Il “No alla guerra” degli studenti del Verga di Modica, collegati in streaming con Emergency

Parte da Modica un messaggio molto importante: “No alla guerra” a dirlo con estrema fermezza gli studenti del’Istituto Verga che, nei giorni scorsi , sono stati collegati in streaming con Emergency, insieme ad altri 35 mila studenti italiani, per parlare della guerra, ed in particolare di quella in Afghanistan.

Il progetto, a cui hanno aderito gli studenti modicani, è stato fortemente voluto dal Dirigente Scolastico, prof. Alberto Moltisanti, e da alcune docenti dell’Istituto, fra cui le professoressa Esterina Guglielmino e Marianna Cannizzaro, ed è stato trasmesso in diretta live streaming da Casa Emergency di Milano.

Alla conduzione Federico Taddia, autore televisivo e conduttore radiofonico che ha ospitato numerosi ospiti da tempo impegnati, a vario titolo, su questo fronte: Giulio Piscitelli, fotoreporter freelance in Siria, Afghanistan, Kosovo, Sudan, Egitto, Libia;  Nico Piro, inviato del Tg3 in varie zone di guerra; Marta Serafini, corrispondente della redazione Esteri del Corriere della Sera dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iraq;  Fabrizio Foschini, analista e ricercatore, trasferitosi per lunghi periodi in Afghanistan già a partire dal 2003.

L’obiettivo di Emergency, è quello di sensibilizzare gli studenti nei confronti di un tema che spesso considerano come qualcosa che non gli appartiene, qualcosa di lontano, che non esiste, se non in pochi post e fotogrammi abusati affidati, con la grande partecipazione tipica del giorno dopo, alle reti social, al fine di ottenere, al massimo, qualche like di approvazione e qualche commento straziante, per poi passare subito ad altro.

Ed invece, questo evento, ha fatto sì che gli studenti, potessero constatare come la guerra esiste anche al di fuori dei post di circostanza e che la guerra, soprattutto, è un evento totalizzante nella prospettiva di chi la vive.

E l’esperimento a quanto pare sembra essere davvero riuscito infatti, come raccontano le insegnanti che hanno assistito gli studenti durante il collegamento, quella che inizialmente sembrava solo essere una scusa per trascorrere un’ora di lezione in modo diverso, magari più leggero, si è trasformata in una esperienza estremamente toccante e coinvolgente, soprattutto quando sono iniziate ad arrivare le prime foto, i primi video, le prime parole.

E ciò che fino ad oggi era sembrato lontano, improvvisamente, si è materializzato davanti a loro occhi e alle loro orecchie che, hanno visto e ascoltato gli orrori di una guerra, come quella dell’Afghanistan, che da quarantadue anni ha rubato il passato, il presente ed il futuro a generazioni di uomini e donne.

Allora, il chiacchiericcio è diventato più dimesso e l’attenzione si è acuita, ed è arrivato il messaggio che si sta parlando di una cosa seria.

Dallo schermo iniziano a susseguirsi le testimonianze di chi la guerra l’ha vissuta e può affermare con convinzione che è un male, un male eterno ma anche evitabile perché frutto di scelta.

E a tutti è subito chiaro che chi la guerra la subisce di certo non l’ha scelta, che la sfortuna di molti è irreversibilmente legata al privilegio di pochi, che le guerre spesso sono solo frutto di ipocriti pretesti e che ancora più ipocrita è l’idea che la guerra possa veramente giovare a qualcuno, men che meno alla popolazione che la subisce. Ed ecco che le parole assumono un significato diverso perché adesso i ragazzi sanno che non stanno solo assistendo ad un video ma quella è la realtà e appartiene anche a loro. 

Alidad Shiri – scrittore e giornalista nato e cresciuto in Afghanistan, in una famiglia benestante e in vista – racconta come la guerra si possa improvvisamente prendere tutto: tuo padre, mentre torna da lavoro; la tua famiglia intera, mentre tu sei andato – per uno scherzo fortunato del destino – a una festa, da tua zia.

Allora, da bambino privilegiato sei costretto a diventare un supereroe, capace di fuggire da solo dal proprio paese a soli dieci anni, capace di lavorare di notte perché nessuno ti deve chiedere chi sei, capace di arrivare in Italia attaccato alla pancia di un tir. Ma Alidad racconta anche quanto possa essere importante l’accoglienza, l’integrazione, quanto la scuola italiana – tanto vituperata, possa diventare vero strumento di vita, vera strada per un futuro altrimenti negato.

Perché la pace , come ribadisce la presidente di Emergency Rossella Miccio, non è un concetto astratto, ma è un progetto che va costruito giorno dopo giorno. E, questo progetto, passa anche e soprattutto, attraverso la conoscenza dei fatti, offerta così, nuda, problematica, cruda alle nuove generazioni. Perché la guerra oggi fa notizia solo all’inizio, poi scivola nell’indifferenza ipocrita e nell’apatia di un orizzonte indifferenziato degli eventi, in cui il rischio concreto è l’assenza di ogni discernimento.

E quando oggi tutto questo è finito e si sono riaccese le luci ed i ragazzi sono tornati alla realtà, sicuramente a tutti una cosa è stata più chiara: la guerra è un problema per tutti, non solo per chi la vive giorno per giorno, e per questo va abolita.

mct

Alberto Moltisanti, Alidad Shiri, Rossella Miccio

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