Il mare siciliano rischia di vedere nuove trivelle all’opera per la ricerca di idrocarburi, con tutti i rischi che ne conseguono.

E’ infatti scaduta a mezzanotte del 30 settembre la moratoria che per due anni e mezzo ha stoppato la ricerca del petrolio sia a mare che sulla terra ferma e, quindi, si rischia presto che siano riproposte.

A lanciare l’allarme è il parlamentare regionale del Partito Democratico on. Nello Dipasquale che in un suo intervento di queste ore, chiede al presidente della Regione Siciliana on. Nello Musumeci di esprimere la propria contrarietà nelle sedi opportune e, in particolare, presso la Conferenza permanente Stato-Regioni”.

“La Sicilia non ha bisogno delle perforazioni a mare – aggiunge Dipasquale – e lo sostengo da anni: sono pericolose e dannose per le nostre coste e per l’ecosistema marino”. Nei prossimi giorni, alla Conferenza permanente Stato-Regioni si discuterà, tra altre cose, del “Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee”, il PITESAI, che verrà analizzato per essere approvato e il ministro Cingolani ha già annunciato che, nel frattempo, il competente ministero non autorizzerà nuove attività estrattive e di ricerca.

“Ma è indispensabile, dichiara ancora Dipasquale, per il futuro, che la Sicilia dica la propria con forza e determinazione sbattendo i pugni sul tavolo se sarà necessario, esprimendo proprio parere contrario alle trivellazioni nel mare della nostra isola”.

Per la cronaca è utile informare l’opinione pubblica che attualmente i permessi sospesi nel Canale di Sicilia sono numerosi. Nello specchio d’acqua compreso fra Ragusa e Gela sono pronti ad avviare le trivelle due società petrolifere: Eni ed Edison, mentre fra Agrigento e Licata, è pronta la Northern Petroleum.

Fra Pantelleria e Favignana è in attesa la Audax Energy. Nel mare della Sicilia dove la competenza è ministeriale sono in trepidante attesa altre nove richieste di trivellazioni.