Giorgio La Pira inedito “planologo” in un saggio di Corrado Monaca
Un La Pira inedito, artefice di una originale pianificazione socio-economica e di un nuovo approccio planologico ai problemi del suo tempo, che tanto ha ancora da insegnare ai politici d’oggi. È il ritratto del sindaco santo di Firenze che viene fuori dal saggio “Giorgio La Pira sindaco innovativo. La reinvenzione del modo di governare oltre la planologia” di Corrado Monaca, presidente del Centro Studi Ambientali Sud Est.
La sintesi dell’intervento, pronunciato lo scorso 25 novembre in occasione della tavola rotonda organizzata per il 40° anniversario della morte di Giorgio La Pira, è stata pubblicata nel volumetto che raccoglie le immagini e i testi della manifestazione. Il libro, edito dall’assessorato alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del Comune di Pozzallo e curato da Grazia Dormiente, è stato presentato venerdì scorso nello spazio cultura “Meno Assenza” .
In particolare il testo di Monaca, per la prima volta, punta la lente d’ingrandimento sulla “reinvenzione” del modo di governare, avvenuta pur con un Comune dissestato e in condizioni ambientali e socio-economiche non certo favorevoli. E si avvale di un testimone privilegiato, Gianni Conti, oggi 84enne, che gli ha raccontato la propria esperienza al fianco di La Pira.
Agli inizi degli anni Sessanta, sotto le spinte dell’immigrazione e della disoccupazione, della ricostruzione postbellica, del crescente pauperismo, della mancanza di alloggi, ospedali e scuole, La Pira inventò un nuovo strumento di governo: la “Compagnia delle Indie fiorentina”, sul modello della britannica Compagnia delle Indie Orientali, risalente al XVII secolo.
Il suo compito era quello di rilevare le esigenze e i problemi dei cittadini, suddivise negli ambiti strategici – economico, sociologico, urbanistico e religioso – per poi formulare programmi di intervento e progetti risolutori. La Pira chiamò a parteciparvi come “soci” tutti i cittadini. La direzione, invece, fu affidata a Gianni Conti, giovane universitario nuorese stabilitosi a Firenze. Suoi collaboratori erano inviati nei quartieri della città per ascoltare la gente e programmare le azioni da realizzare. Poi si stilavano i piani di lavoro, si annotavano i costi, i soggetti attuatori e i tempi di realizzazione. Dal 1961 al 1965 la Compagnia fiorentina realizzò ben 113 strade per servire 47.000 abitanti con rete fognante, rete idrica, piani stradali e servizi; 14 scuole prefabbricate e demolì 54 strettoie stradali. E ciò grazie al volontariato e ai privati, in una sorta di “sussidiarietà orizzontale” o sinergia pubblico-privato.
“Dal modus operandi della Compagnia delle Indie fiorentina – conclude Monaca – emerge una gestione innovativa, ancora fino ai giorni nostri, della pianificazione come strumento di democrazia e partecipazione. È stata la prima testimonianza non solo in Italia, di una nuova disciplina unitaria della pianificazione – la Planologia – intesa a creare un ponte fra i progressi scientifici e teorici in economia e di altre scienze sociali e l’efficienza della politica operativa e amministrativa. Una pianificazione socio-economica unificata e integrata, meta-disciplinare, per una nuova esperienza di gestione delle politiche pubbliche”.
L’autore, che ha riscosso un unanime plauso per la sua “scoperta”, ha ricevuto diverse sollecitazioni a pubblicare il saggio in una forma più ampia e articolata, facendone l’oggetto di un volume sé stante.