Giornata dell’infermiere, le parole di Claudio “Non siamo eroi facciamo solo il nostro lavoro!”

Nella giornata dedicata agli infermieri, abbiamo deciso di raccontarvi la storia di un infermiere modicano, Claudio Sortino, che lavora da 20 anni all’Ospedale Maggiore di Modica dove è stato il coordinatore degli infermieri del reparto Covid, e certamente dei 30 anni dedicati a questa professione, ci confessa che questi ultimi sono stati i più duri.


Ma cominciamo dall’inizio da quando ha deciso di fare l’infermiere.

Sembrerà una storia assurda ma quello che vi sto per raccontare è vero. Avevo 9 anni quando decisi di fare l’infermiereSono stata ricoverato perché ho subito un’operazione e guardavo quegli infermieri con ammirazione, come se fossero dei supereroi e mi sono innamorato di questo mestiere e ho deciso che da grande avrei fatto proprio questo. E chi l’avrebbe mai detto che quando sono arrivato a Modica nel 2002 ho ritrovato qualcuno di loro e sono stati i miei tutori

Allora hanno ragione quelli che oggi vi definiscono eroi! Come lo sono stati quegli infermieri per te…

Adesso è diverso. Adesso so che non erano degli eroi ma solo degli essere umani che facevano questo lavoro con amore e dedizione. Quello che provo a fare io ogni giorno. Durante la pandemia, sopratutto durante la prima ondata molti ci hanno definito così, la comunità ci ha sostenuto in tanti modi, a volte ci portavano le pizze, ci mandavano fiori, addirittura applaudivano al nostro passaggio, ma è durato poco, oggi si sono già dimenticati di noi, di quello che abbiamo fatto. Ma va bene così, noi lo abbiamo fatto perché era nostro dovere, lo abbiamo fatto con tanta forza perché è stata davvero dura. Non c’erano turni, orari, soprattutto per meche avevo la responsabilità del gruppo e approfitto di questa occasione per ringraziare la Direzione Sanitaria per il sostegno e tutti gli infermieri del reparto, sono stati davvero eccezionali e quando si dice che l’unione fa la forza è assolutamente vero. Solo noi sappiamo quello che abbiamo passato, quello che abbiamo provato. Forse molti all’esterno sono riusciti a dimenticare ma noi no, e ci portiamo ancora gli strascichi di questa esperienza. Io ad esempio ogni notte alle due mi sveglio e non riesco più ad addormentarmi. Davanti agli occhi troppe scene davvero difficili da cacciare via. Sopratutto all’inizio non sapevamo chi era il nostro nemico ma vedevamo la gente stare male, e poi quando sono morti alcuni colleghi in altri ospedali abbiamo avuto paura davvero di poter morire anche noi. Però dovevamo avere la forza per i pazienti che erano soli e noi eravamo l’unico contatto con il mondo esterno. Facevamo per loro le videochiamate ma soprattutto cercavamo di esserci quando capivamo che erano gli ultimi momenti, morire da soli è la cosa peggiore e cercavamo di compensare con la nostra presenza e con le preghiere. “

Dopo queste parole cosa provi quando senti che qualcuno parla male della categoria, si lamenta che spesso siete scorbutici o poco disponibili, cosa ti senti di dire?

Solo che siamo essere umani e che purtroppo anche noi abbiamo le nostre giornate no, anche se non dovrebbe accadere, purtroppo accade che ci portiamo in ospedale i problemi che abbiamo a casa. Non è una giustificazione ma solo una constatazione di come vanno le cose. Di come sia difficile spesso sorridere anche quando non te la senti.”

Ma oltre ai momenti difficili per fortuna ci sono anche quelli belli, quale episodio ricordi con piacere?

Prima di arrivare a Modica sono stato a Pescara. Ricordo che al Pronto Soccorso arrivo’ un uomo con un infarto ma riusciamo a salvarlo. Dopo un anno mi io ero già trasferito e ho ricevuto la chiamata di questo signore che era stato in Pronto Soccorso per ringraziare coloro che lo avevano salvato. Sentire quella voce mi ha dato una carica pazzesca per continuare e ho capito che è vero che vediamo tante persone soffrire e che alcune muoiono ma tante altre le riusciamo a salvare ed è per loro che vale la pena fare questo lavoro.” 

Vogliamo concludere facendo nostro l’appello del Prof. Gino Salina, che si firma insegnante in pensione, che già l’anno scorso aveva proposto al Presidente della Repubblica di nominare il personale medico e paramedico impegnato in prima linea nella battaglia contro il COVID-19 “Cavaliere per meriti di lavoro” crediamo che questi uomini e queste donne si meritino questo riconoscimento!

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