Contratto da 300 mln di euro per estrazione gas nel mare di Sicilia: Legambiente evidenzia paradosso
La notizia diffusa ieri sull’affidamento a Saipem da parte di Enimed, società del gruppo Eni, della gestione del trasporto e l’installazione di una pipeline del gas che connetterà i quattro pozzi dei campi di Argo e Cassiopea alla costa siciliana, non è passata inosservata agli ambientalisti.
Il valore del contratto E&C offshore aggiudicato alla società di ingegneristica è di circa 300 milioni di euro e la pipeline, del diametro di 14”, avrà una lunghezza di 60 km e opererà ad una profondità massima di 660 metri.
Un investimento che visto con gli occhi di Legambiente è un paradosso bello e buono: Mentre si bloccano i parchi eolici, in nome della transizione ecologica si aumenta la produzione di idrocarburi.
Già all’inizio di quest’anno nel mare a sud dell’isola, il decreto legge Energia ha scommesso sui giacimenti già attivi nel Canale di Sicilia per far aumentare la dotazione di gas nazionale e calmierare così le bollette per le imprese energivore, mentre dal canto suo, l’Assemblea regionale siciliana aveva dato parere contrario alla realizzazione del più grande parco eolico galleggiante d’Europa, proposto da Toto Holding.
Il progetto Med Wind dotato di 190 turbine poste all’apice di torri di 150 metri, generebbero una potenza complessiva di 2 Gigawatt e produrrebbero ogni anno 9 Terawattora di energia elettrica, tanto quanto basterebbe per soddisfare il fabbisogno di quasi tre milioni e mezzo di famiglie.
A quanto pare però le trivelle vanno bene e le pale eoliche no.
“Le società del gruppo Eni dovrebbero cambiare rotta – dichiara Alessia Gambuzza del Circolo di Legambiente Scicli – Queste di cui si parla sono le infrastrutture che servono per aumentare le estrazioni di gas dal sottosuolo, Eni dovrebbe fare come altre multinazionali che investono nelle rinnovabili piuttosto che nelle energie di origine fossile, e quindi dovrebbe mettere in mare altro tipo di acciaio, per esempio quello delle pale eoliche off shore, piuttosto che quello per estrarre altro gas dal sottosuolo, che comunque si esaurirà in pochissimo tempo”.