Pochi giorni fa sulle colonne del nostro giornale ci siamo occupati del caro prezzo che l’ASP di Ragusa è costretta a pagare per ingaggiare medici anestesisti, a chiamata, che costano circa 120 euro l’ora.
Con una sequenza di delibere (n. 2531, 2532, 2533 del 7 dicembre scorso) i vertici dell’azienda sanitaria di Ragusa hanno dovuto sopperire alla carenza di anestesisti e quindi preso atto della impressionante emorragia di medici anestesisti che a partire dal primo febbraio colpirà il nostro sistema sanitario locale.
Sul gravissimo stato di cose interviene ancora una volta il Comitato Civico Articolo 32 che dichiara: “Non intendiamo addossare specifiche responsabilità ai vertici aziendali, ma siamo in piena emergenza! Si rischia il blocco delle sale operatorie!!”
Le dimissioni pressoché contemporanee di tre anestesisti costituiscono la rappresentazione più evidente di un esodo, che non è iniziato ieri e, purtroppo, non si fermerà nel breve periodo. Un esodo frutto della scellerata strategia di privatizzazione della sanità dichiara ancora Rosario Gugliotta Presidente del Comitato.
L’impalcatura politica è chiarissima: demolire ad ogni costo il servizio sanitario unico nazionale. La strozzatura negli accessi ai percorsi di formazione, le condizioni economiche e organizzative penalizzanti rispetto al privato sono frutto di una pianificazione strategica.
“La nostra battaglia per difendere il servizio sanitario pubblico si innesta nei principi costituzionali di garanzia della protezione sociale per tutti i cittadini anche per i meno fortunati. La sanità efficiente, come l’istruzione di qualità e un dignitoso sistema pensionistico si stanno trasformando in uno scambio commerciale per coloro che possono spendere. Per i redditi medio-bassi, invece, una scadente qualità dei servizi sociali. La nostra associazione, pur non essendo collaterale ad alcun partito, non rinuncia alle battaglie politiche sulla sanità”.
Il Comitato Civico Articolo 32 fa appello al mondo della politica, sindaci e parlamentari regionali, troppo spesso appiattiti sulla furia della privatizzazione. Occorre una forte pressione, istituzionale e sociale. Occorrono urgenti misure eccezionali, già positivamente sperimentate in altre regioni attraverso adeguati incentivi al personale interno e il reclutamento straordinario di medici dall’estero. Non c’è più tempo da perdere. Senza forti contromisure le aziende sanitarie saranno soffocate dai predatori della salute che, speculando sul bisogno, offrono servizi a costi esorbitanti.