Danzart Festival, ogni spettacolo una scommessa vinta. 23 giovani danzatori da tutto il mondo nella residenza estiva (Video)
Scommettere e rischiare, quando alla base c’è un progetto di valore, non può che dare un risultato positivo.
Questa edizione del Danzart Festival, che abbiamo seguito in tutte le sue ‘tappe’, ha rivelato infatti l’importanza di ambire ad un passo in più, provare, anno dopo anno, ad aggiungere possibilità da donare al territorio e alla danza, senza confini di alcun tipo.
Domenica sera, lo spettacolo “A midsummer night’S dream” è stato testimonianza di “una scommessa vinta alla grande”, come sottolineato da Cetty Schembari ed Ermanno Sbezzo, direttori artistici del Festival.
Una serata che è stata conclusione della settimana di residenza artistica: un nuovo format pensato per la prima volta nel territorio ibleo, in cui ventitré giovani danzatori, provenienti da tutto il mondo, sono diventati ‘tela’ per un dipinto inedito, a firma dei coreografi Ermanno Sbezzo e Giovanni Insaudo.
L’idea ,ispiratasi al celebre capolavoro di William Shakespeare,è stata poi declinata nelle sfumature coreografiche dei due artisti siciliani.
Un’esperienza intensiva in cui i ragazzi hanno potuto vivere pienamente la produzione di un lavoro fatto su misura per loro e con loro: dai movimenti, all’intenzione interpretativa, finanche alle musiche, create in sala prove dal compositore canadese Davidson Jaconello.
Nulla di già pronto, tutto nato dall’evoluzione del processo artistico che è stato inevitabilmente anche umano.
Dalla commistione di relazioni, capacità e passione, è nata una creazione che ha incantato il pubblico nella suggestiva cornice del Castello di Donnafugata.
Ad accompagnare l’inedita produzione, realtà danzanti siciliane ospiti del festival:
la DT Junior Ballet di Alessandra Scalambrino, in un assolo dalla riconoscibile impronta coreografica, conduce un viaggio alla ricerca del sé, che si spoglia letteralmente da quel controllo limitante, fino ad approdare alla pura autenticità;
l’AsdLesDanseurs di Federica Riccobono, portatrice di un omaggio alle donne afgane, nel burka con cui le tre danzatrici si muovono,risiede il bisogno di far sentire la propria voce…uno scuotimento interiore ed incessante come la loro ricerca di libertà, così essenziale;
la MoNo Dance Company di Monica Montanti disegna infine tre quadri estremamente attuali per la nostra società occidentale, in un dialogo tra i quattro danzatori che sa farsi limpido, crudo, dolce e feroce, raccontando il dolore silente e logorante dei disagi alimentari, le ferite insanabili di un amore malato, il sollievo caldo della sorellanza.
Qualità e sinergia: queste, le due parole chiave che il Danzart ha voluto tenere a mente, senza lasciarsi andare alla paura delle difficoltà del periodo e di un territorio ancora acerbo in termini di attenzione alla danza contemporanea, eppure estremamente fertile… serve seminare, con tenacia e speranza, e a dircelo a gran voce sono quei ragazzi lì, sul palco e in platea.
Marianna Triberio
AsdLesDanseurs, Castello di Donnafugata, Cetty Schembari, Davidson Jaconello, DT Junior Ballet, Ermanno Sbezzo, Giovanni Insaudo, MoNo Dance Company