La Regione ha le sue colpe, ma lo Stato cosa ha fatto? Analisi fredda di Michele Giardina sulla Sicilia di Serie A e B
‘Sicilia antica, immobile, retrò, non al passo con i tempi, con rete stradale carente, collegamenti ferroviari da dopoguerra, servizi insufficienti, infrastrutture malandate e cadenti, importanti opere primarie promesse, progettate e mai realizzate.
Incolmabile il gap strutturale esistente tra la Sicilia, il Nord e il resto del mondo. Sicilia regione governata da sempre da persone incapaci; ritardi, disservizi e inefficienze sono da addebitare esclusivamente alla classe dirigente dell’Isola. Punto.
La smettano i siciliani, dunque, di rompere e di sognare ad occhi aperti opere impossibili da realizzare come il ponte sullo Stretto. Vogliamo scherzare? Impresa costosissima e inutile. Dicono che la mancanza del ponte isoli e penalizzi la Sicilia costretta a sopportare costi gravosi per lo spostamento di persone e merci? E allora? Questi maledetti piagnoni siciliani si mettano in riga con le regioni più progredite d’Italia prima di pensare al “magico” ponte. Poi si vedrà’.
Sono anni che … quelli che l’intellighenzia politica … ce la menano con questi discorsi scriteriati e fasulli, strumentalmente impacchettati per lasciare la Sicilia in serie B. Anni!
L’Isola ha colpe da farsi perdonare? Si, certamente. Come pure altre regioni. Nessuna delle quali è senza peccato.
Nasce spontanea a questo punto una domanda:”La Sicilia e i siciliani fanno parte dell’Italia unita da Vipiteno a Portopalo di Capo Passero o no?
Se così è, fermo restando che la Regione ha la sua parte di colpe, lo Stato in tutti questi anni cosa ha fatto?”.
Se oggi tra Nord e Sud e tra regione e regione esistono differenze, se vogliamo anche diversità e peculiarità particolari, occorre realisticamente valutare tutte le ragioni di carattere territoriale, ambientale, geografico, economico, storico, culturale e sociale per cui lo Stato non è riuscito a creare nel corso di lunghi anni uguali e paritarie condizioni di sviluppo, atteso che, Costituzione alla mano, è compito primario dello Stato gestire e governare il Paese, isole comprese, con politiche funzionali alla crescita equilibrata del territorio nazionale.
Piccini e presuntuosi i ”politici” che ritengono che l’Italia debba concludere la sua corsa di Stato qualche centinaio di chilometri dopo Roma. Sciagurati e imperdonabili soprattutto alcuni pappagalli politici meridionali (stu ponti chi ci cunfinfera?), patologicamente legati a ideologie pauperiste fottute dal tempo e dalla storia.
E mentre gli altri corrono, da queste parti c’è gente che, ahinoi, si diverte ancora a pestare acqua nel mortaio della dabbenaggine. Intanto, con riferimento al messaggio che arriva da Roma da parte del premier Giorgia Meloni :”Voglio un’Italia unita, no a territori di serie A e B”, la nostra conclusione, al di là di qualsiasi valutazione politica, non può essere che questa:” Mah! Vediamo. Vedremo. Speriamo bene”.
Michele Giardina