Donnafugata Resort: polemiche infinite di una storia di soldi, nobiltà e speculazioni. E la politica resta a guardare…

Le precisazioni dell’ex amministratore delegato del Donnafugata Resort Alberto Ricca. Andrea La Rosa: “Ennesimo fallimento a discapito dell’economia”

Se volete leggere questa storia mettetevi comodi perché è lunga, complessa e difficile da capire. Abbiamo provato a riassumerla e certamente per questo mancano dei passaggi ma il succo è questo. Buona lettura!

La vicenda risale al 2018 quando all’improvviso il Donnafugata Resort, cinque stelle meta degli amanti del golf, fallisce.

Oggi questa vicenda torna alla ribalta grazie all’articolo di un collega della Sicilia Mario Barresi che ci racconta una storia che sembra di altri tempi, in cui si parla di feudi, fondi, marchesi e soprattutto di denaro, tanto denaro e si sa che quando c’è di mezzo quello le cose non sono mai così semplici ne chiare.

Il collega la racconta dal punto di vista di Orazio Arezzo, pronipote del marchese suo omonimo ,che ha deciso di far valere le sue ragioni.

Cosa ha a che fare questo nobile in tutta questa storia è presto detto: Orazio Arezzo, assieme alla sorella Maria Felice, è il proprietario. Di cosa? Dei circa 250 ettari di terreno incontaminato, un borgo agricolo con una torre cinquecentesca e un giardino storico d’inestimabile valore.

Gli Arezzo affittano e in parte (circa 5 ettari) vendono alla “Donnafugata Resort Srl”. Siamo nel 2003 e in contrada Piombo si sogna a occhi aperti. In campo c’è la Nh Hotels, famosa catena alberghiera spagnola, che incassa 19,4 milioni di fondi pubblici di Invitalia per investire nell’albergo a cinque stelle: 170 camere e 40 suite, centro benessere, due piscine, sei campi da tennis, un impianto ippico, un centro convegni e banchetti per mille posti.

Ma certamente in tutto questo il valore aggiunto è il golf con due campi a 18 buche, un executive a 9 buche e uno di pratica. Dove sta il problema?

Che ad un certo punto inaspettatamente e senza un apparente motivo il castello crolla e il sogno svanisce, il resort fallisce, i proprietari ovvero gli spagnoli fuggono, lasciano debiti enormi e 200 famiglie che vi lavoravano in mezzo ad una strada.

Da questo momento in poi le cose si complicano così tanto che non stiamo qui a parlarne, diciamo solo che ad un certo punto entra in gioco Arezzo.

Nel 2020, infatti, dopo una serie di aste andate a vuoto e altri contorti meccanismi finanziari il Donnafugata Resort viene ricomprato a poco meno di 20 milioni di euro. Ma in realtà al complesso manca una parte fondamentale ovvero i campi da golf, in pratica i 240 ettari degli Arezzo che, nonostante le forti pressioni per svendere, così dice lui, più che vendere la proprietà non molla e al collega spiega anche il perché. “In teoria qui è tutto con le carte in regola. Dichiara Arezzo Ma è tutto falso. E falsificato in modo maldestro. Nella mia proprietà è stato compiuto uno scempio. È tutto inutilizzabile e invendibile, perché realizzato in maniera illegittima rispetto alle autorizzazioni ricevute dalla Regione.”

Queste non sono solo parole ma ci sono le carte che lo testimoniano con tanto di denunce e un esposto indirizzato agli assessorati al Territorio e ambiente e ai Beni culturali, oltre che al Comune e alla Sovrintendenza di Ragusa.  

E a quanto pare carta canta e Arezzo pare abbia tutte le prove di quello che denuncia ovvero in sintesi abusi edilizi e ambientali in realtà chi più ne ha più ne metta. Un elenco lungo, lunghissimo che si può riassumere dicendo che la colpa è un po’ di tutti: dalla “Donnafugata Resort Srl” che costruì in modo piuttosto allegro, a chi doveva controllare e non l’ha fatto. Insomma, ad oggi il Donnafugata Resort è fermo. Chiuso. E Arezzo non può nè vendere né affittare, non essendoci regolarità edilizia. Da qui la sua disperazione.

Ma le parole del marchese Arezzo non sono piaciute all’ex amministratore delegato del Donnafugata Resort Alberto Ricca che parla di “lacrime di coccodrillo del Povero Marchese milionario” Ricca dichiara che “Dal 2004 al 2018 il Marchese Orazio Arezzo ha incassato dal Donnafugata Resort fra vendita ed affitto dei terreni oltre 5.500.000,00 di euro”.

Inoltre, aggiunge: “E’ stato Socio Fondatore e parte del Consiglio della Società Donnafugata Resort dal giorno della sua costituzione nel 2003 ed ha seguito i lavori e condiviso tutte le scelte dei vari attori coinvolti nel progetto in accordo con Nh Hoteles.

Ma Alberto Ricca non si ferma qui e aggiunge: “E’ stato il Marchese Orazio Arezzo a chiedere, nel Maggio 2018, il fallimento del Donnafugata Golf Resort ottenendo dal Giudice la concessione, dal maggio 2018 al novembre 2018, di prosecuzione dell’attività per sei mesi tramite l’esercizio provvisorio che ha generato un saldo di cassa positivo per 1.500.000,00 € ed un portafoglio prenotazioni di oltre 2.500.000,00 € per l’anno successivo. Dal Dicembre 2018 al marzo 2020 sono stati fatti diversi tentativi di vendita dell’intero complesso alberghiero da parte della Curatela sempre vanificati dalle complicazioni legate al rapporto di affitto con il Marchese Orazio Arezzo, ritenuto eccessivamente oneroso.

Ricca precisa, inoltre, che “I terreni su cui sorgono i due campi da Golf sono stati restituiti al Marchese in buono stato di manutenzione nel 2° semestre del 2021, da lì in avanti era responsabilità del Marchese Arezzo mantenerli in buono stato di manutenzione e provvedere alla guardiania dei luoghi.

Ricca poi aggiunge che i lavori di miglioria sono stati realizzati e pagati dalla società Donnafugata Resort per oltre 23.000.000,00 €, tra i quali la costruzione di due percorsi di golf, ciascuno di 18 buche, un centro servizi ed alloggi per il personale, ristrutturazione del borgo storico, arredamenti ed impianti. “Nonostante questo, però precisa Ricca, il Marchese Orazio Arezzo sta negoziando nel frattempo la vendita / conferimento ad un gruppo di investitori Svizzeri dei campi da golf e del borgo per una cifra di 30.000.000,00 euro gli stessi campi che sono stati realizzati con i soldi del Donnafugata Resort di cui lui ha chiesto il fallimento e su cui pende l’indennizzo di 11.700.000,00 €da parte del Marchese Orazio Arezzo a favore del fallimento.”

Una storia due versioni totalmente diverse.

Intanto sulla vicenda è intervenuto Andrea La Rosa, presidente provinciale Mpsi e candidato alle prossime elezioni regionali, che dichiara “Al di là degli aspetti di carattere privato, non possiamo fare a meno di rilevare che, per questa struttura, che dava lavoro a duecento famiglie della nostra provincia, sono stati investiti 19,4 milioni di euro di fondi pubblici provenienti da Invitalia. E, adesso, che cosa abbiamo? Il territorio ibleo registra l’ennesimo fallimento a discapito dell’economia e dell’indotto turistico provinciale.”

La Rosa si chiede “A che cosa può servire la politica in questo caso? Di certo può darsi da fare per scandagliare l’accaduto, monitorare, insomma, le difficoltà di una vicenda che non merita il silenzio dei politici e delle istituzioni. E poi i Comuni delle aree interessate, da quello di Ragusa all’ente locale di Vittoria, potrebbero formare un fronte comune per cercare di valutare sino a che punto questa realtà turistica è compromessa, fino a che punto non esiste alcuna speranza per il futuro. Purtroppo, su questa vicenda, da parte della politica, è come se fosse calato un velo. Come se fosse soltanto una vicenda privata. Mentre sappiamo che le ricadute riguardano tutti. E questo non va bene perché si rischia di peggiorare ulteriormente il rendimento della ricettività turistica del nostro territorio che, al momento, dopo due anni di pandemia, tra l’altro, sta cercando gli stimoli giusti per ripartire. Speriamo che qualcosa si muova. E si muova lungo un’adeguata direzione”.

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Commenti (1)

  • Scusate, ma a prescindere dal fatto che entrambi potrebbero avere ragione, mi sembra che ci sia una denunzia di abusi e di mancati controlli da parte degli Enti preposti….su questo chi rispondera’ ? Il territorio deturpato e devastato sara’ sanato per il “bene comune” come al solito?? E chi di competenza la fara’ franca??

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