Ragusa, un bravissimo Giuseppe Arezzi nell’interpretazione di “Tommy”, lo spettacolo nuovo della Compagnia G.o.D.o.T. 

Una prova d’attore, da grande attore, per il bravissimo Giuseppe Arezzi, della Compagnia G. di Ragusa, protagonista nei giorni scorsi dello spettacolo “Tommy”, il monologo di Giuseppe Manfridi. 

Uno spettacolo che ha saputo coinvolgere gli spettatori in sala, grazie ad una regia dettagliatamente studiata da Vittorio Bonaccorso, e a una interpretazione da brividi. 

Giuseppe Arezzi fa parte della compagnia teatrale da quando era bambino, calcando il palco, durante la sua costante crescita artistica, con una padronanza e una presenza scenica che lo ha portato a cimentarsi in prove sempre più coinvolgenti e impegnative.

Giuseppe Arezzi

 “Tommy” è un giovane come potrebbero essere tanti, ha molti dubbi e poche certezze, combatte nell’eterna lotta tra luce e oscurità, somatizza le sue paure e uno starnuto nervoso gli ricorda perennemente i suoi limiti.

Un monologo che cattura e trasporta. Sono state spese parole splendide per questo spettacolo unico e intenso, i lunghi applausi e le critiche positive hanno riempito i cuori dei direttori artistici Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna. 

Giuseppe Arezzi insieme ai direttori artistici

Questa la mia età quando tra una notte e un giorno “nacque” Tommy, e di quella mia prima stesura non ho mai cambiato nemmeno una parola. Un monologo che solitamente è qualcosa di implosivo e che qui diventa esplosivo.

” Il critico Roberto Farruggio parla di “uno sfavillante Giuseppe Arezzi diretto dallo scrupoloso, attento e quasi silente Vittorio Bonaccorso. Tommy si pone le domande e si dà delle risposte, magari le cambia e/o le adegua in base a ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.

 E tutto questo è ben visibile nella caoticamente ordinata danza che Tommy, interpretato da Giuseppe Arezzi, disegna sul palcoscenico della Maison Godot con le sue mille maschere e pose diverse, con i suoi cambi di ritmo, la sua incalzante autodiagnosi che si sublima nel momento finale degli altrettanto incalzanti starnuti che anche dentro la sua stanza riducono ineluttabilmente l’intervallo in cui si presentano. ”

Tutto però reso vivido dalla regia di Bonaccorso che interviene nei circa 60 minuti in cui si svolge la scena quasi chiedendo scusa, in punta di piedi, lasciando al pubblico immaginare se Tommy dialoga con un altro o con se stesso, la sua adolescenza e la sua rabbia, e anche in questi frangenti la musica orienta lo spettatore con un incedere che pare monotono ma in realtà accompagna l’incalzante ed improvviso buio che si sublimerà nell’ultima scena”.

Manfridi preferisce risolvere tutto con un dialogo forte, serrato, a volte disperato, forse interiore, forse terapeutico. Tommy esplicita tutto, ne ha bisogno, e noi siamo con lui, lo comprendiamo, perchè sappiamo, seppure impotenti. Tommy risponde, cerca di rispondere, ci prova. Per 50 minuti.

Noi, gli spettatori, come quei 75 minuti passati con Cleo per le strade di Parigi. Proprio tu, madre, proprio tu, padre, dice Tommy, voi che siete la ragione del mio essere qui, mi ingabbiate invece di alleviare la mia condizione di naufrago in una spiaggia sulla quale non ho mai chiesto di approdare.

 L’applauso finale ad uno straordinario Giuseppe Arezzi è la testimonianza che fuori da quelle mura per noi Tommy c’è sempre stato. ” Un grazie a Vittorio Bonaccorso, costruttore e demolitore di mille metafore sceniche”.

Prossimi appuntamenti  già in programma con il “Carnevale alla Maison GoDoT” con due divertentissime favole: il 26 febbraio “Note da favola” (doppia replica alle 17,30 e 20) e il 27 febbraio “Il sentiero fantastico (doppia replica alle 17 e alle 19).

Godot, Tommy, Vittorio Bonaccorso

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