Corsa al “tamponamento a catena”: i rischi, i contagi, i danni economici, in attesa del vaccino obbligatorio
Una volta quando si diceva che c’era un tamponamento a catena ci si riferiva ad un incidente che vedeva coinvolte diverse macchine una dietro l’altra. Adesso questa espressione potrebbe essere utilizzata per indicare le file chilometriche di persone in attesa davanti alle farmacie per fare un tampone. Proprio qualche giorno fa ascoltando un dibattito in un noto programma di una rete nazionale, si commentavano queste immagini con un paradosso, più ci saranno queste file più aumenteranno i contagi, essendo gli assembramenti stessi luoghi pericolosi per la diffusione del virus.
Se ci pensiamo bene e analizziamo chi sono i soggetti che stanno i fila a fare i tamponi capiamo che poi questa argomentazione non è così assurda come sembra.
Come testimoniano gli stessi operatori sanitari che lavorano in questi punti allestiti dalle farmacie per effettuare i tamponi la maggior parte dei soggetti sono venuti a contatto con dei positivi, altri presentano sintomi influenzali, altri ancora non sono vaccinati e quindi hanno l’obbligo del tampone, e poi c’è una piccola parte che lo fa per ulteriore rassicurazione in previsione di incontri con amici e parenti.
Questi dati non sono così frutto dell’immaginazione ma chi ha fatto il tampone sa che viene chiesta la compilazione di un questionario e fra le domande c’è indicata proprio quella che ti invita a spiegare la motivazione che ti ha portato a fare il tampone. Questa situazione è già un primo indicatore di come si stia gestendo male la situazione pandemica.
Innanzitutto, non è possibile dover fare queste file interminabili per i tamponi quando potremmo avere delle risorse importanti da utilizzare: i medici di famiglia. I quali invece di essere impauriti e chiudere gli studi dovrebbero venire incontro alle esigenze dei loro pazienti soprattutto di quelli più anziani con patologie che non possono rischiare di prendere il Covid o anche una brutta influenza per stare ore ed ore al freddo in fila in attesa di essere tamponati.
In questi casi i medici dovrebbero alzarsi dalle loro comode poltroncine e andare a casa dei pazienti, in fondo come si faceva una volta senza troppe storie.
Vogliamo un attimo ricordare che il medico di base di norma, percepisce circa 70 euro lordi per ogni utente se ha meno di 500 pazienti e 35 euro se ha un numero di assistiti superiore. Il massimale è di 1500 assistiti, numero che può portare quindi ad uno stipendio superiore ai 7500 euro mensili lordi, esclusi eventuali bonus.
Mi pare che lo sforzo è anche ben pagato, certamente di più degli straordinari a cui sono sottoposti i lavoratori delle farmacie perché lo ricordiamo ad arricchirsi alla fine sono sempre i titolari mai quelli che fanno il lavoro sporco. E a proposito di arricchirsi un’altra tematica scottante è quella del costo dei tamponi. Una famiglia di quattro persone è costretta a pagare 60€ se vuole fare un tampone rapido, molti di più per il molecolare.
Capite da soli che non è affatto corretto speculare sulla salute delle persone ma se giustamente non controlla nessuno perché non farlo? Certo non possiamo contare sulla coscienza delle persone, abbiamo visto che puntando su questo ci siamo ritrovati in questa spaventosa situazione in cui tutti rischiamo di essere contagiati. Certo a questo punto un po’ di rabbia viene, soprattutto per chi ha seguito alla lettera le regole e oggi si trova a pagare le stesse conseguenze di chi le regole le ha non solo ignorate ma anche infrante.
In questo Paese era necessario imporre l’obbligo vaccinale, ma non solo per i No Vax, perché oggi si sta verificando un altro serio problema, chi ha fatto la seconda dose, è convinto di essere a posto con la vaccinazione, senza comprendere che purtroppo, dispiace dirlo, senza la terza dose il rischio è pari o comunque leggermente inferiore a quello di chi ne ha fatta solo una.
Quindi è necessario incentivare la popolazione ad effettuare il ciclo completo di dosi con le quali fra l’altro, è questa è un’altra storia che meriterebbe ulteriori approfondimenti, non si è del tutto immuni ma per lo meno non si dovrebbe finire all’ospedale e questo è già qualcosa.
Ma parliamo di un altro aspetto dannoso dovuto a questa nuova ondata, l’aspetto economico. Molte aziende sono davvero al collasso, non sono in grado di sopportare le nuove restrizioni, che sono giuste, ma che non sono state varate nel momento opportuno.
Ed è un po’ il cane che si morde la coda, perché lasciare tutti liberi per le feste ha fatto si che forse qualche attività abbia potuto lavorare ma ha provocato una tale diffusione del virus che alcune attività hanno dovuto chiudere lo stesso perché al loro interno c’era un positivo. E così è stato buttato tantissimo cibo.
Pensate che nel nostro territorio, ed è solo un esempio, è stato costretto a chiudere un ristorante che aveva prenotazioni per il cenone di circa 300 persone, che aveva già fatto la spesa ovviamente e che potrà fare due scelte o buttare tutto o congelare tutto e questo creerà un ulteriore problema alla sua riapertura perché potrebbe non garantire la qualità del cibo.
E poi ci sono tutte le attività legate al turismo che soffrono, perché per loro non c’è stato nemmeno il tempo di dire è finita che è già ricominciata ed è davvero difficile poter resistere per il terzo anno consecutivo senza lavoro.
Gli aiuti del Governo, se mai arriveranno, visto che comunque si è deciso di non chiudere e di lasciare, almeno in apparenza, lavorare tutti, non potranno mai compensare le perdite, ma, ci chiediamo, è giusto che siano i cittadini a pagare per le scelte scellerate dei loro governanti che, ormai lo possiamo anche affermare con certezza, non sono all’altezza di contrastare questa situazione? E’ chiaro agli occhi di tutti che non si vuole decidere, perché qualsiasi direzione si sceglie di seguire si scontenta sempre qualcuno.
E allora certamente alle prossime elezioni speriamo per loro che vadano a votare in massa farmacisti, proprietari di supermercati, titolari di aziende farmaceutiche, ma non si scandalizzino se tutti gli altri decideranno di starsene a casa stanchi di votare senza che il loro voto abbia un peso, senza che chi di dovere si prenda cura di loro, senza essere considerati un numero piuttosto che individui con le loro esigenze, le loro paure, le loro necessità.
Lo so, queste sono solo parole ma qualcuno deve pur dirle perché se ci stanchiamo anche di protestare è davvero finita. E’ necessario che sappiano che c’è chi ha ancora una coscienza critica e cercherà nel proprio piccolo di cambiare le cose o almeno ci proverà. Lo dobbiamo a chi non ha voce, a chi non c’è più, a chi ha perso tutto, a chi ha lavorato per il bene degli altri ma non è stato tutelato abbastanza.
Pensiamo ad esempio ai medici e a tutto il personale sanitario costretto a fare turni assurdi per coprire i colleghi positivi e c’è chi racconta che è stato invitato ad andare a lavoro anche se positivo per non creare problemi e se vuole restare a casa può prendersi i giorni di malattia ma deve mettersi in ferie.
E questo è davvero tutto quello che avevamo da dire sulla pandemia che fa più male perché è gestita da persone senza scrupoli più pericolose e nocive di un virus, perché non ci sarà mai un vaccino che potrà debellare la cattiveria, l’ignoranza e la cupidigia delle persone.
Indignato
Cara autrice dell’articolo,
Giustamente, analizza la situazione con coscienza, arrivando alla stessa conclusione di CHI, con buon senso, la vede così come effettivamente si mostra, ma analogamente alla moltitudine di queste persone di buon senso, purtroppo non ha voce in capitolo, facendo parte di quella categoria di poveri cristi muti e rassegnati. A dire il vero però, la sua voce la si sente tra le righe di questo articolo, purtroppo mancano le giuste orecchie che ascoltano, pertanto, insista e faccia il c.d. “casino” che prima o poi qualcuno dovrà ascoltarla.
In ogni caso BRAVA E GRAZIE