Inaugurata a Ragusa la “Biblioteca delle Donne” intitolata a Anna Maria Ciccone, scienziata e matematica
Anna Maria Ciccone: chi era costei? Una donna di scienza, di origini netine, sconosciuta ai più fino a quando pochi anni addietro la scrittrice siracusana, nonché magistrata al Tribunale di Catania, Simona Lo Iacono, non ne scoprisse l’interessante biografia e decidesse pertanto di farla diventare la protagonista forte e determinata di un suo appassionato e appassionante romanzo “La Tigre di Noto”, appunto.
Scopertane le gesta, in maniera del tutto casuale in ambito lavorativo, decide di approfondirne la ricerca sul versante biografico e professionale e di trasporle su un piano romanzato, senza tuttavia stravolgerle con i dovuti innesti di fantasia.
Studiava sui libri di famiglia, di nascosto e di notte, Anna Maria, le pagine illuminate solo dal chiaror della luna, e scopriva , con strumenti ancora rudimentali, le leggi della spettrografia mentre i suoi genitori erano intenti a prepararle il tradizionale corredo da futura sposa.
Ma a lei premeva coltivare i suoi interessi in campo scientifico, senza tuttavia escludere quello letterario, e agli inizi del ‘900, cosa rarissima per una donna , decide contro la volontà della famiglia di andare a studiare Matematica e Fisica alla Sapienza di Roma prima e dopo, alla sua chiusura avvenuta in seguito allo scoppio della guerra, alla Normale di Pisa. Unico studente donna.
Prima di iscriversi a detta facoltà dovette passare per l’Istituto Tecnico Commerciale di Modica , considerato allora una piccola accademia scientifica, in quanto il diploma magistrale conseguito a Noto non gliene permetteva l’accesso.
Arrivata a Pisa, ne divenne col tempo una docente fissa di Fisica, ebbe l’opportunità di un’esperienza di collaborazione a Damstadt in Germania con un futuro Premio Nobel per la chimica, il professor Gerhard Herzberg e si ritrovò infine, a difendere, usando come baluardo il suo stesso corpo, la biblioteca della prestigiosa università toscana dalla furia incendiaria dei nazisti.
Il romanzo di Simona Lo Iacono oltre a sortire un effetto letterario sorprendente, ha indubbiamente determinato l’accensione di un forte interesse per questa figura di donna in rottura con i suoi tempi che terminò tuttavia la sua vita in maniera molto appartata nella cittadina di origine.
In essa, presente già un’epigrafe nella casa natia, le è stata intestata di recente un’ala dell’Università comprensiva di un cortile interno e a Ragusa le è sta intitolata proprio in questi giorni, contestualmente all’inaugurazione, la Biblioteca delle donne allocata al piano terra della Biblioteca Civica Giovanni Verga.
Alcuni estratti del romanzo sono stati pertanto opportunamente letti dall’attrice Gianna Dimartino.
La lodevole iniziativa è stata concretizzata dall’amministrazione comunale, dall’assessora alla cultura Clorinda Arezzo in primis, su proposta della Casa delle donne di Ragusa presieduta da Lisa Iudice e patrocinata anche dal festival letterario Naxoslegge, ideato e diretto da Fulvia Toscano, designata insieme a Marinella Fiume, già socia onoraria della Casa, madrina dell’evento.
La Biblioteca che parte con una consistente offerta di base, ovviamente in tema, è aperta a donazioni e a collaborazioni di vario genere.
Diventa certamente lecita a questo punto la domanda se , in una fase di quasi raggiunta equiparazione in cui, tanto per fare un esempio tra i più noti, arrivano come finaliste al Premio Strega anche tante opere scritte da donne, sia il caso di insistere ancora su libri scritti da donne e/o a tematica strettamente femminile. Ebbene SÌ!
Ciò serve non per evidenziare se esista o meno una scrittura e quindi una produzione letteraria femminile che si differenzia da quella maschile, quanto piuttosto per riflettere su come nel corso della storia la voce delle donne sia stata messa a tacere se non addirittura azzerata anche quando essa vibrava prepotentemente nell’aria e interrogarsi su come riuscire a colmare quella lacuna evidenziata dallo storico de Il Secolo Breve, Eric Hobsbawm, laddove sostiene che la rivoluzione delle donne è l’unica rivoluzione del ‘900 riuscita anche se non compiuta.
A prevalere quindi nella produzione libraria al femminile che aiuta a crescere e a riscattarsi, uscendo dall’ombra proiettataci da una cultura patriarcale e maschilista, è senza dubbio di grande ausilio la saggistica, sia essa a carattere filosofico, religioso, statistico o sociologico, quella continua ricerca che scava, indaga, sviscera e denuncia.
La Biblioteca non può quindi che diventare la Casa per antonomasia delle donne che vogliono acquisire una maggiore consapevolezza della incisività del loro ruolo nel concretizzarsi del vivere civile.
Una Casa in cui sarà promossa una serie di eventi culturali mirati il primo dei quali è stato presentato proprio nel pomeriggio inaugurale: il racconto dell’incredibile storia di una donna palazzolese punita per un amore simil-incestuoso in maniera assai singolare: fare il giro del paese a seno scoperto in sella ad un cavallo bianco. Esposta quindi al pubblico ludibrio. Non è fantasia ma realtà di altri tempi evinta da documenti d’epoca accuratamente ricercati e approfonditi da Luigi Lombardo per i tipi della casa editrice Le Fate. Titolo? PROCESSO A CASSANDRA.Le sue dinamiche sono state esaminate insieme (e con chi altrimenti?) all’avvocata Angela Allegria, socia della Casa.
Leggere per credere… e indignarsi perché necessario.
Concludiamo augurando a questa neonata Biblioteca il medesimo successo riscosso, nonostante le perplessità dei più (ma i tempi erano assai diversi !) dalla Biblioteca delle donne di Modica promossa dalla locale Consulta Femminile nel lontano 1988.
Approntata inizialmente in un locale messo a disposizione dall’ente pubblico e gestita dalle consultrici stesse, fu sistemata solo dopo due anni in maniera definitiva in seno alla Biblioteca Civica Salvatore Quasimodo e gestita quindi dal personale addetto alla medesima.
Anna Caschetto
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