Autostrada, svincolo Modica-Scicli è tutto da rifare, altro che mancanza di finanziamenti
La lunghezza dei tempi di realizzazione dell’autostrada Siracusa-Gela ed in particolare del tratto tra Modica, Scicli e Ragusa, con il trascorrere del tempo, si configura sempre più come un emblema delle inefficienze burocratiche e amministrative, piuttosto che un problema legato alla carenza di risorse finanziarie.
A dispetto di quanto dichiarato da noti esponenti politici regionali e locali, l’assessore Alessandro Aricò e l’on. Ignazio Abbate (Dc), che continuano a imputare il mancato avanzamento dell’opera alla mancanza di fondi, i documenti ufficiali raccontano una realtà ben diversa. Vediamola in questo servizio.
L’autorizzazione del 2017 e i vincoli preordinati all’esproprio
Con decreto del 3 marzo 2017, n. 27, il Direttore Generale del Dipartimento Regionale dell’Urbanistica presso l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente aveva autorizzato il progetto esecutivo dell’autostrada Siracusa-Gela, riguardante il Tronco 2°, Lotti 9 (Scicli), 10 e 11 (Irminio – Ragusa). Il provvedimento non solo dava il via libera all’opera, ma imponeva anche il vincolo preordinato all’esproprio e dichiarava la pubblica utilità dell’infrastruttura, ai sensi degli articoli 9 e 12 del D.P.R. n. 327/2001.
Tuttavia, tali disposizioni sono soggette a rigide tempistiche. Come riconosciuto dallo stesso Consorzio per le Autostrade Siciliane, sia il vincolo preordinato all’espropriazione che la dichiarazione di pubblica utilità devono essere attuati entro il termine di cinque anni attraverso l’adozione del decreto di esproprio, come previsto dagli articoli 9, comma 2, e 13, comma 4, del D.P.R. n. 327/2001.
In mancanza di tale adozione, la dichiarazione di pubblica utilità perde efficacia e qualsiasi eventuale decreto di esproprio risulta illegittimo, come confermato dalla giurisprudenza amministrativa (Consiglio di Stato, Sez. IV, 26 gennaio 2021, n. 778).
Nel caso del progetto Siracusa-Gela, il termine di efficacia della dichiarazione di pubblica utilità era stato fissato al 31 marzo 2022, ma è stato successivamente prorogato al 7 gennaio 2023 per effetto delle norme COVID. Tuttavia, entro tale data il Consorzio non ha adottato alcun decreto di esproprio, come ammesso nella nota ufficiale del 9 gennaio 2023 (prot. n. 936), che si limita ad annunciare l’avvio del relativo procedimento.
Inefficacia degli atti e necessità di ripartire da zero
La scadenza del termine ha comportato la definitiva inefficacia sia del vincolo preordinato all’esproprio sia della dichiarazione di pubblica utilità contenuti nel decreto del 2017. Di conseguenza, qualsiasi provvedimento di esproprio adottato successivamente sarebbe illegittimo. Ma non è tutto: poiché i vincoli e i termini erano strettamente collegati al provvedimento di approvazione del progetto, l’intero iter autorizzativo dovrà essere ripetuto. Ciò implica anche la necessità di una nuova valutazione di impatto ambientale (VIA) e di una valutazione ambientale strategica (VAS), considerato che quelle precedenti risalgono al 2010 e sono ormai obsolete rispetto agli standard normativi e ambientali attuali.
La verità sulle cause della mancata realizzazione
Questo scenario smonta le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici regionali e locali, secondo cui i ritardi nell’avvio dei lavori sarebbero imputabili esclusivamente alla mancanza di appositi finanziamenti.
I fatti dimostrano il contrario: le risorse finanziarie non sono mai state il vero ostacolo per la realizzazione dell’opera, ma i ritardi sono il frutto di inefficienze amministrative, incapacità di rispettare le scadenze e inadeguata gestione procedurale, che hanno di fatto vanificato ogni possibilità di procedere con il progetto, indipendentemente dalla disponibilità economica, imponendo di ripartire da capo.
Responsabilità e trasparenza: un appello necessario
In un momento storico in cui la Sicilia ha un disperato bisogno di infrastrutture moderne per favorire lo sviluppo economico e la mobilità, questa vicenda solleva interrogativi non solo sulla gestione della programmazione e sull’efficienza amministrativa di progetti di tale portata, ma anche sulla trasparenza delle comunicazioni ai cittadini.
Se l’autostrada Siracusa-Gela, un’opera strategica per il territorio, resta ferma ai blocchi di partenza, intrappolata in un groviglio di scadenze non rispettate e decisioni non prese, il Consorzio per le Autostrade Siciliane e le autorità regionali hanno il dovere di assumersi la responsabilità per l’inerzia amministrativa che ha portato a questa situazione.
Al contempo, è fondamentale che i cittadini siano messi al corrente della reale situazione, per evitare che le inefficienze siano coperte da narrazioni fuorvianti.
Attribuire la colpa alla mancanza di finanziamenti, quando i veri problemi risiedono altrove, rischia di danneggiare ulteriormente la fiducia nelle istituzioni.
Trasformare la crisi in opportunità
La scadenza dei termini e dei vincoli impone un ritorno alla fase progettuale. La riapprovazione del progetto dovrà includere una nuova valutazione di impatto ambientale e una nuova valutazione ambientale strategica, essendo le precedenti ormai obsolete, risalendo al 2010.
Questo processo rappresenta un’opportunità per ripensare l’opera alla luce delle mutate esigenze territoriali e dei nuovi scenari infrastrutturali e così adeguare il progetto alle nuove priorità del territorio. In un contesto di sviluppo sostenibile e pianificazione strategica, l’autostrada Siracusa-Gela potrebbe essere ripensata non solo per colmare un gap infrastrutturale, ma anche per integrarsi al meglio nel tessuto ambientale e sociale della Sicilia.
Le istituzioni sono ora chiamate a prendere decisioni che guardino al futuro, evitando il ripetersi di errori ed irresponsabilità che hanno finora ostacolato la realizzazione di un’opera tanto attesa quanto controversa.
Ne saranno capaci?
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