Ragusa, Rete 25 Novembre, presentata la manifestazione di sabato
Iniziativa dell’osservatorio provinciale per aiutare le donne vittime di violenza
La conferenza stampa della Rete 25 novembre che si è tenuta ieri mattina è servita a presentare la la manifestazione di sabato pomeriggio, a Ragusa alle ore alle 17, con concentramento davanti a Villa Margherita.
Da lì il corteo si muoverà in direzione del PalaPadua dove, come lo scorso anno, si svolgeranno gli interventi. In caso di maltempo l’intera manifestazione si terrà all’interno dell’impianto sportivo di via Zama.
“L’osservatorio nazionale – dice Letizia Giarratana della Rete 25 novembre – ha già rilevato 104 vittime solo quest’anno, per cui bisogna insistere a vari livelli la forma preventiva che si attua tramite l’educazione affettiva, sessuale, educazione alla differenza, per una popolazione più preparata ad affrontare le relazioni. Questo tipo di politica però viene ostacolata da questo governo, e la repressione non può mai essere una soluzione: si deve partire dalle soluzioni preventive. Quest’anno abbiamo scelto la parola “autodeterminazione”, che racchiude ogni tentativo di controllo sociale e fisico. Per contrastare questa violenza ci vogliono delle alleanze proprio com’è quella della Rete”.
Ma la conferenza è servita per presentare la nascita di un vero e proprio osservatorio provinciale che permetterà di conoscere, attraverso una brochure, quali sono le realtà presenti in provincia di Ragusa che possono aiutare le donne in difficoltà o vittime di violenza.
Serena Ingrosso, dell’Associazione Gruppo Dpiù spiega nel dettaglio di cosa si occupa un centro antiviolenza: “E’ un presidio al femminile che si occupa di donne e minori vittime di violenza, è un luogo di ascolto fatto di persone che possono aiutare la donna che ha subito violenza e che poi può decidere anche di essere presa in carico dallo stesso centro antiviolenza che si avvale di psicologhe, assistenti sociali, sessuologhe che aiutano la donna di prendere consapevolezza del proprio vissuto e capire quello che è possibile fare a livello di percorso di autodeterminazione. È importantissimo per noi essere in rete: se il lavoro che facciamo è potenzialmente grande, con la rete aumenta ancora di più il raggio d’azione ed è importante avere una mappatura perché si possa sapere quali servizi vengono offerti”.
E proprio questa mappatura è stata effettuata in questi mesi dall’Osservatorio provinciale nato all’interno della Rete: “Lo scopo – spiega Mara Gelmini – è di essere di supporto in questa subdola problematica. Ci siamo subito rese conto che non c’era la possibilità di chiedere informazioni e qualcuno a cui rivolgersi, quindi il nostro fine primario è stato quello di andare a capire e vedere dove si trovassero i servizi e lo abbiamo fatto contattando le varie strutture. Poi la domanda è stata come arrivare nelle case delle donne. In una società multietnica e multiculturale non era facile. Abbiamo scelto di partire dal modo più immediato possibile: quello di fare una brochure, sperando che da qui si possa creare uno stimolo per arrivare dove non siamo ancora arrivate”.
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