Autorità Anticorruzione mette nel mirino il Comune di Modica per affidamento attività di riscossione

La procedura vuole adesso che l’ANAC, invii la relazione sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica per individuare, rispettivamente estremi di danno erariale ed estremi di eventuale reato penale.

Tanto tuonò che piovve.


Dopo la Corte dei Conti anche l’Autorità nazionale Anticorruzione mette nel mirino il Comune di Modica.
Con estrema lentezza, ma con un giudizio tranciante e che si presta a poche osservazioni, l’ANAC ha certificato la illegittimità dell’affidamento dell’attività di riscossione alla ditta privata incaricata dal Comune di Modica, selezionata non con gara pubblica, ma con affidamento diretto, che pare essere una delle modalità di gara preferite dall’Amministarzione Abbate.

Ci riferiamo alla stessa Ditta che prima ha vessato migliaia di contribuenti modicani, e che poi, nonostante, come certificato dall’ANAC, avesse forzato, insieme all’Amministrazione, le procedure per gestire il servizio, lo ha addirittura restituito nelle mani dello stesso Comune, minacciando una causa milionaria nel frattempo si accorgeva della impossibilità a riscuotere molti dei tributi messi a ruolo; una quantità ingente dei quali frutto di ingegneria finanziaria per fare quadrare i bilanci piuttosto che di reale evasione.

Come se ciò non bastasse l’ANAC contesta al Comune di Modica anche il precedente affidamento ad un Consorzio che sottolinea l’autorità Anticorruzione “non era in possesso dei requisiti prescritti dalla normativa per l’esecuzione dell’attività di riscossione dei tributi locali”, sorvolando “per pietà istituzionale” sulla precedente scelta di affiliarsi ad un Consorzio di comuni della provincia di Messina (di Messina!! Non è un errore…).

E meno male che l’ANAC non ha richiesto anche l’elenco dei dipendenti assunti dalla Ditta di riscossione per la gestione del servizio a Modica, perchè se lo avesse ottenuto avrebbe fatto pochissimi sforzi a fare due più due.

La procedura vuole adesso che l’ANAC, a meno di inspiegabili deroghe, invii la relazione sia alla Corte dei Conti che alla Procura della Repubblica per individuare, rispettivamente estremi di danno erariale ed estremi di eventuale reato penale.

Sulla vicenda è intanto intervenuto anche l’ex consigliere comunale Vito D’Antona, che, oltre a rendere pubblica la notizia, della quale non risulta sia stata fatta comunicazione ufficiale al Consiglio Comunale, ripercorre le tappe di una battaglia di legittimità avviata nel 2016 e chiede al sindaco di “trattare la questione pubblicamente informando il civico consesso e la città tutta di quanto accaduto”.

Oggi apprendiamo, scrive D’Antona, della decisione di ritenere concluso il contratto con il consorzio sin dal dicembre 2019, non solo per la delibera Anac ma anche, sembrerebbe, per possibili inadempienze contrattuali, mentre l’archivio informatico relativo al servizio è stato riconsegnato al Comune un anno dopo, a dicembre 2020. Perché su un servizio strategico e delicatissimo per l’equilibrio economico e il superamento della difficile situazione finanziaria del Comune in questi due anni non sono stati doverosamente e ampiamente informati i cittadini, che sono anche contribuenti?

Anac, Vito D'Antona

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