bullismo va portata avanti ogni giorno con determinazione. La storia assurda di Andrea si spera serva a fare tornare qualcuno sui suoi passi. Perché il bullismo nell’epoca attuale è ancora più ‘cattivo’ di com’era nel 2012.

È questo un film da far vedere a tutti gli studenti, i genitori, gli insegnanti. È un film che non si dimentica.

Cettina Divita

Al cinema Lumiere di Ragusa è possibile prenotare la proiezione in orario antimeridiano per le scuole. Per informazioni
emal:lumrg1@gmail.com

Contatti telefonici 0932 682699 – 349 2249680

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