Ex Province ancora nel limbo, un asse inedito sorprende il presidente Musumeci
La paralisi politica siciliana trova il suo poco edificante manifesto nella situazione delle ex province, commissariate ormai da ben nove anni.
Un commissariamento che si trascina dal 2013 e che il 22 gennaio doveva finalmente trovare una soluzione. E invece no: la dignità preannunciata a gran voce dal governo Musumeci slitta ancora, il voto salterà e con esso anche le speranze di tanti dipendenti rimasti nel limbo, in compagnia di una serie infinita di problemi e di richieste che provengono dalle scuole, dalle strade, dai disabili.
Sul futuro delle ex province il governo regionale è stato battuto da un inedito asse formatosi con l’obiettivo di resuscitare gli organi di secondo livello e far tornare alle urne i siciliani per eleggere le province.
L’asse inedito che ha colto di sorpresa Musumeci è quello formato da Pd, grillini, Lega, Mpa e Forza Italia che puntano sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha demolito la riforma Crocetta, sull’abolizione delle province.
Questo non solo lascia nel limbo le ex province ma, di fatto, ha mostrato palesemente che Musumeci non può più contare sulla maggioranza con la quale si è presentato ai siciliani.
Il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, rincara la dose e invita il presidente a dimettersi. Ad auspicare le elezioni dirette sono i due deputati della Lega, il Capogruppo all’Ars Antonio Catalfamo e il segretario provinciale Vincenzo Figuccia, ma anche la deputata leghista Marianna Caronia che insieme all’elezione diretta e alla riduzione del numero dei consiglieri, chiede anche l’introduzione della doppia preferenza di genere.
Anche la posizione di Diventerà Bellissima è chiara: ridare la parola ai cittadini. Tuttavia, in attesa delle riforme è necessario, evidenzia, che si chiudano al più presto le gestioni commissariali. Per questo si dice contraria al rinvio delle elezioni.