Sanità, conclusa la stagione dei tagli. Ora il piano della Regione per creare 12 case di continuità in provincia di Ragusa

I comuni della provincia di Ragusa torneranno ad avere un punto di riferimento sanitario nel proprio territorio. Lo ha stabilito l’Assessore Razza nel suo piano di rivoluzione della sanità pubblica. 

Queste strutture si chiameranno  “case di comunità” e saranno strutture un po’ più grandi di una guardia medica e fornite di reparti di base: la Regione prevede di dotarle di 10 o 15 ambulatori, un punto prelievo, spazi per l’attività diagnostica (radiologia, elettrocardiografia, spirometria, ultrasuoni), sale d’accoglienza e d’aspetto. Il tutto in strutture da 800 metri quadrati in cui opereranno da 30 a 35 medici di medicina generale (anche di notte e nei festivi), almeno 8 infermieri e altrettanti tecnici e amministrativi.

Oltre a queste strutture ci saranno anche gli “ospedali di continuità”, più grandi e dotati di reparti.

Ognuno di questi nuovi mini-ospedali costerà un massimo di 2,6 milioni e dovrà prevedere 20 posti letto in camere da 2 pazienti con un bagno.

Sostanzialmente saranno qualcosa in più di un pronto soccorso che svolgerà la sua attività in bacini da 50 mila abitanti: dunque in gruppi di piccoli paesi o cittadine di media grandezza. Vi si potranno effettuare primi interventi (definiti non complessi o a bassa intensità) e ricoveri. Ci sarà anche uno spazio per la riabilitazione. Vi lavoreranno almeno 9 infermieri, un tecnico e un amministrativo, 6 operatori socio sanitari, 1 medico per sette giorni su sette.

In particolare in provincia di Ragusa sono state individuate 12 tra Case di continuità e ospedali di continuità, si tratta della guardia medica di Acate, dei poliambulatori di Chiaramonte, Giarratana, Ispica, Monterosso e Santa Croce, dell’ex Scuola Giovanni XXXIII di Modica, degli Ospedali Regina Margherita di Comiso, Busacca di Scicli e Maria Paterno’ Arezzo di Ragusa. E sempre a Ragusa è stato individuato l’ex Ospedale Civile.

A Vittoria il distretto Sanitario SAUB. E’ un piano che, nei fatti rivoluziona la logica che ha guidato la localizzazione degli ospedali negli ultimi venti anni, quelli dei tagli e dell’accentramento dei poli nelle grandi città abbandonando le piccole strutture dei paesi. Ora si torna a queste piccole strutture.

Il piano va definitivamente spedito a Roma entro il 28 febbraio. Certamente una grossa rivoluzione per la sanità della nostra provincia e di tutta la Sicilia.

Ma prima di cantare vittoria noi siamo abituati ad aspettare che le cose vengano realizzate e che non siano solo proclami da campagna elettorale in caso contrario saremo liete di assistere a questa rivoluzione e a seguire i cambiamenti che ad essa seguiranno. 

ruggero razza

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