Reddito di cittadinanza sempre più a babbo morto. Perche’ no un reddito d’impegno?
269.000 famiglie siciliane, un siciliano su sette, hanno ricevuto nei primi mesi del 2021 il reddito di cittadinanza; ovvero un siciliano su sette ha dichiarato di essere talmente povero da dover ricevere un sussidio di sopravvivenza da parte dello Stato.
Il dato, drammatico ed inquietante, è questo; e si presta ad una serie di considerazioni a prescindere dalla valutazione sullo strumento di sostegno che da sempre rappresenta il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle.
La prima riguarda la reale condizione economica dei percettori il reddito; la percezione di ciascuno dei siciliani, basata sulle condizioni di vita diffuse, è che un siciliano su sette senza la misura di sostegno non abbia di che sopravvivere? La seconda, la percezione diffusa, ma anche le notizie che raccontano le operazioni di verifica da parte dell’Inps e della guardia di finanza, è quella di un reddito erogato veramente a soggetti bisognosi? La terza, e forse la più eclatante, se oltre 269.000 capi famiglia in Sicilia ricevono il sussidio statale è mai possibile che solo a pochissimi di loro, e su base volontaria, venga richiesto in cambio un impegno lavorativo di pubblica utilità?
Sulla prima questione è difficile sostenere la tesi che i numeri sembrano raccontare: l’assalto che abbiamo visto, alla riapertura, di centri commerciali, bar e ristoranti, località turistiche, e il boom dei consumi nell’Isola, difficilmente si sposano con una realtà quale quella disegnata dagli impietosi numeri; se volessimo fare il discorso al contrario, solo 3 siciliani su 10 dovrebbero avere le risorse necessarie, al di fuori del sostentamento, per un pranzo, un acquisto, anche solo per una consumazione al bar. Numeri che stridono con la realtà.
La seconda è nettamente smentita dai numeri che raccontano le operazioni di polizia contro i percettori illegittimi della misura: sono oramai centinaia i nuclei familiari scoperti in tutte le province a percepire illegalmente il reddito; non solo furbetti, ma anche intere organizzazioni criminali che sostengono così le famiglie dei propri affiliati. L’assenza di pene reali e immediatamente applicabili, la mancata capillarità dei controlli, pressoche impossibili con questi numeri, hanno indotto nei truffatori l’idea che il rischio di essere scoperti sia minimo, e che il gioco valga la candela; e dunque domande a gogò che il sistema automatico accoglie di default, salvo poi affidarsi a controlli ex post assolutamente insufficienti e ritardati nel tempo.
Ma il cuore del problema resta la terza questione: visto che si invoca per giustificare la misura l’analogia con gli altri paesi europei, perché si omette di narrare come in nessun altro Stato questa misura venga erogata a babbo morto, ovvero senza che nessun impegno lavorativo venga richiesto in cambio? Sarebbe semplice e scontato, se non si trattasse di una misura meramente clientelare, fatte le dovute eccezioni per motivi di salute, chiedere a ciascuno dei percettori il reddito l’impegno ad occuparsi di attività di interesse sociale: vigilanza davanti alle scuole, assistenza nelle piccole incombenze quotidiane per gli anziani soli, protezione civile, piccole manutenzioni, banchi alimentari, ed ogni altro strumento d’utilità che ogni comune individui quale strategico.
Sembrerebbe solo buon senso, ed invece si preferisce alimentare una sorta di “elemosina di Stato” che non solo non risolve strutturalmente il problema delle famiglie coinvolte, atteso che il percorso verso un lavoro stabile è una chimera, ma che toglie loro dignità in cambio di una mancetta.
Senza voler scomodare i navigator, la loro inutilità, e l’utopia di chi ha immaginato che in un mercato del lavoro così ingessato e frammentato come il nostro si potesse replicare il modello anglosassone, sembra veramente incredibile che si continui a distribuire in maniera insensata risorse, senza criterio e senza responsabilità. Con il paradosso che per i servizi che potemmo chiedere ai percettori del reddito, e dei quali usufruiremmo a costo ulteriore pari a zero, spendiamo altri soldi alimentando un sistema di cooperative, finte associazioni, e schifezze simili, la cui vera finalità è quella di continuare ad alimentare un sottobosco clientelare che in fondo sembra stare bene a tutti.